sabato 30 novembre 2013

#SKYPERVISTA a DOME e IMACK (Flamable Brothers)


Abbiamo fatto una chiacchierata con DOME e IMACK, i Flamable Brothers organizzatori di Stay Grey, la manifestazione di graffiti writing svoltasi a Trezzo sull'Adda il 17 novembre di quest'anno, parlando delle loro prossime iniziative e delle loro esperienze a riguardo.

Magari in futuro ne uscirà una proficua collaborazione, noi ce lo auguriamo!

venerdì 29 novembre 2013

BE THERE OR BE SQUARE @ Leoncavallo MILANO

 
Italia HipHop Foundation, Double*Drop e Leoncavallo sono orgogliosi di presentare
Be there or Be square
Esserci o non esistere

con la speciale partecipazione del padre dell’HipHop, vera leggenda vivente:
Dj Kool Herc
(Bronx , New York)

 
- dalle 17.00:
conferenza/dibattito

cultura HIP HOP e i suoi primi 40 anni:
interverranno  Dj Kool Herc e relatori italiani

BBoyng: Next One ,Kid Head, Twice, Swifth
Aerosol Art/Writing: Dado, Tawa Dee, Kay One, Sir Two, Pongo, Bred, Styng253
Mcing: Gruff,Galante,Casti,Lugi
Djing: Skizo, Gruff, Mandrayq
Arte del campionamento: Skizo, Enzo, Next One

- dalle 22.00:
HIP HOP 40th Anniversary Jam

Maestri di Cerimonia
Dj Skizo e Yared Delirious Pit Dog
nel posto la storia dell' HIP HOP in Italia

DJ Gruff
Next One
Dj Ice One
Soul Boy
Dj Enzo
Sean
Galante
Lugi
Lou x
Dre love
Callister
Casti
Moddi
Deemo
Inoki
Esa
Maury b
DjWar
Dj Trix
Dj Jad
Danger
Mastino
Mouri
Mirko Miro
LMare
Shark
Kbc
Fat Fat Corefunk
East Milan
Binny Ghetto
C.O.V. Milano
Lama Islam e Brenno
Twice e Natural Force
Passo Sul Tempo
Albert Sick Al
L.D.A.
Hans
Fightin’ Soul Crew
Eddy
Agent
Paolo Paul Rock
Flexible Flave
Lizard
Funkobotz
Dreush Calabria
Wired monkeys
The Fameja
Styleshot
HTK Foment Squad
Swift-Stritti e Groovin’ Brothers
Day
Nio AFK
Dj Mandrayq
Dj Bicchio
Dj Kame
Mind
Overflow
Dj Rash
Dj Mbato
Wag Milano 

& molti altri...

Conferenza pomeridiana sulla cultura HipHop con: the father of HipHop Dj Kool Herc con traduzione e relatori italiani che saranno lieti di rispondere alle vostre domande sui seguenti argomenti:
BBoyng: Next One ,Kid Head, Twice, Swifth
Aerosol Art/Writing: Dado, Tawa Dee, Kay One, Sir Two, Pongo, Bred, Styng253
Mcing: Gruff,Galante,Casti
Djing: Skizo, Gruff, Mandrayq
Arte del campionamento: Skizo, Enzo, Next One

 
Clive Campbell era il primo dei sei figli di Keith e Nettie Campbell a Kingston, Giamaica. Durante la crescita, ha visto e sentito isound system delle feste di quartiere chiamati dancehalls, e i discorsi di accompagnamento dei loro dj, conosciuti come "toasting". Si trasferisce nel Bronx, a New York nel novembre 1967. La creazione della Cross Bronx Expressway di Robert Moses (iniziata nel 1948 e finita nel 1972) ha avuto migliaia di sfollamenti nel Bronx, e ha portato alla "fuga dei bianchi", per i valori delle proprietà abbassati alla nascita dell'autostrada. Molti proprietari ricorsero all'incendio doloso, al fine di recuperare con polizze assicurative. Una nuova violenta cultura di gang giovanile di strada emerse lì intorno al 1968, e si era diffusa con l'illegalità crescente in numerose parti del Bronx nel 1973. Campbell frequentò la Alfred E. Smith Career and Technical Education High School nel Bronx, dove la sua altezza, ossatura, e il comportamento sul campo da basket spinsero gli altri ragazzi a soprannominarlo "Hercules". Cominciò a frequentare una crew di graffiti chiamata Ex-Vandali, prendendo il nome Kool Herc. Herc ricorda di aver convinto suo padre a comprargli una copia di "Sex Machine" di James Brown, un disco che non molte persone hanno, e che, per sentirlo, andavano da lui. lui e sua sorella, Cindy, cominciarono a organizzare delle feste back-to-school nella sala ricreativa del loro palazzo, 1520 Sedgwick Avenue. Il primo soundsystem di Herc consisteva in due giradischi, un doppio amplificatore con due canali per chitarra e altoparlanti PA, su cui suonò dischi come il James Brown's "Give It Up Or Turnit A Loose", The Jimmy Castor Bunch's "It's Just Begun" e Booker T & the MG's' "Melting Pot" . Con i locali del Bronx afflitti dalla minaccia delle gang di strada, i dj dei quartieri alti suonavano per un pubblico da vecchia musica disco con aspirazioni diverse, le feste di Herc avevano grande pubblico.

