Da qualche tempo, Miami, la metropoli ispano-americana delle vacanze da
sogno offre una nuova attrattiva ai suoi milioni di visitatori e in particolare
agli appassionati d’arte. La vocazione della città verso l’arte contemporanea è
attestata dalla presenza di una delle fiere - e insieme evento mondano - più
importanti al mondo nel settore: Art Basel Miami, l’intermezzo invernale della
fondamentale fiera di Basilea che oramai da tredici edizioni presenta le sue
opere stramilionarie sul suolo americano. L’esistenza di un evento così
importante per il sistema dell’arte contemporanea sta avendo un impatto fondamentale
su uno dei distretti di Miami Downtown, un quartiere popolato da geometricissimi
magazzini di scarpe e altre cianfrusaglie che in breve tempo sono stati
colonizzati da gallerie d’arte e da crew di writers e street artist che ne
hanno fatto delle gigantesche tavolozze di forme e colori. È la storia di
Wynwood, e in queste righe è raccontata la sua esplorazione.
Fin
dall’uscita della piccola metropolitana sopraelevata che percorre la moderna
Downtown, in lontananza, una grande parete dipinta segnala la direzione da
percorrere. Si tratta di un grande murale di Obey: Peace, Justice; il più noto street artist americano è certamente un
ottimo biglietto di presentazione per Wynwood che, come vedremo, ospita più e
più opere dell’artista della South Carolina. Il pezzo, sullo sfondo dei colori
dell’arcobaleno, lancia un diretto messaggio dal tono socio-politico come
proprio del linguaggio e dell’immaginario iconografico di buona parte dell’arte
di Shepard Fairey aka Obey.
Obey |
Proseguendo
per la North Miami Avenue il paesaggio, abbastanza anonimo e arido di presenza
umana, complice il sole battente delle due del pomeriggio, si risveglia gradualmente
con le tonalità accese dei colori spray, sicché ci si ritrova letteralmente
immersi in una selva di pitture murali e altre creazioni stradali. L’ingresso in una delle prime gallerie che si
incontrano da quella direzione, la Lelia Mordoch Gallery, e la breve
chiacchierata con l’artista che qui espone le sue opere, un signore argentino
di mezz’età trasferitosi a Miami da più di un ventennio, mi dà lo spunto per
introdurre un piccolo excursus su come questa zona, chiamata in passato Little San Juan per la massiccia
presenza di immigrati portoricani, sia oggi divenuta Wynwood Arts District.
La metamorfosi di Wynwood è dovuta a quel classico
processo di cultural gentrification che
a turno si manifesta in tutte le più grandi metropoli del mondo occidentale;
detta in maniera più che essenziale: una qualsiasi area, magari industriale,
abbastanza povera e depressa, sicuramente poco attrattiva della città viene
trasformata dall’arrivo in massa di artisti, galleristi e da altra popolazione
attiva nel campo culturale. I possibili e sicuramente negativi squilibri di
ordine sociale ed economico, determinati dall’arrivo di individui appartenenti
a strati sociali più elevati e con un potere di acquisto maggiore rispetto a
quello degli abitanti locali, sono bilanciati dal rinvigorirsi di aree prima
non integrate con il resto del tessuto urbano, una vera e propria rifioritura
seminata dall’azione delle arti.
La rinascita di Wynwood prende il suo avvio nel 2003,
quando un gruppo di investitori culturali decide, cavalcando l’onda della prima
edizione di Art Basel Miami di un anno precedente, di trasformare quei vecchi
magazzini e depositi industriali, detti efficacemente in inglese warehouses, in complessi da destinare ad
attività culturali, gallerie ed esposizioni. Del resto, il rapporto del
quartiere con l’arte non era una novità assoluta: già negli anni Ottanta e
Novanta le pareti dei cortili e dei lungolinea della zona erano state segnate dall’attività
di alcune crew locali. Proprio un
gruppo di ex-writer protagonisti di quell’epoca hanno deciso nel 2007 di dare vita a
un’organizzazione, chiamata Primary
Flight, con lo scopo di fare di Wynwood un posto in cui le gallerie e i
musei non fossero solo chiusi tra delle mura; l’intero distretto poteva,
infatti, essere trasformato in una grande esposizione d’arte a cielo aperto.
El Pez - Fl. Mingo |
Il
progetto, a metà tra programma di arte pubblica e festival, ha coinvolto sino
ad oggi centinaia di writer e street artist provenienti da tutto il mondo e i
risultati di tali sforzi sono oggi ben visibili passeggiando nei tipici
reticolati di strade del quartiere. E così sino a quest’anno, quando durante i
giorni di Art Basel, in dicembre, monitorando i vari siti web dedicati alla Street
Art che pubblicano quasi in tempo reale opere da tutto il mondo, i tag che più si ripetevano nelle foto
erano Miami e Wynwood: decine e decine di immagini a testimonianza
dell’attività di alcune tra le più importanti figure sulla scena internazionale.
Pochi passi fuori dalla galleria spunta
un’opera di El Pez, che con il suo coloratissimo logo a forma di pesce fa da
contraltare a una delle figure più tipiche e riconoscibili della zona: l’altrettanto
appariscente fenicottero stilizzato, carattere di distinzione di un giovane
street artist locale, Fl.Mingo (fenicottero in inglese si dice appunto flamingo).
Fl.Mingo |
Il fenicottero è uno dei
simboli stessi di Miami e questo artista che si diverte a farne di tutte le
tinte sembra voler ricordarcelo, come del resto ce lo ricorda Raptuz, storico
membro dei TDK, che ha interpretato questo tema durante l’ultima edizione di
Art Basel.
A proposito di riconoscibilità: dietro a un segnale
stradale scorgo uno sticker storico; si tratta della prima e pionieristica campagna
promozionale avviata dal già citato Shepard Fairey: Andrè The Giant Has a
Posse, datata al lontano 1989. Solo qualche anno dopo quegli adesivi molto vintage assumeranno le forme del
faccione che oggi tutti conosciamo e comparirà la scritta Obey.
Obey |
Proseguendo la visita, perché di visita ad una
esposizione d’arte en plein air di
fatto si tratta, dopo qualche minuto giungiamo a Wynwood Walls, tappa obbligata
nel cuore del quartiere. Prima di entrarci vi voglio velocemente citare, tra i
tanti, un altro paio di pezzi particolarmente significativi che si incontrano
un poco più indietro: una lunga murata con quattro celebri volti dell’arte accompagnati
da una distesa di forme geometriche multicolor, marchio stilistico di Eduardo Kobra, figlio di una grande patria
dell’arte urbana come la capitale del Brasile San Paolo.
Kobra |
Mentre per rimanere in
un contesto locale, essendo ancora oggi Wynwood residenza di molti immigrati
portoricani, naturalmente non poteva mancare il duo per eccellenza della Street
Art caraibica e per cui ho una particolare predilezione: La Pandilla (Alexis
Diaz + Juan Fernandez). Direttamente da San Juan, dove negli ultimi anni la
scena dell’arte urbana è molto attiva grazie alla presenza di un importante
festival come Los Muros Hablan, La Pandilla sta acquisendo grande riconoscimento internazionale grazie ai suoi esperimenti chimerici che mescolano insieme parti
di diverse creature animali su fondi dai toni caldi e pastellati.
La Pandilla |
La seconda parte uscirà Martedì prossimo.
Egidio E. Bianco
Ph: Egidio Bianco
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