mercoledì 3 ottobre 2012

La vera bonifica la fanno i writers



Da almeno vent'anni i graffiti fanno parte integrante del panorama partenopeo: Napoli, città multiculturale e multietnica, è stata una delle culle del movimento artistico legato ai graffiti in Italia.

Bagnoli, centro dell'hinterland napoletano, già da due anni ospita grazie ai ragazzi di Bereshit la convention BACK TO THE STYLE la quale, secondo il parere di molti abitanti, stanno veramente bonificando la zona e la sua nomea in giro per la nazione dopo anni di malgoverno e di abbandono da parte delle autorità statali.

Come cantava Celentano, "là dove c'era l'erba ora c'è" Bagnoli, coi suoi graffiti e il suo nuovo volto colorato, sorridente, pulito, come il cuore dei campani!

Prima dell'evento, il Corriere della Sera ha intervistato uno degli organizzatori:

Daniele, chi dipingerà i 300 metri di muro?
«185metri per gli artisti ospiti più 120 metri di free wall. Le guest dall’estero sono Rosy One e Kid Kash dalla Svizzera, Reso dalla Francia, Sague e Rage dalla Spaga e Pekor da Berlino (Germania). Per l’Italia quest’anno abbiamo scelto Milano ed invitato WanyOne e FlyCat. Per Napoli saranno presenti tutte le crew più rappresentative (Wild Boys – Hardcore, Ldk, Capras, Cta da Caserta). Sono presenti anche i migliori rappresentati della scena old school (Biz, Shaone, Zentwo, Korvo)».

Bagnoli è sempre stata all’avanguardia sul tema dei graffiti a Napoli, a partire dal leggendario muro della Cumana. Perché proprio lì, nel quartiere operaio? 
«C’è un lavoro che parte da lontano. Nel '99 facemmo la prima jam, un esperimento immaginario che voleva richiamare l’attenzione su una zona come quella di Nisida, bellissima, ma poco vissuta. Ci inventammo una fermata della Cumana, immaginaria, che unisse quel non luogo al resto della città. L’evento si chiamava fermata Nisida. Da allora l’associazione Bereshit, che rappresento, ha lavorato per fare in modo che questa cultura, quella dei graffiti, fosse riconosciuta come strumento per abbellire il territorio e sono nati vari spazi “legalizzati” per questa pratica. Tutto ufficializzato con delibera comunale e municipale. Lavoriamo con la ferma convinzione di fare di Bagnoli, un quartiere alla continua ricerca di una nuova identità, un punto di riferimento per i graffiti in Italia e in Europa».

Il writing resiste ma appare “storicizzato”. Sembra che gli appassionati d’arte urbana guardino solo alla street art. E’ vero?
«Dipende dagli appassionati, ma soprattutto dai punti di vista. Il problema principale, forse, è l’estrema autoreferenzialità del writing rispetto alla stree art. La street art, forse più diretta, appare più vendibile e soprattutto un oggetto di culto da investimento. I graffiti resistono e resisteranno perché sono espressione di una cultura che è soprattutto effetto di un bisogno naturale ed umano. Io esisto!».

Com’è la situazione del writing a Napoli e in Campania? Esiste una new school di giovanissimi che portano avanti la “disciplina”?
«Si, ma c’è ancora molto da fare ed offrire alle nuove leve. Napoli rappresenta in questo momento una delle capitali europee più importanti, dal punto di vista dello stile e della scuola».

Cosa hanno rappresentato e cosa rappresentano per Bereshit i graffiti? 
Principalmente un identità, uno spirito, una missione. Educazione + intrattenimento come diceva Krs-One».

Il pezzo, la hall of fame (enorme murata di graffiti eseguiti da un solo gruppo o crew), che vi resta nel cuore? 
«La prima hall of fame nostra era a Bagnoli, alle spalle della metropolitana, di fronte all’area NATO. Oggi ci sono i lavori (ormai da almeno 6 anni) e l’area è chiusa al pubblico. Lì abbiamo realizzato la maggior parte delle Jam che a Napoli hanno fatto storia (chiamata «Express your Self»), dopo fermata Nisida. Uno dei pezzi che mi è rimasto più impresso fu una realizzazione collettiva di writer e non che recitava “The Only Terrorist” in occasione dell’11 settembre. Per mascherarne la realizzazione organizzammo un torneo di pallone e mentre si giocava, molti realizzava questo pezzo. Fu cancellato dalla polizia e dai vigili del fuoco, in due ore! Il momento in cui il “graffito” si è più avvicinato alla sua radice, quella dell’espressione libera, della protesta».