A queste feste nella sala ricreativa a Sedgwick Avenue, DJ Kool Herc ha sviluppato lo stile che è stato il modello per la musica hip hop. Herc utilizzava nel disco per focalizzare una sola parte - caratterizzata dalla presenza di percussioni isolate - detta "il break". Questa parte del brano era quella più apprezzata dai ballerini, quindi Herc cominciò ad isolarla, risuonarla e più tardi prolungandola. Appena un disco raggiungeva la fine del break, Herc rimandava l'altro disco dall'inizio del break estendendo in tal modo una parte relativamente piccola di un disco in un "cinque minuti di loop di furore". Questa innovazione ha le sue radici in quello che Herc chiama "Merry-Go-Round"("La giostra"), un insieme di break nella festa. Herc introdusse per la prima volta il Merry-Go-Round nel 1972. Le prime Merry-Go-Round che si conosce era caratterizzata dal disco di James Brown "Give It Up o Turnit A Loose" (con il suo ritornello, "Now clap your hands! Stomp your feet!") Kool Herc ha contribuito a sviluppare lo stile di rime dell'hip hop accompagnando la musica registrata con frasi gergali dal microfono:. "! Rock on, baby" "B-boys, b-girls, siete pronti? Keep Rock Steady" Tutti questi contributi fanno di Herc il "padre fondatore dell'hip hop," un "nascente eroe culturale," e parte integrante dell'inizio dell' Hip Hop.

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ingresso a sottoscrizione 10 euro

venerdi 6 dicembre 2013

Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito
via Watteau, 7
Milano
www.leoncavallo.org
facebook.com/leoncavallospa

giovedì 28 novembre 2013

Orient Express Il Viaggio nello sviluppo della pratica artistica / Atelier Fondazione Bevilacqua La Masa / 5 Dicembre - 23 Gennaio


Street Art Attack in questo periodo sta aprendo i propri confini relativi al Writing e alla Street Art, per riflettere insieme ad un progetto curatoriale di conferenze, incentrate sul tema del viaggio nello sviluppo della pratica artistica, che si terranno agli atelier della Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia dal 5 Dicembre al 23 Gennaio.
Scritto da Giada Pellicari e co-curato con Elisa Fantin, vedrà come protagonisti dei talk: Silvio Lorusso e Claudia Rossini; Mario Ciaramitaro e Ryts Monet; Marco Tagliafierro e Angela Vettese; Driant Zeneli; Elena Mazzi.
Street Art Attack ha instaurato così una media partnership che consisterà nel riportare quello che avviene durante gli incontri e intervisterà alcuni dei protagonisti.
Il viaggio da sempre è fondamentale per la pratica artistica di graffiti, poichè come sappiamo tutti essi si basano su una relazione prevalentemente locale e a stretto contatto con il territorio, ma allo stesso tempo sono parte di una rete nazionale e internazionale con altre crew e writers.
Questa serie di conferenze saranno un metodo di analisi per studiare attraverso altre pratiche di arte contemporanea anche quelle discipline di cui ci occupiamo noi.

Qui di seguito il comunicato stampa

Orient Express: Il Viaggio nello Sviluppo della Pratica Artistica
A cura di Giada Pellicari ed Elisa Fantin (CAKE AWAY)
5 dicembre 2013 – 23 gennaio 2014

Atelier Bevilacqua La Masa
Complesso SS. Cosma e Damiano, Giudecca, Venezia
Ore 18.30
Info: www.cakeawayvenezia.tumblr.com

Il progetto Orient Express: Il Viaggio nello Sviluppo della pratica artistica vuole proporre dei momenti di discussione sul tema del viaggio che viene analizzato come un elemento fondamentale nello sviluppo della pratica artistica contemporanea.
Scritto da Giada Pellicari e co-curato con Elisa Fantin, entrambe del collettivo CAKE AWAY, in residenza per il 2013 presso gli Atelier Bevilacqua La Masa, nasce dall’idea di voler aprire nuove linee teoriche e apportare visibilità ad un argomento che risulta essere ben presente nel sistema dell’arte contemporanea, ma che ancora tutt’oggi viene poco affrontato dalla ricerca accademica e dalla curatela artistica.  
La tematica del viaggio viene analizzata attraverso una serie di incontri nel complesso dei SS Cosma e Damiano in Giudecca, dove vengono invitati artisti ed esponenti del mondo dell’arte a presentare le loro esperienze all’interno di una discussione organizzata in forma di tavola rotonda.
Gli ospiti saranno: Silvio Lorusso e Claudia Rossini; Mario Ciaramitaro e Ryts Monet; Marco Tagliafierro e Angela Vettese; Driant Zeneli; Elena Mazzi.
Nell’epoca contemporanea, dove i mezzi tecnici hanno permesso un più agevole flusso di informazioni e conoscenza, il viaggio ha raggiunto delle connotazioni diverse, ovvero il più delle volte è nato con la finalità della produzione di un lavoro specifico molto spesso pensato in un determinato luogo.
Sono stati così individuati alcuni sottoinsiemi e canali di orientamento all’interno del tema, che vengono considerati come dei filoni ormai storicizzati e ampiamente presenti nella produzione artistica contemporanea quali, ad esempio: le piattaforme web e i digital media come viaggio online e produzione di contenuti, il workshop in oriente come sviluppo della pratica artistica, le geografie dell’arte, la new genre public art e il viaggio come racconto.
Il progetto ha come obiettivo principale quello di stimolare momenti di riflessione e di impostare alcuni quesiti da sviluppare con gli ospiti: 
• Che influenza ha il viaggio nella produzione artistica e nel processo critico? 
• Come si vengono a definire tutti questi piccoli luoghi dell’arte, che vanno ad ascriversi come ambienti tali grazie alla presenza dell’artista in quel preciso momento e in quello stesso territorio? 
• In che modo un luogo e la relativa comunità possono influenzare un artista e il suo lavoro? 

