sabato 26 febbraio 2011

Intervista a Bros


Tu credi che a Milano sia davvero possibile fare avanguardia artistica?
Non è importante il luogo, dato che un avanguardia nasce prima nella testa degli artisti e poi si sviluppa concretamente. Milano in questi decenni non ha dimostrato di essere all’altezza delle altre capitali dell’arte europee, ma se si lavora bene, grazie anche all’Expo 2015 ( il quale dovrebbe concentrarsi non soltanto con l’ architettura ma anche con le varie espressioni artistiche-culturali). Volere potere!

Cosa dovrebbero fare le istituzioni per incentivare comportamenti virtuosi in questo senso?
Purtroppo l’ arte milanese e di riflesso le avanguardie italiane sono sempre state supportate più delle fondazioni private che da enti pubblici, bisognerebbe iniziare a pensare al contrario, questo potrebbe portare la cultura al servizio di tutti, svincolandola dalle élite.

Sei sempre in mezzo alle polemiche: prima i graffiti, ora le impalcature. Cosa ti ha spinto a sperimentare le maxi installazioni delle impalcature?
Dopo l’ ondata mediatica che è iniziata successivamente della mostra Street Art Sweet Art i giornalisti e le istituzioni hanno cercato di alimentare articoli che si sbilanciavano più sul piano della cronaca che su quello culturale, questo fa si che in questa storiella si è dovuto creare un buono (il comune) e un cattivo (noi in senso ampio). Spesso e volentieri il sottoscritto è stato sia buono che cattivo e questi controsensi mi portano a dei ragionamenti nel creare opere urbane differenti rispetto ai graffiti (anche perchè sono concettualmente lontani dal mio modo di operare) ormai da parecchi anni (vedi via Bros, collezione pubblica omaggio a Piero Manzoni etc.) si tratta di interventi che dialogano col pubblico senza dover intervenire sulle pareti. i miei interventi sulle impalcature sono un’ alternativa (assolutamente volti a donare un immagine alle città) alle pubblicità. interventi sempre autoprodotti e spesso e volentieri su materiali ( teloni) che successivamente verranno “cestinati”. creando cosi un nuovo tipo di supporto lontano dalla sua reale destinazione d’ uso, ottenendo uno step in più alla mia ricerca.

Deve essere stato un lavoraccio. Raccontaci della tua esperienza più difficile.
Non c’ è cosa più bella di vedere il lavoro finito solo dopo ore di lavoro, con la paura di aver sbagliato qualche linea, con l’ eccezionale sorpresa che invece è andato tutto bene. Una sigaretta guardando il tuo operato e poi a casa soddisfatto di un opera conquistata più che concessa. La cosa più complessa è dipingere al contrario su una superficie gigantesca…ma è anche uno dei suoi aspetti più interessanti. Sinceramente non ho mai pensato che fosse un lavoraccio… una volta in piazza Tricolore nel bel mezzo dell’opera ho finito il materiale e ho dovuto prendere l’ auto andare nel mio studio prendere altro materiale e finire prima che arrivasse il sole… è stato divertente.

Una domanda d’obbligo: cosa pensi delle nuove misure restrittive per i graffitari?
Che non mi riguardano.

A quando la tua prossima personale?
Ogni volta che realizzo un opera urbana mi sento di stare allestendo una mostra…per tutti però.

Progetti futuri?
Sto cercando di realizzare attraverso le istallazioni sui ponteggi la più grande mostra a cielo aperto mai concepita in Italia e forse anche all’ estero, abbattendo tutti i confini sia fisici che mentali… sperem.

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