Advertising e Istituto Luce. Antimilitarismo ed estetica ultrapop.
Game Over - mostra personale di Stefano Gentile alla White Noise Gallery che inaugurerà il 12 giugno - è un sussidiario pop-up per adulti.
Punti di partenza del progetto - sviluppato sui tre livelli della galleria - sono gli eventi cardine della storia moderna, i conflitti, le crisi e i disastri ecologici, stratificati nella memoria collettiva prima come abomini, poi come mali necessari, arrivando all'assuefazione quando l’immagine del dramma, ripetuta ossessivamente, si trasforma in icona popolare, mischiandosi con tutte le altre.
E’ allora che in Piazza Tienanmen arriva la colonna dei carri armati del Risiko, Super Mario diventa il simulacro di Saddam, il muro di Berlino un gigantesco tetris.
Il linguaggio è quello della generazione alla quale Gentile appartiene e alla quale in prima istanza si rivolge: videogames, cartoni animati, giochi da tavolo e slogan pubblicitari sono una grammatica universale, ed il bit il codice Morse.
Un complesso di venti acrilici su tela e la project room con un allestimento interamente site-specific in cui, traendo ispirazione dalle taglienti atmosfere de “Il grande dittatore” e “Il Dottor Stranamore”, lo spettatore verrà trascinato in uno spazio surreale in cui la storia comune e la storia del singolo si confondono senza scampo.
"La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa"
(K. Marx)
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Stefano Gentile nasce a Milano nel 1976.
Prima di cominciare la sua ricerca artistica, ha lavorato per undici anni in un sex shop, esperienza che ritiene altamente formativa per via delle diverse tipologie di persone incontrate ma deleteria in quanto rende ancora più labile la sua capacità di scindere la realtà dalla fantasia.
Ritagliatosi un proprio mondo non conforme alla visione della società attuale, il suo talento creativo si palesa in maniera quantitativa, chiarendo anche la sua estetica e il suo definitivo distacco dalla realtà, quando decide di trasformarlo in qualcosa di produttivo, creando un’arte che lui stesso definisce “nerd art”.
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