La Fondazione Bevilacqua La Masa diviene così allo stesso tempo un punto di incontro e di ricerca per lo sviluppo di questo argomento.

Calendario dei talk:

Giovedì 5 dicembre
Il web come produzione di contenuti – Il viaggio in rete
Incontro con Silvio Lorusso e Claudia Rossini

Giovedì 12 dicembre
La residenza e il workshop nello sviluppo della pratica artistica – Il viaggio in
Oriente
Incontro con Mario Ciaramitaro e Ryts Monet

Martedì 17 dicembre
Updating Geography - I mutamenti della geografia relazionata all'arte
Incontro con Marco Tagliafierro e Angela Vettese

Giovedì 16 gennaio
Il viaggio come racconto
Incontro con Driant Zeneli

Giovedì 23 gennaio
La new genre public art - Il viaggio come sviluppo di lavori con la comunità
Incontro con Elena Mazzi


Partnership: Fondazione Bevilacqua La Masa, CAKE AWAY, Università IUAV di Venezia

Progetto Grafico di Alberto Casagrande

CIDADE CINZA O FILME

mercoledì 27 novembre 2013

#skypervista a @laduck_crew


Una chiacchierata con Pier ed Elena (Laduck Crew) per farci raccontare a caldo le loro impressioni sull'appena trascorso Stay Grey di Trezzo sull'Adda e sugli altri nuovi progetti in cantiere.

martedì 26 novembre 2013

Sveglia con #svastica all'ex caserma Salsa di Treviso


Di ZTL WAKE UP si è detto tanto in questi ultimi tempi, dall'occupazione dell'ex sede Telecom di qualche mese fa alla più recente dell'ex caserma Tommaso Salsa di Treviso. Gli organi di informazione hanno a più riprese affrontato l'argomento in maniera più o meno marcata.
Il nostro ospite di oggi, un giornalista trevigiano informato sui fatti che preferisce rimanere anonimo, può garantirci la veridicità delle sue fonti.
 

Innanzitutto, in che rapporti sei coi ragazzi di ZTL?
Li conosco, ho rapporti frequenti, mi capita spesso di parlare con loro e a tratti anche di condividere alcuni dei loro obiettivi

Come ti rapporti alla loro recente occupazione dell'ex caserma Salsa?
Credo che l'occupazione, si condividano o meno i metodi, abbia avuto il pregio di far conoscere ai trevigiani quella struttura. Io stesso quando sono entrato alla salsa ne sono rimasto sorpreso. da fuori nessuno può immaginare che un patrimonio tale venga abbandonato a se stesso. I ragazzi hanno sempre sottolineato che la salsa deve essere un patrimonio di tutti.

Purtroppo le proprietà demaniali sono state, a seguito della sospensione della leva obbligatoria, abbandonate al loro triste destino, aggravato dall'impotenza delle amministrazioni locali di fronte al disinteresse statale. Qquale grado d'importanza ricopre a tuo avviso la spray art nella riqualificazione di queste aree?
Basta passare davanti alla Salsa in questi giorni, dopo un ventennio di abbandono la street art aveva permesso alla salsa di diventare un quadretto. I graffiti avevano decorato il muro di cinta, un po' a dissacrarlo come accadeva ad un muro ben più famoso fino al suo abbattimento a Berlino, graffiti forse non paragonabili alla Trabant diventata un pezzo di storia ma comunque utili a mettere in luce quel muro: tutto questo fino alla notte scorsa quando quei graffiti, come accaduto a Berlino, al pezzo sulla Trabant è stato preso di mira dai vandali che non hanno altro scopo che imbrattare l'arte. Accade ai graffiti come accade al lavoro intellettuale, come accade in qualsiasi altro ambito. L'arte è tra le prime vittime degli sfaticati che non hanno altro scopo che imbrattare.

Che tu sappia, le forze dell'ordine sono già sulle tracce di questo gruppo di vandali, probabilmente appartenenti ai gruppi di estrema destra giovanile di Treviso?
Si, è verosimile, solitamente questi imbrattamenti sono opera di ragazzi che militano sempre negli stessi gruppi, la DIGOS li conosce tutti. E' possibile che la loro identificazione sia questione di poche ore ma dopo l'identificazione non succederà comunque nulla.

Alcuni artisti locali, uno tra tutti di fama nazionale di cui non farò nomi in questa sede, è stato negli anni scorsi perseguito penalmente per il reato di imbrattamento. Anche recentemente la nota artista Alicé ha avuto screzi con le forze dell'ordine bolognesi per la sua forma espressiva.
Temi che gli stessi agenti possano commettere l'errore di non trattare questo serio atto vandalico, aggravato peraltro dal fatto che la svastica dipinta sul muro dello stabile è un reato sancito dalla nostra costituzione con la legge n.645 del 20 giugno 1952, con la stessa veemenza?
Le forze dell'ordine non possono effettuare una valutazione di tipo artistico perché è la legge a non prevederla.

Non vorrei facessero una valutazione di stampo politico.
No, questo non accade mai: non mi sono mai imbattuto in casi in cui avvengano distinzioni di questo tipo. Le forze dell'ordine tendono a valutare destra e sinistra allo stesso modo etichettando tutto come "frange estreme", per questo falci e martelli dipinti sui muri vengono puniti quanto le svastiche pur tenendo conto di quanto previsto dalla Costituzione e dal reato di apologia di nazismo e fascismo.

http://oggitreviso.it/scuola-salsa-merengue-scritta-con-svastica-apparsa-allex-caserma-salsa-75207

Flamable Bros - Trezzo sull'Adda


Sottopasso autostradale Trezzo sull'Adda Novembre 2013
Organizzato da Flamable Brothers

Riprese e montaggio : Fabio Quellari (In the trouble brothers)
http://www.youtube.com/user/inthetrou...
https://www.facebook.com/pages/In-The...

