venerdì 20 maggio 2011

SANSOVINO STREET 243/25G


I motivi che mi hanno indotto, in accordo con Angelo Barile ed Alessandro Icardi, a curare, per la prima volta, una ricognizione che è soprattutto motivo di riflessione critica, su quel movimento estremamente articolato definito “street art”, sono sostanzialmente tre. Il primo risiede nella mia attenzione ventennale verso la dimensione “pubblica”, l’unica in cui , in tempi di globalizzazione e prevalenza del mercato e di un’arte vissuta in molti casi come puro glamour e semplice apparenza, quest’ultima può e deve riscoprire la sua funzione didattica ed etica. Da questo punto di vista il caso più lampante del mio impegno è relativo al Museo d’Arte Urbana, che da quindici d’anni sta ridisegnando il volto del Borgo Campidoglio a Torino, tramite la realizzazione di opere concordate con i residenti sulle pareti di edifici privati. Il secondo motivo è rintracciabile nella mia azione critica sempre tesa ad una osservazione attenta ed il più possibile obiettiva dei mutamenti in atto nella fenomenologia artistica contemporanea. Nei primi anni di un’attività che è nata come vocazione, a contatto con i giovani autori di quell’epoca distante ma per molti versi ancora attuale, ho registrato il rinnovamento della pittura dopo l’ondata della Transavanguardia, in un clima di contaminazione multidisciplinare e di enfasi espressiva, fortemente venata da suggestioni provenienti dall’estetica metropolitana, dalla moda, dalla musica e, soprattutto, dal fumetto. Dagli States giungevano intanto gli echi delle gesta dei primi graffitisti, che invadevano con la vernice spray gli anfratti della metropoli e le subways, coniando, in piena post modernità, un nuovo alfabeto pre moderno, mentre nelle discoteche, che al tempo frequentavo anche come organizzatore contaminando tra loro vari generi, si iniziava a proporre il rap, a quelle esperienze strettamente correlato. Incanalatosi nella dimensione di un ingresso nel mercato al più alto livello di quegli anni, comunque ancora equilibrato se paragonato agli eccessi degli anni Zero, soprattutto per le migliori individualità quali Basquiat, Haring, Sharf, Cutrone , Ramalzee l’arte di strada, oscurata per buona parte degli anni ’90 da altri fenomeni quali il Post Human di Jeffrey Deitch e l’invadenza, soprattutto in Italia, di un neo concettuale citazionista, stereotipato e molto “politicamente corretto”, ha conosciuto nuovo vigore ed un allargamento delle sue potenzialità di linguaggio con gradualità negli anni Zero. Molti giovani artisti hanno iniziato ad usare le strade e le piazze delle città come luoghi per esprimere la propria creatività adoperando tecniche diverse, con uno stile non più vincolato unicamente all’impiego della bombola spray, che pure rimane veicolo privilegiato, con finalità che vanno dalla critica sociale anche radicale alla rivendicazione della libertà espressiva al di fuori dei canali tradizionali. Ma anche da questo punto di vista c’è da registrare una novità sostanziale. Mentre l’ingresso dei graffitisti americani nelle strutture di mercato apparve all’epoca come una sorta di “tradimento” della loro originale vocazione underground, la maggior parte di questa nuova generazione, e così è anche in Italia dove il fenomeno è molto esteso, non vive alcuna contraddizione nel proporre la sua arte sia in strada che in strutture espositive “tradizionali” , e questo atteggiamento è condiviso dall’intero ambiente artistico. La forza e la sintesi del linguaggio di molti tra gli artisti uniti a questo fattore rende il fenomeno, a mio avviso, una componente innovativa nello scenario artistico contemporaneo, come da profezia di Walter Benjamin che sosteneva come l’arte, entrando grazie agli strumenti di riproducibilità tecnica nella sfera della “politica”, fosse destinata a perdere l’aura di esclusività che per secoli l’aveva contraddistinta. Un’aura che è inaspettatamente rientrata in scena negli ultimi anni grazie alle follie del mercato ed all’esaltazione della personalità di artisti dello star system ormai tramutatisi in veri e propri “brand” commerciali, ma che un fenomeno come quello della street art è in grado di esorcizzare nuovamente. Terzo buon motivo per organizzare questa mostra è lo spirito che anima Spazio Sansovino, con la volontà di spaziare a trecentosessanta gradi nella ricerca estetica contemporanea. La proposta di “Sansovino Street 243/25g” con autori già noti come Gec, Opiemme, Truly Design, Pixel Pancho, Galo e Daniele Alonge insieme ai più giovani Xel, Emanuele Mannisi ed Irene Ruiu, permetterà di fruire di uno spaccato esemplare di questa situazione emergente.

Edoardo Di Mauro

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