Proseguono a un ritmo incalzante le
piccole ma sostanziose mostre dello Studio D’Ars di via Sant’Agnese a Milano.
Lo storico spazio espositivo di Grazia Chiesa si sta pian piano guadagnando la
palma di centro di riferimento meneghino per appassionati e collezionisti di
Street Art ed ambiti affini. Questa volta è il turno di Mrfijodor (al secolo
Fijodor Benzo), artista di Imperia, la cui vena espressiva si alimenta di un
concentrato tra graffiti, disegno e colori, il tutto condito da spiccate
risorse immaginifiche.
My problems, our society è
una mostra che contrappone la delicatezza e il vocabolario figurativo coscientemente
fanciullesco dell’artista ad alcuni episodi e temi critici che compongono e
scuotono la nostra società. Una coesistenza tra realtà e fantasia, cinismo e
speranza che si manifesta, come di consueto nell’opera di Mrfijodor, in una varia
tavolozza di accesi cromatismi e forme zoomorfe ed antropomorfe che ricordano
da vicino le illustrazioni fiabesche di qualche assurdo libro per bambini. La
capacità dell’artista, proveniente da un passato e un presente dedicato alla
Street Art con all’attivo moltissimi muri dipinti, è quella di trovarsi
completamente a suo agio anche su supporti tradizionali e misure contenute,
adattando di volta in volta la sua tecnica al tipo di superficie. Le campiture
compatte e/o gocciolanti dei lavori a muro, ad esempio, si dissolvono in
sottili veli e spruzzi ad acquerello e inchiostro.
Mrfijodor, My problems, our society. |
La parete di fondo della storica
galleria affidata alla direzione artistica di Daniele Decia, che come da buona
abitudine viene sempre dipinta temporaneamente dall’artista di turno, è il focus
visivo e mentale della mostra. Qui emerge uno degli indirizzi più significativi
della filosofia artistica di Fjiodor, vale a dire l’importanza del dialogo
immediato dell’opera con lo spettatore. Su uno sfondo nero si affollano segni e
scritte di vario genere: “Sono dipendente
dallo smartphone”; “Nucleare”; “La pubblicità nelle città va bene, i
graffiti sporcano”, sono solo alcune delle idee tematiche su cui questo
muro invita a riflettere. L’opera è concepita come un’improvvisazione di getto
di problematiche e motivi che accompagnano le riflessioni di senso sulle
modalità di funzionamento della società contemporanea. L’artista le affronta in
maniera garbatamente ironica e senza sforzi ideologici o edificanti. La
funzione di quella che, anche a detta dello stesso Mrfjiodor, potrebbe essere
“la porta dei bagni di qualche locale”, ovvero una proiezione altamente materiale
e volgare della nostra psiche, è quella di un luogo ritagliato per lo sfogo dei
nostri pensieri, dubbi e contraddizioni; vacuità e impegno convivono, vale
tutto, e, alterandosi incessantemente, tutto è il contrario di tutto. A
sottolineare questo carattere di transitorietà l’uso di pastelli colorati
facilmente deteriorabili e le cui tracce possono essere cancellate dallo
spettatore, paradigma, inoltre, della natura effimera dei graffiti e della
Street Art.
Mrfijodor, Abitua alle dipendenze |
Un gruppo di cinque opere di
piccolo formato di quasi morandiana memoria compone una sorta di campionario
dei rapidi rimedi che la società contemporanea offre ai suoi problemi e a chi
ne soffre. Sono nature morte popolate da medicinali, alcolici, droghe e
quant’altro oggi può aiutarci a sfogare le nostre inquietudini. “L’avvento del
capitalismo avanzato ci ha portato ad avere un rapporto più succube con gli
oggetti di uso quotidiano” scrive Christian Omodeo, in un breve testo sui
rapporti tra Writing e Natura morta preparato appositamente per questa
occasione. Guardando queste composizioni si ha in effetti l’impressione di trovarsi
di fronte a degli altarini la cui forza attrattiva ci spinge rischiosamente all’adorazione.
Accanto a queste cinque nature morte si affianca l’opera intitolata Natura quasi morta: Joypad horse: qui un cavallo assume sul suo corpo le
caratteristiche del joypad, il controller utilizzato per i videogiochi -
ulteriore dipendenza della contemporaneità – e va a rappresentare la
trasfigurazione pittorica contemporanea dell’evoluzione della specie: quasi un
essere mitologico che nasce dalla mescolanza indistinta tra realtà e illusione,
espressione di quella “finzionalizzazione del mondo” di cui già parlava il
celebre antropologo francese Marc Augé ne La
guerra dei sogni (1998).
Mrfijodor, Natura quasi morta, Joypad Horse. |
Appese sulla parete opposta due
tele che trattano temi pressanti: Fukushima,
che evidentemente rimanda alla recente tragedia della città giapponese, con
il nucleare rappresentato come un mostro a due teste, e Mediterraneo, tragico affresco del continuo processo migratorio che
vede il mare nostrum sempre più
scenario di morte. In questo ultimo caso, lo stile, che improvvisamente
accoglie tratti e particolari realistici, vuole forse sottolineare la cruda
realtà che il bombardamento mediatico su questi argomenti rischia di
trasformare in fiction. Immancabile,
come quasi in tutte le sue opere, l’elefantino rosa dalle piccole orecchie,
marchio di fabbrica della sua produzione, che con fare ironico appare
fugacemente a conferirle un refolo di leggiadro clima surreale e psichedelico, esortando,
come nel film Disney Dumbo, da cui
l’artista l’ha tratto, a trasformare i propri difetti in punti di forza.
Mrfijodor, Mediterraneo |
Report di Egidio E. Bianco
Nessun commento:
Posta un commento