Musica : "The game day" di Karicabeat Studio - (Rmx di RAIN by Dj One-C)

Scratch Dj One-C
https://soundcloud.com/mike-lugano

Montato presso Karicabeat Studio (MI)
https://www.facebook.com/pages/Karica...

Karicabeat Studio 2013

lunedì 25 novembre 2013

Quando mi fermo a guardare_2: esposizione collettiva di Edoardo Nardin


Negli spazi espositivi dell’Ass. Culturale Warehouse, sabato 30 novembre alle ore 18.30, verrà inaugurata la mostra “Quando mi fermo a guardare_2. Esposizione collettiva di Edoardo Nardin”. Il giovane creativo e artista friulano espone il suo ultimo lavoro con un’istantanea sulla propria ricerca artistica. La mostra rimarrà allestita fino al 6 Gennaio 2014. Ingresso libero.

Ironico, istrionico e poliedrico, Nardin, pur restando se stesso, si prende "guasconamente" gioco di Salvador Dalì con quei baffi a punta: giocoso e giocherellone, con le sue linee nello spazio bianco.
Quella di Nardin è una linea che prende forma e diventa oggetto, pensiero, cose, ricordi in un divenire d’immagini che riempiono lo spazio: come un'ameba il suo segno ricopre tutto senza fermarsi. Il suo è un tratto continuo in procinto di espandersi, una texture che copre, a volte completamente, a volte parzialmente, la superficie; che gioca con le linee nello spazio. Lui è un ispirato dalle linee dello spazio. Nei lavori di Nardin si possono vedere dalle opere di Haring ai graffiti di Blu, dai segni della pittura vascolare ai geoglifi dei Nasca in Perù e molti altri riferimenti alla storia dell’arte, ma alla fine emerge con forza la personalità eclettica dell’autore.
Quando mi fermo a guardare, magari osservo, magari vedo, magari mi perdo, ed il perdermi può causare una 'vertigo' che porta una sensazione piacevole ma caotica.

Edoardo Nardin da Pordenone, nato nell'anno del Signore 1983 d.C., circense a tutto tondo, convivente a Prato in Toscana, vuole farci fermare a guardare. (www.edoardonardin.it)

Warehouse è un’associazione culturale, nata a Prato per organizzare in maniera continuativa mostre, eventi, performance, workshop e seminari. La sua mission è agire nel campo dell’arte, della cultura e della riscoperta del territorio per offrire nuovi e originali punti di vista sui linguaggi e gli scenari contemporanei. Per innescare dinamiche di cambiamento che partano dal basso, coinvolgendo attivamente i cittadini, soprattutto giovani. Il suo staff ed i suoi spazi si propongono come megafono per chiunque abbia progetti, idee, lavori da esprimere e condividere all’interno della città.

La mostra sarà visibile su appuntamento fino al 6 Gennaio 2014.
Info e appuntamenti:
email: info@warehouseprato.it - tel.: 3381744745 – Warehouse, via San Jacopo 9, Prato.

La mostra è ad ingresso libero.

domenica 24 novembre 2013

Quando la residenza nello spazio pubblico diventa arte: Il caso How We Dwell - di Giada Pellicari

Quando la residenza nello spazio pubblico diventa arte: Il caso How We Dwell
di Giada Pellicari 



Oggi esco un po' dai confini del Writing e della Street Art per raccontarvi di un progetto artistico che per un sito specializzato come questo potrebbe sembrare fuorviante, ma che in realtà risulta essere molto stimolante per il tipo di relazione che il gruppo che lo ha costituito riesce ad avere con lo spazio pubblico. Quest'ultimo infatti diviene luogo di creazione e di produzione di un processo artistico, degli aspetti che sottendono alle pratiche che trattiamo in questa sede e, quindi, ritengo fondamentale parlarne per instaurare un momento di riflessione e di approccio critico al fenomeno di cui scriviamo sempre.  
How We Dwell (make your own residency) è nato dalla collaborazione di alcuni artisti che si sono formati all'Accademia di Belle Arti di Venezia e che attualmente hanno l'atelier presso la Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia: Andrea Grotto, Adriano Valeri, Cristiano Menchini e Marco Gobbi.
Questo progetto è un ragionamento collettivo dei quattro, che in realtà singolarmente si occupano prevalentemente di pittura, e che in questo caso hanno deciso di riflettere sulle dinamiche delle ormai tanto sentite nominare residenze d'artista, fondamentalmente un sotto-sistema del sistema dell'arte. 
Una peculiarità interessante è che il tutto nasce con la volontà da parte loro di andarsi a relazionare con dei luoghi pubblici, spesso abbastanza sperduti, dove invitano altri giovani artisti loro coetanei a creare la propria residenza e ad andare ad interagire con uno spazio che diviene allo stesso tempo casa e momento di un processo creativo. 
A tutti gli artisti viene dato un kit con strumenti basilari scelti dal gruppo, con cui crearsi il luogo di residenza e portare avanti il progetto nel territorio, una sorta di scatola di sopravvivenza con cui relazionarsi ma in realtà un oggetto che incarna in sè molto di più. Si tratta, infatti, di un passaggio di testimone da artista ad artista e di un dialogo muto tra le parti, dove il soggetto principale è il processo artistico relazionato allo spazio pubblico. Quest'ultimo è un altro scarto fondamentale rispetto a molti altri eventi o mostre che lavorano con le tematiche "fuori white cube", ovvero non si tratta di un progetto curatoriale, quanto più di una collaborazione inter-artistica per il ragionamento su di una dinamica esistente che interessa tutti e che vale la pena indagare.


