lunedì 7 febbraio 2011

THE KING IS BACK!


Domenica 13 Marzo 2011 h 22:30

Auditorium FLOG - Via Michele Mercati 24 (Firenze)

Una produzione Switch, Gold, Disco_nnect e Auditorium Flog
In collaborazione con Zulu Nation, Hip Hop Kemp e Fundanza
Info: www.switchproject.net - www.goldworld.it

Biglietto ingresso dopo le 21:00: 12 euro + d.p
Biglietto breakdance showcase + incontro: 5 euro under 14 / intero 8 euro
Prevendite: Boxoffice e Eventbrite
Gold - via Verdi 19r (Firenze)

dalle 15:00 breakdance showcase
a cura di Fundanza
Crazy Kid dj
Guest: Zulu Nation Italia Crew
dalle 18:00 Afrika Bambaataa meets Florence
Incontro pubblico con il padre fondatore dell’hip hop
modera Davide Agazzi (giornalista)
Ospiti: Afrika Bambaataa, Donald D, Next One e Luca “Led” Miniati
dalle 19:45 Soulsick Sound warm up dj set

Firenze capitale mondiale della black music. Le più importanti realtà fiorentine da anni legate a questa scena riportano in Italia Dj Afrika Bambaataa, il vero padre fondatore dell’hip hop insieme a dj Kool Herc.
Domenica 13 marzo dalle 22:00, in un’intera giornata dedicata alla “black culture”, il guerriero dell’electro – funk si esibirà in dj set all’Auditorium FLOG di Firenze per quella che potrebbe essere la sua unica data italiana. Le prevendite sono già attive da quest’oggi in tutti i circuiti boxoffice della Toscana e su eventbrite.
Nel pomeriggio uno showcase di breakdance degli allievi della scuola Fundanza farà da preludio ad incontro pubblico, moderato dal giornalista Davide Agazzi, sulla quarantennale carriera di Afrika Bambaataa e sulle sempre scottanti tematiche del razzismo e dell’integrazione razziale. La vita di quest’uomo, figura ormai leggendaria della New York degli anni ‘70 è davvero degna di nota. Esposto nell'infanzia all'influenza dell'attivismo della madre, militante per i diritti civili, già da adolescente è leader di una gang del Bronx chiamata Black Spades. Folgorato dall'esempio di Kool Herc, il giamaicano che esportò a New York la pratica del sound system, e dal suo primo viaggio in Africa, tradusse quelle suggestioni nei codici della sottocultura più rilevante dell'ultimo quarto del secolo scorso, coniandone - si dice - anche la denominazione, creando così il primo nodo di un network destinato a espandersi su scala planetaria, la Zulu Nation. Vennero poi i brani di successo (Planet Rock, Renegades of Funk), le collaborazioni d'alto bordo (con John Lydon, World Destruction, e James Brown, Unity) e i progetti di ampio respiro (l'album antiapartheid Sun City), mentre nella sua orbita crescevano altri protagonisti assoluti dell'hip hop: breakers (Rocksteady Crew), graffitisti (Futura 2000) e geniali tuttofare (Rammellzee). Un vero polo gravitazionale dell'arte del Novecento, insomma. Ecco perché Afrika Bambaataa è considerato, a ragione, una leggenda vivente.

Nessun commento: