mercoledì 23 novembre 2011

Anche i graffiti possono essere opere d'arte?

Questa me l'ero persa, meno male che ogni tanto scavo tra i vecchi articoli in giro per le testate giornalistiche "serie" della nostra bella Italia!

Scarabocchi che imbrattano i muri o opere d'arte che rendono meno grigie le città? I graffiti da sempre suscitano sentimenti contrastanti. Una sentenza del Tribunale di Milano potrebbe gettare benzina sul fuoco riconoscendo per la prima volta in Italia il diritto d'autore a un writer.

Non capisco perché i cosiddetti "professionisti" che "lavorano" a Il Giornale debbano sempre mettere pepe in quello che scrivono: per una volta non potrebbero essere obiettivi? Perché una sentenza giusta e doverosa dovrebbe gettare benzina sul fuoco? Se Eros Ramazzotti sentisse una canzone uguale identica alla sua alla radio potrebbe incazzarsi? E allora la benzina dovrebbero darla a voi, da bere però!

Le "opere" di Marco KayOne Mantovani sono inconfondibili: linee appuntite, uso del bianco, sgocciolature e schizzi. Ecco perché i giudici gli hanno dato ragione e hanno condannato per plagio un writer concorrente, Nicola Leonetti, che, oltre a copiare lo stile di KayOne, vendeva i propri graffiti attraverso la sua pagina di Facebook.

E quelle fastidiose virgolette su "opere"? Potrei farci un simposio sull'arroganza che traspare da queste righe. Perché quelle di KayOne sono "opere" e quelle di Emilio Vedova (tanto per citarne uno qualsiasi) sono OPERE? Che differenza c'è tra le diverse influenze artistiche e tra i diversi stili che identificano ogni singolo artista, qualsiasi tecnica egli preferisca?

Quella di Mantovani, inoltre, è una storia particolare. È infatti uno dei pochi che, partito dalla strada, ha avuto l'occasione di farsi conoscere a livello internazionale, tanto da essere sceltro da Vittorio Sgarbi per partecipare all'ultima Biennale di Venezia.

E gli altri sono i cosiddetti "figli della serva mulatta" secondo questo quotidiano. Ovvio e lampante. Sgarbi t'ha scelto per la Biennale? Diventi uno da TGCom. Sgarbi non t'ha cagato? Figlio della serva mulatta. Senz'offesa per KayOne che la presenza alla Biennale (come tutti gli altri artisti presenti) se l'è sudata nel corso degli anni, consumandosi i polpastrelli sui caps zigrinati di migliaia di bombole.

E in ogni caso, caro Nicola Leonetti, ci sono delle linee comportamentali base: se non hai la fantasia per produrre qualcosa di tuo è meglio che lasci stare.

Il divertente è che quelli del Giornale ci hanno messo pure un sondaggio! E ancora più divertente è che quelle teste di banana che di solito comprano quel quotidiano hanno avuto pure il coraggio di rispondere "NO, SONO SOLO SCARABOCCHI"!!! Ma vi rendete conto di quale categoria di persone abbiamo di fronte? Capite perché sono così sarcastico quando partorisco post sofferti e pieni di risentimento come questi? Mi permetto forse io in questo blog di parlare "per sentito dire" in maniera qualunquista e ingiustamente saccente di argomenti che non mi competono come l'economia mondiale, la politica o altri cazzi di cui questo blog non deve occuparsi? E allora perché Chiara Sarra, autrice dell'articolo, non scrive di quello che gli compete?

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