Esempio di kit
Questo tra l'altro penso che sia  l'aspetto più importante e che sottende tutto il loro percorso, che si forma attraverso diverse fasi, ovvero: la perlustrazione dei luoghi da parte degli artisti, lo scambio di e-mail con gli invitati coetanei e la raccolta del materiale. Compiono e organizzano sostanzialmente un piccolo viaggio. 

Ricerca di materiale sull'isola della Certosa
D'altra parte la stessa idea del viaggio è una formulazione del processo artistico che in realtà in ambito contemporaneo pone le sua fondamenta negli artisti degli anni Settanta e in special modo in quelli ascrivibili al fenomeno della  Land  Art.  Questi  per  primi,  infatti,  sono  andati in esplorazione  di territori  non convenzionali  per  interagire  con  il  luogo effettivo, realizzando delle opere pensate in maniera site-specific. Il viaggio era divenuto così uno strumento di finalizzazione di un lavoro. 
Bisogna ricordare che l'essere site-specific spesso è un termine abusato attualmente, ma in questo caso non esiste definizione migliore perchè la realizzazione del tutto avviene in un determinato luogo, vissuto per un periodo di tempo definito e installato in quel preciso territorio. Non avrebbe senso altrove e decontestualizzato. Semmai in altri luoghi off-site si potrebbe proporre una documentazione dettagliata e ben realizzata del tutto, proprio per mantenere la purezza di questa operazione e rispettarne tutti gli aspetti.
Gli artisti che fino ad ora hanno preso parte al progetto sono: Roberto de Pol e Sam Bunn, Andrea Magnani e Davide Spillari, Tiziano Martini e Lorenzo Morri. 

Residenza di De Pol e Bunn sul Piave
Residenza di De Pol e Bunn sul Piave
Recentemente invece sono stati invitati Rachele Maistrello, artista che lavora molto bene con la fotografia, e Studio Fludd, collettivo veneziano, che hanno svolto la loro residenza dall'11 al 17 Novembre al parco dell'isola Certosa a Venezia,  in una collaborazione con Legambiente. Una settimana quindi dove gli artisti si sono confrontati con le peculiarità di quest'isola e con un parco essenzialmente naturale.
Proprio oggi pomeriggio si terrà la presentazione pubblica del progetto a partire dalle 15, con il seguente programma:

ore 15: Visita guidata alla scoperta del patrimonio naturalistico dell’isola e alla residenza. 

ore 16: Incontro “Poor tools require better skills” – interverrano diversi relatori della Fondazione Bevilacqua la Masa, How We Dwell, Legambiente nazionale e Vento di Venezia. 

ore 18: Aperitivo di saluto e conclusione.


Attendiamo di vedere come continuerà questo progetto.


Arrivo all'isola della Certosa

sabato 23 novembre 2013

CONTOS DO BRASIL by Rocky



Molti anni sono passati da quando Rocky, writer di Barcellona, ha scoperto il Brasile per la prima volta. La capoeira, che è una delle sue più grandi passioni nella vita, è stata il motivo principale a trasformare questo enorme paese nella sua seconda casa. Come dice lui stesso "ovunque io vada io porto con me quello che sono e io sono graffiti" e il Brasile è stato anche il suo secondo parco giochi per crescere come writer.

Contos do Brasil è un breve documentario che raccoglie le esperienze di Rocky nelle principali città del Paese nel corso degli anni ha vissuto lì. Dalle layup alle favelas, questo artista di Barcellona ha importato una tradizione di graffiti tipicamente europea in una società completamente diversa, portandola lontana dal suo habitat naturale e riportandoci alcune avventure davvero interessanti che ci testimoniano il lato più umano della cultura dei graffiti: un'esperienza indimenticabile all'interno del quale è possibile conoscere nell'intimo altri writer come Biz, Moar, Vista e Beam.

venerdì 22 novembre 2013

Intervista a SPAM - di Giada Pellicari

Intervista a SPAM
Di Giada Pellicari

Ho avuto il piacere di intervistare SPAM, noto collettivo originario di Firenze che ultimamente ha riscosso un grande successo mediatico grazie alla Shit Art Fair durante la settimana delle fiere Torinesi. Non abbiamo però parlato solamente di quest’ultimo progetto, quanto del loro percorso e del loro approccio al processo artistico relazionato alla strada.
Qui di seguito la nostra chiacchierata.




Giada: Siete nati nel 2010 all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Già a partire da un lavoro come Big Brother is Watching you, realizzato nel bagno dell’Accademia, si potevano ben comprendere le vostre intenzioni contro il sistema di comunicazione mediatica e contro le istituzioni.
Volete raccontarci com’è nata la vostra collaborazione e quali erano le vostre finalità?

Spam: È nato tutto molto spontaneamente, senza esatte finalità. Non ricordiamo con quali intenzioni precise attaccammo Big Brother is Watching You in quel macabro wc, e nemmeno perché ci spingemmo per la prima volta, nel dicembre 2010, ad attaccare in strada una trentina di poster (sotto la pioggia insistente di quella notte, che tuttavia faceva un baffo alla nostra adrenalina). Il fatto è, che eravamo, e siamo, un bel gruppo di amici; “spam” nasce da questa particolare coesione e intraprendenza collettiva. Le finalità comunicative, le provocazioni, la rivendicazione dello spazio pubblico, sono tutte intenzioni nate dopo, prendendo consapevolezza di quello che potevamo fare. In origine “spam” (che ancora non aveva nemmeno un nome) era solo una ragazzata notturna come tante altre, e ci teniamo a ribadirlo. La potenza del nostro lavoro sta oggi, nell’osservare come quella casuale bravata sia divenuta un discorso più ampio.






