lunedì 8 novembre 2010

Eyes on: KAYONE



Dal 1988 mi sono avvicinato al mondo dei graffiti, fui colpito dalla grande forza e dall’impatto visivo che il writing sa esprimere nel suo contesto di nascita, la strada. Travolto da quel sapore unico che il movimento Hip Hop trasmette, quel momento segnò il corso dei vent’anni successivi della mia vita fino ad oggi. Erano tempi duri per i writer italiani, non si conosceva a fondo il fenomeno e si guardava all’estero con curiosità e ammirazione, ma eravamo entusiasti, perchè coscienti di essere i pionieri di un nuovo grande fenomeno, figlio della strada, fatto sulla strada. L’alba di quella che definirei la mia vita parallela, avviene venendo in contatto con una delle “bibbie” del writing, il libro Spraycan Art. Al tempo eravamo veramente pochi, ci riunivamo tutti al “muretto” per sentirci parte di un gruppo, condividere la nostra passione, scambiarci consigli sulle bozze o per ascoltare un nuovo testo. Passavamo intere giornate a parlare di writing, con davanti brekers, skaters e frisbee che volano sulle teste. Mi diverte ricordare gli innumerevoli tentativi per ottenere tappini skinny o fat, pennarelli enormi con inchiostri indelebili e la ricerca spasmodica di materiale fotografico proveniente dall’estero, tutto questo fa parte della storia che in pochi hanno avuto il privilegio di assaporare, riconoscendo nel presente del writing italiano, il frutto di vent’anni del lavoro di tutti quelli che c’erano. Fondatore nel 1991, insieme ad Airone e Adstar, della prima fanzine italiana dedicata al writing Hip Hop Tribe Magazine, assemblando fotocopie e fotografie, la fanzine segnerà la storia del writing italiano come il primo mezzo di diffusione della nostra cultura a livello nazionale e internazionale diventando voce ufficiale del movimento. La mia crescita come writer viaggerà sul duplice binario della ricerca sulla lettera, fulcro del writing stesso, ed una evoluzione della parte figurativa di classica ispirazione Hip Hop i Puppet, che per un buon periodo mi porterà a essere uno dei capi scuola in Italia. Grazie al writing, ho conosciuto persone provenienti da tutto il mondo e ho partecipato ad innumerevoli Jam, confrontandomi e condividendo con molti altri la stessa grande passione. Nel writing ho ritrovato il mio microcosmo, fatto di regole e leggi non scritte dettate da un forte senso di appartenenza e rispetto per i componenti che lo meritano.



Figlio di una ricerca non accademica, il writing è in continua evoluzione, sempre attento ai tanti stimoli della strada. Il mio stile è rimasto fedele ad una linea più “old school” rispetto a molti filoni contemporanei vicini ad influenze dettate dalla grafica e il 3D, mantenendo vivo lo spirito dei primi pionieri di New York e quel sapore Hip Hop che nel writing contemporaneo è andato scomparendo. Ho vissuto tutte le esperienze che un writer, per definirsi tale, deve percorrere invadendo yard FS, FN e della metropolitana milanese. Ho curato in maniera maniacale l’evoluzione della mia calligrafia, base dello stile di ogni writer, modificando e personalizzando la mia tag, rendendola riconoscibile e veloce da eseguire. Istintivamente, da quando ho intrapreso la mia “carriera”, forse per i miei studi artistici, ho realizzato quadri informali vicini a quel sapore della strada e del vissuto che solo il writing sa trasmettere. Su tela ho cercato di ritrovare una forma più gestuale e istintiva del dipingere. senza abbandonare quell’impatto visivo classico del writing, che su muro esprime tutta la sua forza con colori e dimensioni. Trovo entusiasmante far parte dell’unico e vero movimento artistico contemporaneo, che per molti, potrà sembrare una semplice maniera ripetitiva e noiosa di quella rivoluzione che investì a partire dagli anni settanta l’America, ma che invece riesce ogni giorno ad essere rivoluzione ed innovazione di se stessa, creando correnti parallele, forse più appetibili perché parte del circuito ufficiale dell’arte come la Street Art. Questa è la nostra forza, fare arte e dare arte senza entrare con i nostri lavori in musei e in gallerie blasonate, farlo per la gente comune, che passando davanti ad un nostro lavoro, per un breve istante ci degnerà di uno sguardo, ecco la nostra vittoria, il mio urlo silenzioso si è fatto sentire... io esisto, guardami!








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