Ho avuto il piacere di intervistare Alessandra Ioalè, curatrice d'arte contemporanea focalizzata sugli ambiti del Writing e della Street Art.
Per me è stato molto importante questo confronto, in quanto ho avuto la possibilità di iniziare a portare l'argomento su quelle che sono le dinamiche curatoriali, ancora troppo poco analizzate e messe in discussione. Molto spesso si parla di festival organizzati dalle stesse crew o associazioni di Writers, ma ci sono anche alcuni casi dove nascono delle collaborazioni proficue con dei curatori indipendenti.
Alessandra lavora principalmente nella zona di Pisa, dove sta riuscendo a creare una serie di relazioni con i writers, con l'amministrazione e con alcune associazioni. Sostanzialmente è partita da un' analisi locale del mondo del Writing, avvicinandosi prima ad alcuni writers della zona, per poi ampliare il discorso verso altri luoghi. Un po' tutto quello che stiamo facendo noi curatori che ci occupiamo anche di questo argomento.
Credo sia ora che la discussione si vada a porre anche sulle forme di curatela, ovvero sulla volontà di trovare dei modi per creare delle mostre intelligenti senza snaturare la genuinità del Writing e senza fare semplicemente una traslazione dalla strada all'interno, a mio avviso uno degli aspetti più deleteri e meno apportatori di contenuti che possano esistere.
Qui di seguito la nostra lunga chiacchierata.
Giada: Da alcuni anni ti occupi di Writing e Street Art lavorando prima a
stretto contatto con Etnik per poi impostare dei tuoi progetti curatoriali indipendenti
sul tema. Vuoi raccontarci com’è nato il tuo interesse verso queste tematiche?
Alessandra: Il mio interesse verso il Writing
e la Street Art nasce nel 2007 quando camminando per le strade del centro
storico di Valencia (Spagna), città in cui ho vissuto per un anno, mi son
ritrovata molte volte davanti a intere
facciate cieche di palazzi in rovina o muri di cinta ricoperti da bellissimi
lavori, grandi opere che racchiudevano in sé messaggi ironici, doppi sensi, in
dialogo con le forme delle strutture murarie che le ospitavano. E questo è
successo anche quando ho abitato a Barcelona nel 2008. Fui colpita e
felicemente sorpresa da come questi pezzi potessero restituire un nuovo aspetto
e nuovo significato non solo a quelle logore pareti ma anche a tutto il contesto
urbano. Nel 2009 poi ho conosciuto Etnik in occasione di un evento sulla Street
Art e il Writing, “Walls On Walls Off”, a cura di Stefano Coletto della
Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, organizzato dalla Fondazione Teseco
per l’Arte Contemporanea di Pisa e coordinato dalla Dott.ssa Ilaria Mariotti. Io
seguivo un workshop sul writing condotto da Cuoghi Corsello, in cui tra l’altro
ho conosciuto Moneyless e Useless Idea. Bene, dopo una lunga lezione
introduttiva su queste discipline, dove ognuno di loro ha illustrato il proprio
percorso, le opere e i punti di vista, la porta della curiosità mi si è del
tutto spalancata. Da lì a pochi mesi mi sono interessata di più al lavoro di
Etnik e della sua crew, intessendo con lui un bel rapporto di collaborazione;
ho cominciato un lavoro di ricerca storico-artistica sulla nascita e sviluppo
che il writing e la street art hanno avuto qui a Pisa; quindi mi sono
documentata su Panico Totale, ed infine sul ruolo che la mia città ha avuto e
ha tutt’ora nel panorama odierno di queste due discipline. Partendo quindi da
questo tipo di analisi e sempre in rapporto con gli artisti ho sviluppato
alcuni dei progetti che conosci.
Veduta di Sketch Vinyls
G: Parliamo ora del progetto Sketch-Vinyls di cui sei stata curatrice,
dove sono stati invitati a partecipare molti nomi interessanti del panorama
nazionale, che si sono cimentati nella riproduzione di un disco. Vorrei che mi
raccontassi un po’ le dinamiche curatoriali del progetto, ovvero la ricerca
fatta sull’argomento, la scelta artistica e successivamente anche
l’allestimento che, essendo questa una mostra itinerante, cambiava di volta in
volta.