G: Non vi definite propriamente degli Street Artists, anche se utilizzate fondamentalmente una tecnica della Street Art, quella della poster art, agite sulla dimensione di un linguaggio per certi versi molto similare e vi muovete sullo spazio urbano. Credo che forse la differenza stia proprio nella finalità, ovvero che nel vostro caso l’approccio sia molto più vicino a forme di attivismo politico e di guerrilla marketing. Mi interessa però capire come funziona anche nel vostro caso la scelta dei luoghi, un aspetto fondamentale sia per quanto riguarda il Writing che la Street Art, dato che entrambi si vanno a contestualizzare in un determinato spazio, dialogandoci.
Mi raccontate come avviene la processualità del progetto a partire dall’idea fino all’effettiva “esposizione” in strada?

S: Siamo street artist perché agiamo in strada con le modalità di questo fenomeno. Tuttavia, lo siamo “per casualità”; la nostra prerogativa era lavorare in strada, e non quella di essere degli street artist. Volevamo questo perché la strada è il luogo della gente, lo spazio dove le persone vivono la propria quotidianità, e quindi ci interessava creare qualcosa in questi spazi e non in altri luoghi, invece, distaccati dal pubblico. Di conseguenza, ci hanno definito “street artist”, ma, di fatto, il nostro lavoro rimane solo una contaminazione pubblica in uno spazio pubblico. Lasciamo agli alti le definizioni, a noi piacciono le “azioni”.
Spesso abbiamo idee sommarie, ne parliamo tra di noi, casualmente o meno, troviamo i luoghi adatti e consoni per realizzarle e a quel punto organizziamo l’attacco nei dettagli. Altre volte, succede che vedendo un posto interessante, di conseguenza, pensiamo a un attacco su misura per quel luogo. Insomma non abbiamo una progettualità ben precisa o fissa, ci fidiamo a naso delle situazioni e ci facciamo molto influenzare da tematiche o location; studiamo molto gli attacchi ma lasciamo sempre tanto all’improvvisazione.




G: Guardando bene i vostri lavori e molte delle citazioni che fate, spesso vi è un riferimento a Pasolini, nitido o sottinteso. Cosa trovate fondamentale di lui per lo sviluppo della vostra pratica artistica?  Quali altri riferimenti sono stati importanti nella vostra formazione?

S: Una delle frasi che più amiamo di Pasolini è quella che recita “Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere e chi rifiuta il piacere di essere scandalizzato è un moralista”. Sintetizza un po’ tutto il nostro lavoro, che si fonda su immagini crude, alcune volte brutali, che, proprio perché poste sotto lo sguardo pubblico, innocente o prevenuto, del passante, possono essere talvolta fonte di scandalo o, comunque sia, di spiazzamento. Noi non vogliamo scandalizzare, ma solo produrre una riflessione.
E anche le tematiche che affrontiamo sono in gran parte di matrice pasoliniana, basta pensare ai medium di massa, alla tv, al discorso sul potere, i corpi sottomessi, la civiltà industriale, la mercificazione consumistica. Altri riferimenti? Ne abbiamo a decine, ma è bello che li scoprano i passanti di fronte ai nostri lavori…


Pasolini Martire. Come in cielo così in terra




G: Parliamo ora del libro che avete pubblicato nel 2012 sia in forma online che cartacea, dal titolo “Tutto ciò che sai è falso”.  L’ho trovato molto interessante perché si configura come un libro d’artista, ovvero funge da documentazione del vostro lavoro e si presenta allo stesso tempo come un prodotto artistico fine a se stesso. E’ inoltre allo stesso modo una ricostruzione critica della realizzazione di alcuni lavori e della scelta di agire in pubblico, mettendo in luce in alcuni casi il dispositivo del processo. Com’è nato questo progetto editoriale e che tipo di riscontro avete avuto?

S: Questo libro nasce fondamentalmente per fare il punto sui nostri primi due anni di attività in strada. Volevamo renderci conto (noi per primi) di ciò che il nostro lavoro era diventato, dato che, l’iniziale ragazzata di andare ad attaccare due poster di notte era diventata in due anni la nostra piena, e vera, occupazione. Volevamo fare un libro per raccontare tutto questo, con materiale inedito, articoli e appunti, disegni e schizzi, foto dei backstage, ma soprattutto volevamo creare un’autoproduzione tutta nostra, senza essere alle dipendenze di editori, correttori di bozze o di cavilli legali e burocratici. Abbiamo lavorato a tutti gli aspetti del libro, dalla sua impaginazione alla stampa, sino alla distribuzione e alla presentazione ufficiale. La cosa che più ci premeva è che l’intero libro fosse disponibile anche in versione free scaricabile online, per questo abbiamo deciso di fare il lancio online ancora prima di quello ufficiale cartaceo. Nelle prime 3 ore che il file era online ci furono circa 600 download, diciamo che il nostro intento di “spammare” il libro in modo gratuito è riuscito a pieno. Quello che volevamo era pubblicare un libro, senza diritti e senza limitazioni, che potesse essere visto e stampato integralmente da chiunque lo avesse voluto. Se una persona vuole dare il suo contributo per sostenerci può comprare una copia delle nostre stampe ufficiali, altrimenti, se non può, o non vuole, c’è il download free, che tutti possono visionare o stampare a loro piacimento con i costi che vogliono. Questo è il senso del nostro libro.




