La settimana scorsa sono uscita su Street Art Attack con la prima parte dell'intervista a Shine Royal , dove abbiamo affrontato sia il suo percorso storico che anche molte idee relative al Writing, al puppet e alla scrittura. Ecco a voi la seconda parte dell'intervista.
Buona lettura!
Giada: Sempre
riferendosi all’idea del puppet, ti sembra che ci sia stata una confluenza del
tipico puppet degli anni Novanta in forme di Street Art contemporanea, per
arrivare ai risvolti del Wall Drawing che si può notare nelle forme di
muralismo urbano?
Shine Royal: In
questi trent’anni i linguaggi si sono evoluti, chi ha iniziato negli anni Novanta
ha subito un’evoluzione com’è stato anche per il fumetto e il linguaggio
pubblicitario, mentre chi inizia oggi fa semplicemente quello che vuole. Il
fumetto porta degli stilemi che sono ad un livello molto più alto, pensa ad
esempio al grado di stilizzazione di un puppet anni Novanta rispetto ad un
character Marvel, che potrebbe farti oggi un qualsiasi writer su muro. Hanno un
valore estetico diverso e io li apprezzo entrambi. Anche il fatto che il puppet
si sia evoluto è una conseguenza di come si sia evoluta l’illustrazione in sé,
dove le influenze che si possono riscntrare sono il fumetto e la grafica e dove
il linguaggio è diventato più immediato. Il frame in sé del fumetto è
un’immagine statica che dovrebbe raccontarti un intero universo e di
conseguenza penso che la contaminazione del puppet sia questa, quindi credo che
ora l’attenzione sia quella di non elaborare un singolo soggetto o
caratterizzare fortemente un personaggio, ma cercare qualcosa di più complesso.
Il punto è che non necessariamente chi inizia a disegnare
oggi graffiti conosce il lavoro ad esempio di Bodé, perché vede solo quello che
c’è in giro. Internet è un ottimo contenitore ma tu devi saper cercare, perché
se subisci passivamente facebook avrai quello che va di moda.
Il wall drawing è semplicemente una conseguenza del
disegnare su superfici gigantesche a basso costo, poche persone potrebbero
farsi una quindicina di wall drawing all’anno a spray a colori per loro diletto
personale, quindi penso che sia una conseguenza stilistica del cambiare mezzo.
Mi ricordo Sbafe che anni fa ha attaccato una bomboletta ad un bastone
lunghissimo in un capannone, e ha iniziato a fare il suo puppet a sei metri di
distanza con un’unica one line gigante, quello è stato un gesto che mi ha
colpito e che non ho rivisto fino ad oggi. In quel caso il wall drawing mi
interessa, ovvero quando implica un nuovo uso del mezzo.
Shine Royal con Awer e Kunos, 2010 |
G: Nel
tuo percorso artistico hai anche studiato tipografia e calligrafia, da qui
anche la tua capacità di un lettering davvero fluido ed elegante. Come mai,
allora, la scelta di fare principalmente figurativo?
SR: La
scelta del figurativo nasce dal fatto che mi interessa imparare a disegnare, è
tutto a livello inconscio. Se ho un foglio bianco davanti a me e spengo il
cervello mi viene più facile scrivere, passando da un lettering ad una
calligrafia. Finora non l’ho mai mostrato perché credo che fino a questo
momento ci sia stato molto poco da vedere del mio scrivere. Come ai tempi non
andavo sui muri per non scrivere marciate in giro quando ero ragazzino, allo
stesso modo oggi non pubblico immagini su internet perché non metto in vetrina
qualcosa che non sia degna di essere paragonata o confrontata.
A me infatti piace confrontarmi con chiunque con il
massimo dell’umiltà, perdendo con i migliori dove in un certo senso perdi ma
vinci. Sperimento e disegno per
imparare. Ora sto scrivendo tanto e penso sia giusto mostrare qualcosa.
G: Sei
tra gli iniziatori di un progetto chiamato DropInk,
dove chiedete ad alcuni tra i writers più famosi del panorama nazionale e
internazionale di disegnare o di scrivere. Credo che questo approccio sia uno
dei più interessanti perché è la ripresa della forma di gestualità in tempo
reale poi trascritta su carta. Vuoi raccontarci com’è nato questo progetto,
quali sono le sue intenzioni e i suoi sviluppi futuri?
SR: DropInk nasce da un gioco perchè il mio
amico Raba, che è un ottimo filmmaker, mi voleva far vedere la sua nuova Canon
e il grado di definizione che riusciva a raggiungere attraverso alcune riprese,
quindi per fare un esperimento io ho aperto un album e mi sono messo a
scrivere. Quello è il Dropink che tu hai visto nel video. Qualche giorno dopo
sono andato a casa sua e lui mi ha mostrato un video dove lo aveva montato a
tempo di musica, ed era bellissimo perché venivano ripresi proprio il gesto e
la calligrafia. Non mi piace vedere delle tavole con una frase scritta perché
risulta tutto molto statico, in questo caso invece mi piaceva molto vedere il
lettering nella piena dinamica del farlo e a tempo di musica. Quella notte ho
disegnato il logo Dropink e abbiamo deciso che era bello dare una possibilità a
chi non aveva tanta visibilità o a chi ce l’ha già di mostrare qualcosa che la
gente non sa che fa.
Come ad esempio Wany che ha fatto il tatuaggio o tanti
writer che hanno deciso di fare un bozzetto, perché è un altro aspetto rispetto
ad una dinamica conclusa come quando tu vedi il bombing o un muro finito di un
writer che conosci, inoltre ti dimostra una parte più intima. E’ un progetto in progress e siamo sempre lo
stesso gruppo che ci lavora: io, Raba, in seconda battuta si sono aggiunti
Wesh, Ricro e Sosta, alcuni membri dell’LME1030.
Abbiamo contattato un po’ di persone che stimiamo
nell’ambiente, Graffiti Shop ad esempio ci fornisce i materiali con cui far
scrivere i writer.
Ti racconto un breve episodio che mi ha molto colpito,
quando Loomit ha disegnato a Gemona e ha fatto un cervo con un pennarello
scarico tutto in prima traccia dentro alla macchina mentre pioveva. Quello è
stato proprio imprigionare l’esperienza. Ci sono degli attimi che vale la pena
bloccare in un momento e veicolare attraverso la videocamera.
G: Uno
degli ultimi eventi a cui ha partecipato.
SR: Sono andato i primi di Ottobre a Winterthur ad un evento
organizzato da Phun, un writer italo svizzero, che vive lì. E’ una parete che
si fa una volta all’anno, in un evento che dura tre giorni gestito dalla crew
IBA, e sono stato ospitato insieme a Ricro e Carto. E’ stato molto bello perché
è una jam vecchio stile, molto old school, dove c’erano writer, mc, dj e
breakers.
Era quindi una di quelle jam dove si rappresentano le
discipline, in un contesto freddissimo, dove però c’era molta energia tra le
persone e persino erano presenti famiglie con bambini.
Mi ha ricordato perché ho cominciato a dipingere e perché
amo tutto questo.
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