A: Il progetto nacque in relazione
al contesto del Festival Metarock di Pisa. Un festival di musica rock e non
solo organizzato da oltre 20anni a Pisa che al suo interno ospita “MetArtRock”,
la rassegna dedicata alle arti figurative a cura di Massimo Pasca. Una rassegna
in cui la musica si sposa con l’arte del dipingere dal vivo, in cui ogni
artista invitato ha la possibilità di esporre e vendere le proprie opere a
titolo totalmente gratuito, facendosi notare anche dagli operatori che
gravitano nel campo della musica. E’ in questo modo che negli anni sono nate
tante belle collaborazioni tra artisti e musicisti. Ogni anno la co-curatela
della rassegna è diversa, e per il 2012 Massimo scelse me. Io e Massimo Pasca
volevamo pensare a un progetto che legasse in modo nuovo la musica ad alcune
delle discipline artistiche più in fermento nel panorama contemporaneo odierno.
Per ciò ci venne in mente di invitare artisti, tra fumettisti, street artist,
writers e illustratori, a scegliere o di custumizzare un vinile o reinterpretare
la copertina di un 33 giri; questo permise al progetto di differenziarsi dalle
altre proposte di questo tipo, che si sono organizzate negli anni precedenti in
altre città italiane. Per me significò invece approfondire le diverse modalità
di approccio alla custumizzazione o alla reinterpretazione e la preferenza
dell’una o dell’altra da parte di artisti provenienti da tre discipline
artistiche diverse, e rendere successivamente itinerante il progetto e
promuovere anche le opere che gli artisti facevano in contesti diversi da
quelli a loro consueti di riferimento. Così ho potuto constatare che la maggior
parte dei writers e degli street artist prediligono la custumizzazione alla
reinterpretazione, con qualche eccezione alla regola come per esempio le opere
presentate da 108, Dado, MP5 e SeraKNM, rispecchiando poi quella che è la loro
personalità. Per quanto riguarda l’allestimento è bello vedere come l’intera
collettiva si adatti agli spazi in cui è stata ospitata. La collettiva è itinerante
e non ha ancora smesso di girare, infatti la vedremo a Roma al Circolo degli
Artisti, a dicembre a Torino alla fumetteria BelleVille e per l’anno prossimo a
Firenze al Glue.
Veduta allestimento
G: Un altro tuo progetto intitolato Can-Disky!, invece, vedeva una serie
di live paintings degli artisti partecipanti. Secondo te il live painting
spesso non rischia di mandare in perdita la dimensione gestuale del pezzo e la
sua stessa genuinità, rischiando di rendere il tutto un feticismo e voyerismo
del writer?
A: È due anni che collaboro con lo
staff dell’Ass. ExWide di Pisa per l’organizzazione di eventi culturali estivi.
Per questa estate quando mi hanno chiamata ho presentato CAN-DISKY!, un
progetto sul Writing e la Street Art che ha portato in centro a Pisa alcune
personalità artistiche le cui ricerche sono tra le più significative in queste
discipline. Si compone di una serie di live, che io vorrei definire di “spray-can
art” eseguiti sulla base musicale selezionata dai djs della storica crew pisana
Black Friday, da qui il nome il progetto. In contesti come quelli consueti della
convention o festival, i writers e gli street artist realizzano le loro opere o
i loro pezzi dal vivo su grandi superfici murarie e il pubblico ha la
possibilità di vederli all’opera; in CAN-DISKY la differenza è che gli artisti
hanno lavorato su un pannello di grandi dimensioni in uno spazio all’aperto di
un locale pubblico in pieno centro città, per un pubblico non specializzato. Il
mio obbiettivo è duplice. Da un lato credo che vedere dal vivo chi lavora e
realizza opere con gli spray avvicini il pubblico positivamente alla
comprensione, non tanto della differenza tra il writing e la street art, ma di
cosa sia la spray-can art, il realizzare opere interamente con la tecnica degli
spray, i risultati che si possano raggiungere con questa tecnica, gli sviluppi che
ha raggiunto, e da ciò la distinzione oggettiva ed estetica di un’opera di
questa portata; conseguentemente dall’altro tutto ciò significa portare nella
mia città differenti rappresentanti di queste due discipline, provenienti da
ogni parte d’Italia, per dare ai giovani locali, che vogliono intraprendere o
che hanno già intrapreso questa strada, esempi diversi di come possa essere
declinata quest’arte, dell’uso che si può fare della tecnica e via dicendo.