G: Veniamo ora alla Shit Art Fair tenutasi recentemente a Torino, che ha avuto un grande preannuncio a livello mediatico e di guerrilla marketing, e ha inoltre riscontrato numerose recensioni. Molto è già stato detto rispetto a quell’evento, a me invece piacerebbe parlare di un aspetto che non è ancora stato trattato. Di per sé in questo caso avete notevolmente ampliato il raggio d’azione del vostro lavoro, andando ad occupare interamente un sottopassaggio e appropriandovene in maniera totale. Altro aspetto interessante è che avete anche invitato dei vostri amici Street Artists e avete realizzato una sorta di mostra che ha una sua coerenza in sé, dove i lavori si sviluppano e vengono esposti in stretta correlazione con le cornici del tunnel.
Vi siete resi conto che avete realizzato un progetto curatoriale in occupazione? Com’è andata la realizzazione del progetto nelle sue fasi e quante persone vi hanno collaborato? Qual è stata la risposta del pubblico?

S: Qualcuno ci ha detto che “Shit Art Fair” è il più grande attacco abusivo mai realizzato in ambito di street art. Noi non siamo sicurissimi che sia così, ma è certo che è un gran bel progetto, considerando che si tratta di un’azione non autorizzata realizzata in una sola notte. 




Adesso che tutto è attaccato, che la gente si dirige sotto il tunnel a vedere e fotografare, che la stampa online e cartacea pubblica notizie e recensioni, sembra veramente un miracolo; il mese di preparativi, però, è stato il periodo più impegnativo che abbiamo mai affrontato nella realizzazione di un attacco. Lavoravamo dalle 8.30 di mattina sino all’1 di notte ogni giorno, dipingendo circa 70 metri quadrati di carta a settimana, per un totale di 135 metri, non considerando la parte preparatoria di bozzetti, schizzi, accorgimenti logistici, studio del luogo, fotografie, piantine e molto altro. Se tutto questo fosse durato anche solo una settimana in più avremmo raggiunto la pazzia totale.
La notte dell’attacco eravamo veramente in tantissimi. Quando dicevamo agli amici che saremmo stati tipo in 20-23 persone, tutti rimanevano increduli; spesso essere in tanti può essere solo un impiccio eccessivo e un rischio maggiore per essere beccati. Tuttavia organizzammo bene i ruoli in modo coordinato e in un’oretta tirammo su tutto, senza intoppi o imprevisti. I “pali” funzionarono perfettamente, e nessuna volante o vigilanza ci beccò con i secchi e le scope in mano.







Il tunnel adesso è un immenso inferno dantesco, dove corpi sfruttati e maceri vengono frustati e sodomizzati da figure come critici d’arte, collezionisti e quant’altro. Ci sono le gallerie-macellerie, le fiere d’arte simili a bocche dell’inferno, il cimitero degli artisti; il tutto è condito da numerosi riferimenti e citazioni, da Pasolini, a De Sade, da Bosh a Durer.
Fuori da questo calderone, invece, c’è L’atelier dello street artist, tributo a Courbet, dove in rappresentanza della scena urbana, sono presenti anche i disegni di Hogre, Ufo5, Galo, JBRock e HaloHalo. La loro presenza è indispensabile, perché avere i contributi di amici che stimi e che segui è sempre una grande soddisfazione. I loro disegni attaccati lì, insieme ai nostri, simboleggiano che alla base c’è “un che” di condiviso, e siamo onorati di essere su quel muro insieme a loro.




Adesso le fiere d’arte sono finite. “Shit Art Fair” è ancora lì, attaccata nel tunnel del parco del Valentino a Torino. Questa è la conferma della riuscita del nostro show, uno show abusivo, gratuito, dove non si compra e non si vende niente, uno show per la gente, e che la gente può ammirare o criticare, fotografare come strappare e cancellare. “Shit Art Fair” non è un’imposizione, durerà fin quando la gente lo vorrà.





Si ringrazia SPAM per le foto.







DOES does warehouse



Cuttin' Class and DOES present ''DOES does warehouse"

As part of project 'DOES does' DOES searches for crazy 'DOES does' spots all over the world.
In this episode DOES ended up in Heerlen, a city in the deep south of Holland.
The colouring and flavour of DOES brought back life to the grey and industrial environment that was once a Philips factory. Just when you thought DOES couldn't do that, he did... just because he can. Get it? Can!

With special thanks to C-Mill and Ironlak.

Camera & editing | Simon Bus
Music | Subp Yao

www.facebook.com/digitaldoes
www.digitaldoes.com
www.cuttinclass.nl

giovedì 21 novembre 2013

#SKYPERVISTA A KUNOS


Una chiacchierata col nostro amico KUNOS, celebre artista pescarese, con cui abbiamo parlato della sua visione del mondo dell'arte.

Kunos porta in giro la sua arte sotto la firma di moltissime famigerate crew tra cui TDK, CBS, Pescara's Finest crew, Swing Easy Rebirth, FourC e Int.55

martedì 19 novembre 2013

I Graffiti dipinti di bianco - Per non dimenticarci di 5Pointz

E' successo quello che tutti temevamo: 5 Pointz sta per essere abbattuto per una gentrificazione di una zona del Queens e per il profitto privato di poche persone.
Sono anni che esistono comitati per salvare 5 Pointz, video documentativi, fotografie, interviste, ma nulla è valso a salvaguardare un pezzo di storia del Writing e non solo, perchè quel luogo in realtà è un pezzo di storia della cultura dell'umanità che l'uomo, ingordo, ha deciso di abbattere.

