lunedì 28 ottobre 2013

Intervista ad Alessandra Ioalè curatrice di Sketch-Vinyls e Can-Disky!, di Giada Pellicari

Ho avuto il piacere di intervistare Alessandra Ioalè, curatrice d'arte contemporanea focalizzata sugli ambiti del Writing e della Street Art.
Per me è stato molto importante questo confronto, in quanto ho avuto la possibilità di iniziare a portare l'argomento su quelle che sono le dinamiche curatoriali, ancora troppo poco analizzate e messe in discussione.  Molto spesso si parla di festival organizzati dalle stesse crew o associazioni di Writers, ma ci sono anche alcuni casi dove nascono delle collaborazioni proficue con dei curatori indipendenti.
Alessandra lavora principalmente nella zona di Pisa, dove sta riuscendo a creare una serie di relazioni con i writers, con l'amministrazione e con alcune associazioni. Sostanzialmente è partita da un' analisi locale del mondo del Writing, avvicinandosi prima ad alcuni writers della zona, per poi ampliare il discorso verso altri luoghi. Un po' tutto quello che stiamo facendo noi curatori che ci occupiamo anche di questo argomento.
Credo sia ora che la discussione si vada a porre anche sulle forme di curatela, ovvero sulla volontà di trovare dei modi per creare delle mostre intelligenti senza snaturare la genuinità del Writing e senza fare semplicemente una traslazione dalla strada all'interno, a mio avviso uno degli aspetti più deleteri e meno apportatori di contenuti che possano esistere.
Qui di seguito la nostra lunga chiacchierata.

Giada: Da alcuni anni ti occupi di Writing e Street Art lavorando prima a stretto contatto con Etnik per poi impostare dei tuoi progetti curatoriali indipendenti sul tema. Vuoi raccontarci com’è nato il tuo interesse verso queste tematiche?
Alessandra: Il mio interesse verso il Writing e la Street Art nasce nel 2007 quando camminando per le strade del centro storico di Valencia (Spagna), città in cui ho vissuto per un anno, mi son ritrovata molte volte davanti a  intere facciate cieche di palazzi in rovina o muri di cinta ricoperti da bellissimi lavori, grandi opere che racchiudevano in sé messaggi ironici, doppi sensi, in dialogo con le forme delle strutture murarie che le ospitavano. E questo è successo anche quando ho abitato a Barcelona nel 2008. Fui colpita e felicemente sorpresa da come questi pezzi potessero restituire un nuovo aspetto e nuovo significato non solo a quelle logore pareti ma anche a tutto il contesto urbano. Nel 2009 poi ho conosciuto Etnik in occasione di un evento sulla Street Art e il Writing, “Walls On Walls Off”, a cura di Stefano Coletto della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, organizzato dalla Fondazione Teseco per l’Arte Contemporanea di Pisa e coordinato dalla Dott.ssa Ilaria Mariotti. Io seguivo un workshop sul writing condotto da Cuoghi Corsello, in cui tra l’altro ho conosciuto Moneyless e Useless Idea. Bene, dopo una lunga lezione introduttiva su queste discipline, dove ognuno di loro ha illustrato il proprio percorso, le opere e i punti di vista, la porta della curiosità mi si è del tutto spalancata. Da lì a pochi mesi mi sono interessata di più al lavoro di Etnik e della sua crew, intessendo con lui un bel rapporto di collaborazione; ho cominciato un lavoro di ricerca storico-artistica sulla nascita e sviluppo che il writing e la street art hanno avuto qui a Pisa; quindi mi sono documentata su Panico Totale, ed infine sul ruolo che la mia città ha avuto e ha tutt’ora nel panorama odierno di queste due discipline. Partendo quindi da questo tipo di analisi e sempre in rapporto con gli artisti ho sviluppato alcuni dei progetti che conosci.


