domenica 11 novembre 2012

La street art che salva le città


A Berlino o a Monaco, Amburgo o Colonia, la Street Art in Germania non è certo una novità. La Germania è, anzi, insieme agli Stati Uniti, la patria dell’arte fatta in strada, dipinta o scolpita, tollerata o capita, amata e accettata come forma d’arte. Nella provincia profonda della Bassa Sassonia, invece, Graffiti & Co. sono un po’ più di un corpo estraneo: esotismo puro. Proprio qui, in un posto con il nome un po’ tetro di Glauchau, si è svolto il sesto “Graffiti & Street Art International Festival” che ha stravolto la natura dei luoghi. Oggi Glauchau è un posto diverso grazie al festival sponsorizzato dall’Ente IBU, ‘Industriebranchensumgestaltung’, ovvero, ridestinazione delle ex aree industriali. In Germania c’è un ufficio apposta che fa capo a Ministero di Ambiente e Industria a occuparsi di questo genere di progetto. A tutti i livelli. Gli anni passati il Festival ha rivitalizzato, fatto conoscere e ridato impulso ad alcuni distretti dell’ex zona industriale della Ruhr, profondo Ovest.

Questa volta si tratta di un borgo medievale della Sassonia, ex distretto industriale con i suoi immensi mattatoi che sfamavano tre Länder della ex Germania Est. Edifici magnifici, architettura tra pre e piena rivoluzione industriale, per ora abbandonati e riportati in vita da una moltitudine di artisti, tedeschi e internazionali. Andy K, Bue the warrior, Christian Rug, Daterone, Elmar Karl, Fast Forward, Martin Ron, Marx, Maximiliane Beck, Quintessenz Creation, Silvio Ukat, sono solo alcuni dei nomi noti di street artist a prendere parte al progetto. Denaro per gli artisti, ma anche per il recupero di una delle aree in Europa fino a trent’anni fa fra le più industrializzate.

Loomit, uno dei graffitari più famosi al mondo negli anni 80, al secolo Mathias Köhler, è una delle menti del festival. È stato il primo in Germania ad aver colorato una intera S-Bahn, la metro esterna, a Monaco. Rischiando anni di galera. Dagli anni ’90 vive della sua arte, e come consulente per i Bürgermeister di diverse città tedesche che gli affidano chi lo stadio da rivitalizzare, chi il tunnel da ricolorare. "L’ IBUg è un evento eccezionale per noi creativi della strada”, spiega l’artista 44enne. “L’architettura di questi dintorni è poesia pura, queste fabbriche stupende, gli spazi, sono oro, non solo per noi artisti, ma anche per le comunità cittadine che d’un tratto si ritrovano al centro dell’attenzione di un mondo di creativi”. E già i piani di recupero si fanno più concreti grazie al Festival. Metà delle fabbriche di Glauchau e dintorni verranno ristrutturate e trasformate in alberghi, atelier, abitazioni. L’altra metà rasa al suolo. A parte i parchi naturali dei dintorni, la vicinanza con la Repubblica Ceca e la Polonia e il magnifico paesaggio di laghi, sotto una delle ex fabbriche hanno scoperto anche le falde aquifere calde. Terme e SPA saranno il prossimo progetto da realizzare.

Al Rathaus, il Municipio di Glauchau, il Sindaco Peter Dresler si sfrega le mani. “L’IBUg è una manifestazione che fai o non fai. Non ci sono vie di mezzo per una cosa così. Noi la facciamo. Ed è un balsamo per l’anima di questi luoghi e dei suoi abitanti”, spiega il Bürgermeister. La creatività è contagiosa. Soprattutto quando lo Stato non ti combatte, ma ti appoggia. “Quando hai fatto un lavoro, e accanto a te ne nasce uno spettacolare e molto più grande, è normale che tu voglia raggiungerlo”, aggiunge Tasso, all’anagrafe Jens Müller, lo star artist tedesco che ha inventato, nel 2006, IBUg. “La campagna e la provincia di questi Länder orientali sono pieni di architetture magnifiche, preindustriali. Recuperarle tout court costa troppo. I fondi UE aiutano. E poi ci siamo noi artisti a dare il nostro contributo. Nel mio Paese è questo mix virtuoso di idee e risorse che rende possibili tante cose”. Come la rinascita di tante realtà nel Far East Tedesco. All’insegna del colore.