mercoledì 23 febbraio 2011

Intervista a Ale Senso


Perché hai deciso di chiamarti Senso?
Mi chiamo Alessandra, Ale Senso in arte.
Senso è la maschera esattamente come arlecchino, mi piace perchè ha un significato sia materiale che spirituale, così come arlecchino.

Perché hai iniziato con i graffiti?
Per sfogo, per rabbia, per necessità di espressione, per confronto e poi soprattutto per le mie vicissitudini esistenziali di allora è stata un ancora di salvezza. Fare graffiti mi ha aiutato a sviluppare soprattutto una mia indipendenza creativa, non solo scolastica.

Hai mai avuto difficoltà a confrontarti con altre crew di “maschi”?
Non mi interessa quel genere di confronto, di sfida, c’è sempre qualcuno peggiore o migliore di te, se ti relazioni con gli altri in questa maniera finisci per dimenticarti i veri obiettivi, maschio o femmina non ha nessuna importanza, l’importante è vedere dove si mettono i propri piedi, cioè avere ben presente la tua di direzione.

Hai avuto qualche “maestro”?
Continuamente…anche il vecchietto che gioca a briscola nel bar sotto casa può diventare improvvisamente il mio maestro, maestro di grappa, perchè no. Se invece mi riferisco ai grandi maestri, quelli che hanno lasciato il segno, ce ne sarebbero troppi da nominare, ma un nome te lo posso fare, tra l’altro vivente: Hayao Miyazaki.
Quel che posso prendere dalla parola “maestro” è e rimane per me soprattutto “apprendere” una maniera di porsi e reagire con il mondo.

Quali studi hai frequentato? Ti hanno aiutato nel tuo lavoro?
Ho frequentato l’accademia di belle arti e poi in qualche modo l’ho conclusa, avrei dovuto sbattermi per tramutarla in laurea, ma non l’ho fatto e quindi è rimasto un semplice diploma.
Nel mio settore gli studi ti aiutano poco se poi non metti in pratica, ma in questo giocano fattori importanti, le opportunità che hai intorno o che ti crei tu stesso: l’ambiente, la società, le persone che frequenti, la tua determinazione. Quel che per me rimane valido: la testa sui libri, le mani al lavoro, le gambe per viaggiare, sempre.

Pensi che a Milano ci sia ancora una scena artistica underground?
Sono la persona meno adatta per descrivere la scena milanese, visto che in questa scena sono di adozione e a ben guardare non ne faccio neanche parte.
Ci sono tanti creativi in gamba, ne incrocio continuamente, poi alcuni hanno la faccia più simile al…. e vanno avanti, gli altri magari anche più bravi ma più timidi rimangono indietro. Voglio bene a tutti e due i generi, solo alla mancanza di passione non voglio bene. Milano mi ha dato molto ma è molto meglio pensare ad una scena artistica internazionale.

Cosa ritieni che manchi alla scena artistica milanese e cosa potrebbero fare le istituzioni?
Di più di quello che ha fatto finora e farlo decisamente meglio. D’altra parte mi piacerebbe vedere più creativi porsi in maniera matura di fronte alle istituzioni e fare le proprie proposte. Delle volte accade, ma credo che la difficoltà maggiore sia quella di farsi la propria strada quando non si hanno conoscenze “specifiche”, dirette o quando, per esempio, ti negano i fondi per realizzare qualcosa di “culturalmente” valido, ma spuntano improvvisamente miliardi per altre cose. Bisognerebbe che si iniziasse ad equiparare i pesi.

Progetti futuri?
Mi trasferisco a Berlino fra meno di due mesi, non posso dire cervello in fuga perchè non c’è Sicuramente però il vuoto che ho ( anche nel cervello) si riempirà di altre cose, cose che ho già visto e che fuori dal mio paese al momento mi piacciono di più.

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