Aris
Dado
Made
A questo link invece il video di Sera http://www.youtube.com/watch?v=A8wLE97jkO8&feature=youtu.be
G: Ora invece vorrei che mi raccontassi di un altro progetto a cui hai
collaborato in veste di ufficio stampa. Il Festival Oltremare a Marina di
Grosseto, organizzato dall’associazione Artefacto, ha visto il coinvolgimento
di venti artisti provenienti da tutta Italia, che a cadenza settimanale hanno
realizzato dei progetti molto più similari a una tipologia di muralismo urbano.
Come sono state scelte le location e qual è stato il coinvolgimento della
comunità locale?
A: Il Festival Oltremare è un
progetto realizzato dalla ACU Artefacto di Grosseto in collaborazione con la
Fondazione Grosseto Cultura e nasce con la volontà non solo di portare a Marina
di Grosseto venti artisti, tra street artist e writers, di spicco nel panorama
italiano, in occasione dei Campionati di Vela 2013, ma anche di riqualificare e
valorizzare, attraverso le loro opere, alcune aree depresse della città come
quella della Palestra Comunale, e caratterizzare le superfici alcuni di stabilimenti
balneari storici. La scelta delle location è stata operata dal Direttore Artistico
del festival Sera che oltre a questo
ha organizzato e curato anche tutta una serie di attività collaterali, come una
collettiva di più di cento opere all’interno di uno degli spazi espositivi comunali
e dei live di spray-can art nei punti strategici della città, in accordo con le
attività di manifestazione dei Campionati di Vela, per coinvolgere tutta la
comunità locale a partecipare come pubblico durante la realizzazione delle
opere più grandi sui muri della palestra.
Aris
Mr. Thoms
Truly Design
G: In una conversazione privata mi hai raccontato che questo progetto è
andato molto bene anche per quanto riguarda le relazioni con l’amministrazione
comunale. Ci saranno ulteriori sviluppi di Oltremare e in che modo si
relazioneranno con un contesto così particolare? Come vedi attualmente il ruolo
delle amministrazioni e dei comuni nello sviluppo di questa tipologia di arte?
A: Da parte di tutta l’amministrazione
comunale di Grosseto e del direttore della Fondazione Grosseto Cultura il parere
è stato positivo verso la prima edizione di Oltremare, che ha raggiunto buoni
risultati sul territorio locale. Per questo è stato dichiarato che Oltremare
vedrà realizzarsi la seconda edizione diventando appuntamento fisso nel
calendario delle attività culturali del comune di Marina di Grosseto. Di volta
in volta verrà preparato un progetto a secondo della zona che l’Associazione
Artefacto, in dialogo con l’amministrazione, individuerà come degradata o
depressa, e da ciò stabilirà il budget e gli artisti che meglio si possano
esprimere in tal senso. Nel caso specifico quello che vedo è la riuscita costruzione
di un buon dialogo tra amministrazione pubblica e l’associazione di artisti,
che permette finalmente di sviluppare a Grosseto questa disciplina richiamando
artisti da tutta Italia. Non è un caso che un Festival di questo tipo trovi
piede in questa città, in quanto ha visto lo svolgersi in anni passati di
alcune grandi manifestazioni di writing, ricordo Cocktail Party negli anni 2000
e l’anno scorso Urban Device, progetto di riqualificazione urbana della stessa
portata artistica di Oltremare. In generale nella Regione Toscana le
amministrazioni locali e i comuni hanno un ruolo marginale, limitandosi a dare
di volta in volta il patrocinio a questa tipologia di manifestazioni, senza avere
alcun tipo di dialogo con chi le cura o le organizza. Nonostante siano già
state fatte delle manifestazioni di questa portata negli anni ’90 a Firenze,
come a Pisa e Lucca, e in molte altre città toscane, oggi con il ricambio delle
personalità politiche all’interno delle amministrazioni comunali, spesso è come
se si fosse azzerato tutto ciò che è stato fatto in precedenza e ogni volta bisogna
ricominciare tutto da capo e ricostruire quel particolare dialogo.
Made
Etnik e Macs
Dado
Nessun commento:
Posta un commento