domenica 15 aprile 2012

Il fenomeno dei graffiti naturali


Sono forse finiti i giorni dei graffiti intesi come atti di vandalismo, incubo di ogni amministrazione comunale? Oggi un nuovo fenomeno porta gli street artist più sensibili a interrogarsi sulla sostenibilità dei propri interventi e a confrontarsi con nuovi mezzi espressivi, a minor impatto ambientale. Le bombolette spray lasciano il posto a materiali e supporti biologici per aiutare la creatività senza danno alla natura: muschio, erba, yogurt e zucchero creano opere d’arte che vivono, crescono e respirano. La rivoluzione verde dell’arte urbana non poteva che nascere nelle due metropoli occidentali più caotiche, New York e Londra. É in queste giungle di cemento che Edina Tokodi e Anna Garforth hanno inaugurato il fenomeno dei “moss graffiti”: vere e proprie isole di decompressione urbana, oasi di verde inaspettato che evocano il ritorno alla natura dell’uomo. Ungherese d’origine e graphic designer, Edina è fondatrice del Mosstika Urban Greenery, collettivo d’artisti ecologici con sede a NY che si dedica alla creazione di nuovi scenari d’incontro tra arte e natura. Edina realizza animali e figure umane in muschio, con le quali tappezza le strade di Williamsburg a Brooklyn. Le sue installazioni site-specific chiedono di essere toccate, annusate e sentite, richiamano alla mente immagini e atmosfere giocose e riescono nell’intento di coinvolgere emotivamente il pubblico. Anna Garforth ha dato invece vita al Progetto Mossenger, Moss (muschio) + Messenger, come forma di comunicazione immediata e contemporanea. Con un passato da illustratrice, il percorso artistico di Anna esplora l’arte tipografica, lavorando il muschio in caratteri originali e realizzando opere grafiche in forma scritta sulle pareti della East London. Anna trascrive i versi delle poesie di Eleanor Stevens in angoli nascosti e intimi della città, spesso luoghi disabitati, che ritrovano vita poco prima di essere demoliti. Le sue installazioni invitano a estraniarsi dai ritmi frenetici della vita in città e a prendersi il tempo, variabile del tutto nuova nel mondo della street art, per attendere che il muschio cresca secondo natura e lasci emergere segrete poesie urbane. Anche l’acqua può essere una valida alternativa alle vernici tossiche. É passato qualche anno da quando Alexandre Orion si è infilato nel trafficato tunnel Max Feffer di São Paulo, armato di un solo panno, e ha rimosso le tracce di smog dalle pareti, disegnando una miriade di teschi, per far riflettere sul livello drammatico dell’inquinamento. Oggi i “reverse graffiti” sono universalmente riconosciuti come un efficace mezzo di comunicazione attento alle problematiche ambientali: usando solamente acqua piovana, detersivi vegetali, spazzole metalliche, un template in alluminio e un’idropulitrice si possono realizzare immagini e grafiche che puliscono la città, invece di imbrattarla. Il mondo del marketing ha immediatamente colto il potenziale di questa tecnica, ribattezzata clean advertising. L’agenzia di comunicazione GreenGraffiti, nata in Olanda ma attiva anche in Italia dal 2009, con numerose campagne pubblicitarie e di sensibilizzazione, è sicuramente un punto di riferimento nel campo di questa innovativa comunicazione virale. I claim impressi su marciapiedi e muri permettono un risparmio di acqua notevole rispetto ai tradizionali manifesti cartacei e hanno un tempo di vita ovviamente limitato, riducendo l’impatto sull’area. Ma non è solo unconventional marketing. Lo scorso anno, GreenGraffiti ha partecipato al progetto di narrazione urbana “I muri di Mirafiori” a Torino con un’azione visiva di riscrittura di un pezzo di storia della città. Dal racconto inedito di Wu Ming I, distribuito gratuitamente a Mirafiori Nord e Sud, è stata estrapolata la frase “Questo autunno cambia il mondo, la poesia è nelle strade”, replicata poi sui muri del quartiere usando la tecnica dei reverse stencil. Sempre a Torino, URBE - Rigenerazione Urbana, una giovane associazione culturale nata da un tavolo di architetti, operatori culturali e fotografi, opera con l’obiettivo di intervenire nel tessuto urbano reinterpretando il tema della riqualificazione fisica e sociale, in chiave artistica. Recuperando aree urbane dismesse o in via di trasformazione e richiamando nei suoi interventi l’arte urbana come veicolo di rigenerazione, URBE sonda percorsi artistici inconsueti e sviluppa nuove tendenze creative. Conclude la carrellata italiana “HYDRA: PAINT WITHOUT PAINT”, realizzato in collaborazione con Aastha Chauhan e Raphael Franco, all’interno della Cittadellarte, presso la Fondazione Pistoletto. Il progetto nasce dalla volontà di realizzare graffiti con un'attenzione particolare al luogo, soprattutto in un contesto storico post-industriale come quello di Biella e delle sue antiche costruzioni lungo il Cervo. Da qui l’idea di operare con interventi reversibili. Un muro di mattoni, un portone sbiadito dal sole, una facciata intonacata. Queste superfici sono state affidate agli artisti BR1 e Raw Tella, che hanno realizzate opere murarie attraverso l’uso dell’acqua e del fango, elementi naturali caratteristici dell’ambiente fluviale. Moss-graffiti, reverse-graffiti, chalk-graffiti, sand-graffiti, rainy-graffiti: la street art sta insomma dimostrando una nuova sensibilità verso le problematiche ambientali, con la quale coniugare la voglia di sperimentare, in modo creativo, un miglioramento responsabile e intelligente delle nostre città. Riuscirà l’arte a salvare il mondo?

fonte: La Stampa