Veduta di Sketch Vinyls


G: Parliamo ora del progetto Sketch-Vinyls di cui sei stata curatrice, dove sono stati invitati a partecipare molti nomi interessanti del panorama nazionale, che si sono cimentati nella riproduzione di un disco. Vorrei che mi raccontassi un po’ le dinamiche curatoriali del progetto, ovvero la ricerca fatta sull’argomento, la scelta artistica e successivamente anche l’allestimento che, essendo questa una mostra itinerante, cambiava di volta in volta.
A: Il progetto nacque in relazione al contesto del Festival Metarock di Pisa. Un festival di musica rock e non solo organizzato da oltre 20anni a Pisa che al suo interno ospita “MetArtRock”, la rassegna dedicata alle arti figurative a cura di Massimo Pasca. Una rassegna in cui la musica si sposa con l’arte del dipingere dal vivo, in cui ogni artista invitato ha la possibilità di esporre e vendere le proprie opere a titolo totalmente gratuito, facendosi notare anche dagli operatori che gravitano nel campo della musica. E’ in questo modo che negli anni sono nate tante belle collaborazioni tra artisti e musicisti. Ogni anno la co-curatela della rassegna è diversa, e per il 2012 Massimo scelse me. Io e Massimo Pasca volevamo pensare a un progetto che legasse in modo nuovo la musica ad alcune delle discipline artistiche più in fermento nel panorama contemporaneo odierno. Per ciò ci venne in mente di invitare artisti, tra fumettisti, street artist, writers e illustratori, a scegliere o di custumizzare un vinile o reinterpretare la copertina di un 33 giri; questo permise al progetto di differenziarsi dalle altre proposte di questo tipo, che si sono organizzate negli anni precedenti in altre città italiane. Per me significò invece approfondire le diverse modalità di approccio alla custumizzazione o alla reinterpretazione e la preferenza dell’una o dell’altra da parte di artisti provenienti da tre discipline artistiche diverse, e rendere successivamente itinerante il progetto e promuovere anche le opere che gli artisti facevano in contesti diversi da quelli a loro consueti di riferimento. Così ho potuto constatare che la maggior parte dei writers e degli street artist prediligono la custumizzazione alla reinterpretazione, con qualche eccezione alla regola come per esempio le opere presentate da 108, Dado, MP5 e SeraKNM, rispecchiando poi quella che è la loro personalità. Per quanto riguarda l’allestimento è bello vedere come l’intera collettiva si adatti agli spazi in cui è stata ospitata. La collettiva è itinerante e non ha ancora smesso di girare, infatti la vedremo a Roma al Circolo degli Artisti, a dicembre a Torino alla fumetteria BelleVille e per l’anno prossimo a Firenze al Glue.


Veduta allestimento


G: Un altro tuo progetto intitolato Can-Disky!, invece, vedeva una serie di live paintings degli artisti partecipanti. Secondo te il live painting spesso non rischia di mandare in perdita la dimensione gestuale del pezzo e la sua stessa genuinità, rischiando di rendere il tutto un feticismo e voyerismo del writer?
A: È due anni che collaboro con lo staff dell’Ass. ExWide di Pisa per l’organizzazione di eventi culturali estivi. Per questa estate quando mi hanno chiamata ho presentato CAN-DISKY!, un progetto sul Writing e la Street Art che ha portato in centro a Pisa alcune personalità artistiche le cui ricerche sono tra le più significative in queste discipline. Si compone di una serie di live, che io vorrei definire di “spray-can art” eseguiti sulla base musicale selezionata dai djs della storica crew pisana Black Friday, da qui il nome il progetto. In contesti come quelli consueti della convention o festival, i writers e gli street artist realizzano le loro opere o i loro pezzi dal vivo su grandi superfici murarie e il pubblico ha la possibilità di vederli all’opera; in CAN-DISKY la differenza è che gli artisti hanno lavorato su un pannello di grandi dimensioni in uno spazio all’aperto di un locale pubblico in pieno centro città, per un pubblico non specializzato. Il mio obbiettivo è duplice. Da un lato credo che vedere dal vivo chi lavora e realizza opere con gli spray avvicini il pubblico positivamente alla comprensione, non tanto della differenza tra il writing e la street art, ma di cosa sia la spray-can art, il realizzare opere interamente con la tecnica degli spray, i risultati che si possano raggiungere con questa tecnica, gli sviluppi che ha raggiunto, e da ciò la distinzione oggettiva ed estetica di un’opera di questa portata; conseguentemente dall’altro tutto ciò significa portare nella mia città differenti rappresentanti di queste due discipline, provenienti da ogni parte d’Italia, per dare ai giovani locali, che vogliono intraprendere o che hanno già intrapreso questa strada, esempi diversi di come possa essere declinata quest’arte, dell’uso che si può fare della tecnica e via dicendo.


