“Street art…che?” esperienze a confronto al Teatro Coppola di Catania – di Marco Mondino
Un incontro aperto per riflettere sul ruolo
della street art, per confrontarsi sul rapporto tra arte e città e per
conoscere le mutevoli forme che animano oggi le strade di Catania. La conferenza Street art…che?, che si è tenuta il 13 marzo, promosso da Ateneo
Libertario all’interno della rassegna “L’Isola Plurale” del Teatro Coppola di Catania e moderato da
Alessandro Giacomo Fangano (Tribe Art), ha visto la partecipazione di Pao, l’intervento
video del Collettivo
FX e la presenza di Res
Pubblica Temporanea, Hp
Crew – Hardcore Paesano, Inda-Street, PoP.A.P., Polis
Graphics, Emanuele “Poki”, Davide “Pax”, Alessandro Grasso, Luca Prete che hanno raccontato le loro esperienze o si sono fatti
conoscere attraverso la proiezione di video e fotografie delle loro opere.
La street art si presenta
come un vero e proprio discorso in continua definizione ed elaborazione, un
linguaggio che coinvolge supporti eterogenei e oggetti urbani in un processo di
continua riscrittura della città. Fondamentale è allora soffermarsi sul
ruolo degli interventi e sulla loro diffusione nel contesto urbano ma allo
stesso tempo appare utile affrontare i modi con cui la street art viene
rappresentata, raccontata e narrata all’interno dei discorsi sociali e mediali
e infine considerarne i rapporti tra le opere e i fruitori.
A partire dal racconto della sua esperienza,
Pao, ad esempio si sofferma su alcuni aneddoti che hanno caratterizzato il suo
percorso artistico ricordando come lavorare per strada implica sempre
un’interazione diretta con il pubblico. Dalle opere scomparse e ritrovate dopo
anni, alle collaborazioni con i cittadini per la progettazione di alcuni interventi
artistici, quella raccontata da Pao è un’esperienza che passa anche attraverso
l’interazione con i fruitori che vivono e attraversano gli spazi urbani. Da Pao
si passa alle produzioni dei gruppi catanesi dove si alternano ai lavori legati
al mondo del writing, come quelli di Hp crew, quelli di Res Publica Temporanea,
i quali operano sia in gruppo sia
singolarmente concentrando l’attenzione al contesto in cui l’opera nasce e si colloca.
Emblematici sono a questo proposito anche gli
interventi del gruppo PoP.A.P con l’installazione
di cartelli stradali con il divieto di mafia e di omertà. L’attenzione per gli
oggetti urbani, e dunque non solo per i muri, diventa allora centrale per
diversi interventi.
Luca Prete
Luca Prete lavora sulle panchine, sui segnali stradali,
sulle insegne o ancora sulle fontane, attuando meccanismi di sostituzione degli
elementi canonici e creando veri e propri processi retorici che coinvolgono lo
spettatore. Attraverso l’ironia e l’iperbole si riflette così sulle fratture e
sulle mancanze all’interno degli spazi pubblici.
Pao
Nei lavori di Prete, del
collettivo Res Publica, del gruppo Pop.A.P o ancora di IndaStreet il discorso
della città e quello dell’arte si intrecciano e allo stesso tempo gli
interventi riescono a passare dall’impegno al gioco e viceversa o ancora a
combinare insieme esperienza ludica e artivismo.
Res Publica Temporanea
La realtà catanese si rivela
così come un vero e proprio laboratorio aperto in cui si posizionano diverse narrazioni
che mettono sempre al centro la città intesa come spazio complesso e
contraddittorio.
Inda Street
La ricerca sulla dimensione figurativa viene
invece approfondita da Emanuele Poki che disegna e realizza dei poster
attingendo all’universo visivo animale. Operazioni ricercate dove si manifesta
un’attenzione costante per il dettaglio in fase di realizzazione e una scelta
precisa dei supporti e degli spazi d’affissione.
Emanuele Poki
Chiuso l’incontro si ritorna in strada. Pao ha lasciato così le sue tracce
anche a Catania realizzando nuovi panettoni e trasformando le cabine elettriche
con i suoi personaggi del mondo dei cartoon e dei fumetti.
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