domenica 4 settembre 2011

Manhattan: una riflessione sulla street art

A New York negli anni settanta è nato il movimento del graffiti writing e, pochi anni dopo, la street art. Oggi sono altre le metropoli che contribuiscono a ricombinare l’immaginario estetico e concettuale della street culture, ma la Grande Mela continua ad essere crocevia di esperienze.

Basta fare un giro a Manhattan, più precisamente nel Lower East Side, al 145 di Ludlow Street troverete una bella galleria a cielo aperto, realizzata Crest Arts , MaNY e Brooklyn Street Art. Niente di gigantesco o colossale, ma vi si possono trovare opere di artisti del calibro di Bishop 203, Creepy, Gaia, General Howe, Jake Klotz, Laura Meyers, Nanook, Over Under, QRST, Quel Beast, Shandor Hassan, Travis Simon, Veng, XAM e Yok.

Anche se alcuni storceranno il naso, è interessante rinvenire elementi comuni negli stili, tra artisti che operano a diverse longitudini. Trent’anni dopoi suoi inizi, la street art è un movimento globale che sta in equilibrio tra under- e overground. Come dire, tra ciò che proviene dal basso e ciò che emerge. Il processo di emersione non deve essere per forza un andare indiscriminato verso le masse, verso il mercato, una perdita di potenza espressiva.

Certo, anche in questo mondo negli ultimi anni hanno fatto il loro ingresso i mercanti e la speculazione, ma, come vi segnaliamo spesso su Artsblog, esistono eventi, spazi, persone, che lavorano nell’ottica della riqualificazione urbana, puntando sulla socialità, sulla cultura che la street art promuove. L’idea che l’arte sia essenzialmente condivisibile e la città sia una costellazione di segni e linguaggi in continua ibridazione, ‘the city as a playground‘ direi.

Fonte: Artsblog

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