“Ma che è sta roba?”, si sarà chiesto qualcuno a passeggio in piazza Duomo a Milano. Una montagna bianca e delle strane statue di cavalli. “Beh, dai...è originale”, avrà commentato qualcun altro, pronto a tirar fuori la propria macchinetta fotografica per immortalare la propria fidanzata con uno sfondo molto particolare. Ma non si trattava della stravagante iniziativa di qualche commerciante. Era un'opera di Mimmo Paladino. Era, perché oggi rimangono solo statue amputate e distrutte, l'ultimo sfregio dell'ignoranza alla cultura.
Sabato sera. Milano è in festa per la vittoria dello scudetto della squadra cittadina. I tifosi, come per tradizione, si ritrovano in piazza Duomo con trombe e bandiere. Una transenna protegge l'opera d'arte. Nessun poliziotto, nessun “ghisa”. “Arrampichiamoci là su” avrà pensato qualche simpatico ultras inebriato da qualche birra di troppo. Sono saliti in 4 o 5. Rotto il ghiaccio, le persone sulla montagna di sale aumentano sempre di più. Così qualcuno pensa di cavalcare le tre statue che raffigurano dei cavalli. Le statue si rovesciano, si spezzano, si disintegrano, mentre qualcuno strappa da terra le composizioni di bronzo impiantate nella montagna, raffiguranti cavalli che affiorano dal sale, e le getta via, le lancia, se le porta via. Vandali.
“Tutta sta storia per una montagna di sale e due cavalli di legno”, avrà pensato qualcuno. In realtà questo è l'ennesimo esempio di come apprezziamo e valorizziamo i nostri beni culturali. L'ennesimo esempio tutto italiano secondo cui l'ignoranza e le partite di pallone vincono sulla cultura. E poco importa che sarà l'A.C. Milan a pagare i danni (una scelta dal vago sentore elettorale) quando l'ennesimo insulto alla cultura è stato perpetrato.
“Capre!”, urlerebbe Vittorio Sgarbi. Capre i tifosi che hanno distrutto quest'opera d'arte, capre i componenti dell'amministrazione comunale che non hanno ritenuto opportuno proteggere la scultura impiegando poliziotti, carabinieri e “ghisa”. Basta una stupida transenna alta un metro per difendere la cultura e l'arte in Italia? Probabilmente no. E se i barbari sono quelli che sbarcano a Lampedusa per “invadere” l'Italia, noi cosa siamo?
Per difendere l'arte non basta una transenna. Servono anche molti soldi. E, mentre il Milan del patron Silvio Berlusconi festeggia l'ennesimo scudetto, la cultura piange. Piange miseria. Se nel 2001 lo Stato spendeva per i Beni culturali 2 miliardi e 386 milioni di euro con investimenti pari a quasi 750 milioni, nel 2011 spende quasi la metà: 1 miliardo e 429 milioni con investimenti pari a 290 milioni. E per i prossimi anni andrà anche peggio secondo le previsioni di spesa inserite nella Legge Finanziaria. “In tempi di crisi bisogna ridurre gli sprechi”, certo. Ma gli sprechi (assunzioni facili per custodi, incapacità gestionale dei siti archeo-museali e mancata valorizzazione) sono rimasti, mentre si è tagliato in maniera orizzontale. Archeologi mal pagati, nessun intervento di restauro e di protezione. Così il nostro patrimonio culturale affonda in una montagna di sale.
fonte: Diritto di Cronaca
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