Scrivo questo articolo arrabbiata, per dire la mia, per urlare il mio sdegno e il mio sconforto rispetto a quello che sta succedendo. Purtroppo, tra l'altro, non sono mai riuscita ad andare a New York, nè a vedere quel luogo che ho tanto amato e sognato per anni guardandolo solo in foto.
Questo pezzo si chiama i Graffiti dipinti di bianco perchè da subito sono stata colpita nel vedere quel biancone che veniva dato su tutte le superfici e a chiedermi perchè. Credo che oltre al danno ci sia stata anche la beffa, come si tende a dire. Penso infatti che sia stata un'offesa voluta e senza alcun tipo di utilità, ma semplicemente un atto per togliere dignità a una forma artistica e a tutti coloro che la praticano.
Mi piace pensare, però, che i graffiti ci siano ancora, anche se per poco: si trovano infatti sotto a quello strato di biancone.
Mi è venuto subito in mente un lavoro di Dado, quello sui fantasmi, di cui avevo scritto tempo addietro. Un lavoro che molto intelligentemente rifletteva sulla materia del graffito, uno dei pochi, e che allo stesso tempo ne preannunciava la sua morte, andando a focalizzarsi però sulla traccia del pezzo. 
La parola fantasma è anche in questo caso il riferimento più interessante, perchè ricorda le tracce sui treni dettate dal buff system, che dopo il suo passaggio sono ancora visibili sui finestrini. Esse anche in questo caso, infatti, esistono ancora, basterebbe solamente un lavoro riflettografico sulle intere pareti per ricostruire il tutto e ritornare alla bellezza di prima, quella originaria.
Possiamo sdegnarci, possiamo essere arrabbiati, possiamo manifestare, possiamo fare tante cose.
Oppure possiamo ricordare. Ricordare e documentare, per non dimenticare. Dobbiamo mantenerlo nella memoria collettiva di tutti noi e tramandarlo ai posteri.
La cosa più bella a cui sto assistendo oggi è quella di vedere tanti amici writer che ho su facebook che pubblicano le loro foto a 5Pointz. E' incredibile vedere quante persone hanno amato quel luogo e quanto esso sia importante per la storia di tutti noi. 
Dobbiamo continuare così a documentarlo, a informare, a pubblicare foto, a scavare nella storia e a riscriverla.
Per un 5Pointz che muore, ci sono mille hall of fame che nascono e mille altri luoghi di cui ci si può riappropriare per portare avanti questa forma artistica.

Questo pezzo è dedicato a tutti coloro che vogliono ricordare.

Giada Pellicari






PIER (LADUCK) intervistato per Urban Disturbance 2013

lunedì 18 novembre 2013

HAPPY BIRTHDAY MR DIKY!


Un bella al nostro DIKY che oggi diventa un anno più saggio, anche lui classe 1980 come molti altri artisti di cui abbiamo festeggiato il compleanno. L'ho sempre detto che è un anno buono per gli artisti!


domenica 17 novembre 2013

Nuova luce per Bergamo

CLICCA SULL'IMMAGINE PER VISUALIZZARLA A SCHERMO INTERO

MAG - WIZ - PIER - CARSA
Bergamo, 10 novembre 2013

E' passata una settimana da quando i nostri eroici artisti hanno deciso di affrontare un'insolitamente tiepida domenica bergamasca a colpi di spray. Impiegando sapientemente le loro innate capacità artistiche hanno donato alla città l'ennesimo interessantissimo racconto murale a cui la popolazione può attingere a piene mani.

L'importanza dell'aerosol art nella riqualifica urbana è quantomai palese in questi ultimi anni, soprattutto da quando gli artisti e le amministrazioni comunali hanno lungimirantemente deciso di seppellire l'ascia di guerra e di cooperare al fine di creare un connubio inscindibile tra edilizia massiccia, spesso triste panorama nei quartieri ad alta densità abitativa, e arte murale di strada.

Continuate così ragazzi, ci auguriamo che il vostro esempio venga raccolto da quante più persone possibili in maniera che quella che ora è ancora purtroppo un'eccezione divenga la regola.

sabato 16 novembre 2013

EX SS 251: DAL TERZO PAESAGGIO AL TERZO PAESAGGIO MUSICALE


EX SS 251: DAL TERZO PAESAGGIO AL TERZO PAESAGGIO MUSICALE” conversazione con Paolo Baldini e Aldo Colonello

Lo spettacolo della natura che si riappropria delle nostre grandi opere: il lento processo di cicatrizzazione della ex Strada Statale 251 della Val di Zoldo e Val Cellina calato in un’opera fotografico musicale. Il collettivo Alambic Conspiracy presenta un'interpretazione visiva e sonora dell'osservazione dei meccanismi con i quali la natura riorganizza il territorio urbano ed elegge il dub a modello per la teorizzazione del terzo paesaggio musicale.
 
 

venerdì 15 novembre 2013

WAR by Loris Bozzato @ SpazioZero ODERZO (TV)


Esposizione personale di disegni e illustrazioni
LORIS BOZZATO - “WAR”

"WAR" è una serie di opere realizzate con diverse tecniche da Loris Bozzato. La caratteristica che le accomuna è il tema che ben si inserisce nel filone fantascientifico molto caro all’illustratore. In questi disegni, l’umanità, colta alla sprovvista, si trova in dotazione dei superpoteri...

a cura di Elisa Ermione Spinello

Inaugurazione domenica 17 novembre h 18:00

La mostra sarà visitabile durante tutti gli eventi e le aperture di Spazio Zero fino alla fine di gennaio.
Per info e aperture seguite il calendario di SZ o scrivete a spaziozerooderzo@gmail.com