Aris


Dado


Made

A questo link invece il video di Sera http://www.youtube.com/watch?v=A8wLE97jkO8&feature=youtu.be


G: Ora invece vorrei che mi raccontassi di un altro progetto a cui hai collaborato in veste di ufficio stampa. Il Festival Oltremare a Marina di Grosseto, organizzato dall’associazione Artefacto, ha visto il coinvolgimento di venti artisti provenienti da tutta Italia, che a cadenza settimanale hanno realizzato dei progetti molto più similari a una tipologia di muralismo urbano. Come sono state scelte le location e qual è stato il coinvolgimento della comunità locale?
A: Il Festival Oltremare è un progetto realizzato dalla ACU Artefacto di Grosseto in collaborazione con la Fondazione Grosseto Cultura e nasce con la volontà non solo di portare a Marina di Grosseto venti artisti, tra street artist e writers, di spicco nel panorama italiano, in occasione dei Campionati di Vela 2013, ma anche di riqualificare e valorizzare, attraverso le loro opere, alcune aree depresse della città come quella della Palestra Comunale, e caratterizzare le superfici alcuni di stabilimenti balneari storici. La scelta delle location è stata operata dal Direttore Artistico del festival Sera che oltre a questo ha organizzato e curato anche tutta una serie di attività collaterali, come una collettiva di più di cento opere all’interno di uno degli spazi espositivi comunali e dei live di spray-can art nei punti strategici della città, in accordo con le attività di manifestazione dei Campionati di Vela, per coinvolgere tutta la comunità locale a partecipare come pubblico durante la realizzazione delle opere più grandi sui muri della palestra.



Aris


Mr. Thoms


Truly Design


G: In una conversazione privata mi hai raccontato che questo progetto è andato molto bene anche per quanto riguarda le relazioni con l’amministrazione comunale. Ci saranno ulteriori sviluppi di Oltremare e in che modo si relazioneranno con un contesto così particolare? Come vedi attualmente il ruolo delle amministrazioni e dei comuni nello sviluppo di questa tipologia di arte?

A: Da parte di tutta l’amministrazione comunale di Grosseto e del direttore della Fondazione Grosseto Cultura il parere è stato positivo verso la prima edizione di Oltremare, che ha raggiunto buoni risultati sul territorio locale. Per questo è stato dichiarato che Oltremare vedrà realizzarsi la seconda edizione diventando appuntamento fisso nel calendario delle attività culturali del comune di Marina di Grosseto. Di volta in volta verrà preparato un progetto a secondo della zona che l’Associazione Artefacto, in dialogo con l’amministrazione, individuerà come degradata o depressa, e da ciò stabilirà il budget e gli artisti che meglio si possano esprimere in tal senso. Nel caso specifico quello che vedo è la riuscita costruzione di un buon dialogo tra amministrazione pubblica e l’associazione di artisti, che permette finalmente di sviluppare a Grosseto questa disciplina richiamando artisti da tutta Italia. Non è un caso che un Festival di questo tipo trovi piede in questa città, in quanto ha visto lo svolgersi in anni passati di alcune grandi manifestazioni di writing, ricordo Cocktail Party negli anni 2000 e l’anno scorso Urban Device, progetto di riqualificazione urbana della stessa portata artistica di Oltremare. In generale nella Regione Toscana le amministrazioni locali e i comuni hanno un ruolo marginale, limitandosi a dare di volta in volta il patrocinio a questa tipologia di manifestazioni, senza avere alcun tipo di dialogo con chi le cura o le organizza. Nonostante siano già state fatte delle manifestazioni di questa portata negli anni ’90 a Firenze, come a Pisa e Lucca, e in molte altre città toscane, oggi con il ricambio delle personalità politiche all’interno delle amministrazioni comunali, spesso è come se si fosse azzerato tutto ciò che è stato fatto in precedenza e ogni volta bisogna ricominciare tutto da capo e ricostruire quel particolare dialogo.


Made


Etnik e Macs


Dado




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