Da pochi giorni è uscito un nuovo documentario inerente al mondo del Writing e della Street Art, intitolato Liberi. Un progetto nato a Firenze da un giovane regista già molto attivo, che per due mesi ha focalizzato la propria attenzione verso tutte le forme dell'arte urbana di questa città.
Io e Julien Vannucchi ne abbiamo parlato in questa intervista.
Giada:
Com’è nato il progetto Liberi e quanto tempo è durata la ricerca a riguardo?
Julien: Il
progetto se si considera anche il docufilm (perché ho fatto uscire due versioni
del progetto) mi ha tenuto occupato per un anno intero circa. Diciamo che il
grosso del documentario si è svolto in due mesi seguendo una decina di artisti e
programmando una decina di interviste.
G: Il
documentario comincia con un’intervista a Clet per continuare attraverso il
dialogo con diversi esponenti del mondo dell’arte urbana fiorentina fino ad
arrivare ai “madonnari”. Perchè la scelta di intervistare un gruppo così
eterogeneo di persone invece che focalizzarsi su di un movimento più specifico?
Com’è la scena dell’arte urbana a Firenze e chi sono i punti di riferimento
principali?
J:
Effettivamente si potrebbe e si dovrebbe secondo taluni sezionare l’arte di strada
in tre branchie principali: i graffiti , la “street art” nella sua accezione più
larga e i pezzi autorizzati . Non ho fatto questa suddivisione all’interno del
documentario proprio perché man mano che andavo avanti con le riprese mi accorgevo
che tutti gli artisti, anche se con scuole di pensiero diverse riguardo il
modus operandi, condividevano bene o male tutti quanti lo stesso spirito di
ribelle; anche i Madonnari che “culturalmente” sono perfettamente integrati
nell’ ecosistema dell’arte fiorentina. Gli spazi a Firenze per poter dare sfogo
al proprio estro creativo paradossalmente sono molto pochi: ciò non ha fermato
i ragazzi dal prenderseli chiaramente. Preferirei non fare un nome piuttosto
che un altro, quello che mi ha colpito recentemente sono le incursioni
condivise da tutti questi artisti che per aumentare la cassa di risonanza del
loro messaggio decidono di organizzarsi assieme mettendosi ad un tavolo con
30/40 artisti diversi, come l’intervento sulle finestre chiuse di un paio di
giorni fa.
G: All’interno
del documentario vengono affrontati anche la questione dell’illegalità e il
rapporto con le istituzioni, dato che a Firenze sono molto forti il vincolo
paesaggistico e quello della sovrintendenza. Qual è effettivamente la relazione
esistente con le istituzioni e in cosa consiste la critica implicita che viene
mossa all'ex sindaco Renzi?
J: La
critica non è mossa direttamente alle politiche e all’assessorato di Firenze ma
al sistema politico italiano che per regolamentare un movimento artistico che
ha quasi 70 anni di storia si rifà ancora oggi ad un testo di legge dell’epoca
fascista. Le soluzioni che possono vagliare i comuni diventano di conseguenza
parziali ritornando così al meccanismo dello “scarica barile” all’italiana.
Renzi era sindaco quando stavo filmando e ovviamente chiesi anche alla sua
segreteria di poterlo incontrare, cosa che risultò impossibile nonostante
l’insistenza per via dell’ascesa politica del nuovo premier di cui constatiamo
tutti tristemente i risultati. Nel salone dei cinquecento un paio di anni fa
Matteo Renzi si farciva la bocca di educazione/cultura/arte mettendo pure come
banner pubblicitario di se stesso un’immagine che raffigurava i Madonnari, che
cosa si è ottenuto? Un sottopassaggio dove la responsabilità legale viene fatta
rimbalzare tra comune di Firenze e Ferrovie dello stato……intanto chi lo pulisce
e lo cura a gratis è Toto dinamite.
G: Spesso
nei documentari o nei film inerenti a questi fenomeni si vede solamente la
parte favorevole e raramente quello che è il contraddittorio. In questo caso,
invece, avete parlato anche con quelli che a Firenze vengono chiamati “gli
angeli del bello”, ovvero coloro che rimuovono i pezzi. Cosa ne è emerso dalle tue discussioni con loro e
dalla ricerca effettuata?
J: Ringrazio anche loro per la
disponibilità offertami anche se non condividiamo le stesse idee. Non credo che
siano persone totalmente insensibili al mondo dell’arte di strada, anzi subito
la nostra discussione ricordo era esordita con “belli i pezzi di Hogre !!
quelli non li togliamo mai”. E’ che ancora una volta parlano i fatti come per Renzi/Nardella
& giunta annessa: ciò che vedo sono anche pezzi di qualità rimossi
dall’oggi al domani senza alcun metro di giudizio giusto e comprensivo (sulle
tag del palazzo storico fiorentino ci possiamo anche trovare d’accordo). Spero
che un domani si possa riconoscere in maniera più appropriata il lavoro di
questi artisti e che l’esposizione mediatica di quest’interventi possa incidere
realmente sul cambiamento delle nostre città.
Qui di seguito il documentario completo
Tutte le immagini courtesy Method
Intervista di Giada Pellicari
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