martedì 12 aprile 2011

FROM WALL TO HELL @ Oderzo

Inizia con la realizzazione della murata del sottopassaggio di via Gorgazzo a Oderzo (TV) l'avventura del collettivo Archigraff, il braccio armato di bomboletta dell'associazione culturale Kantiere Misto, denominato FROM WALL TO HELL il quale, in occasione della mostra di Altan e Martini che inizierà a metà maggio presso Palazzo Foscolo, ha deciso di realizzare due murate gemelle a Conegliano e nella cittadina opitergina, dove questo week end è cominciato ufficialmente il lavoro di riqualificazione urbana.

Con il patrocinio del Comune di Oderzo e del Comune di Conegliano, sponsorizzati da Sfumature e Ironlak, si sono dati appuntamento sabato pomeriggio SAIKO, CAMEL, SAGO e SPAZIO. I residenti della zona hanno subito apprezzato l'opera di restauro e riqualificazione del sottopassaggio, incoraggiando gli artisti nella loro opera e ispirandoli alla realtà che quotidianamente vive chi passa da quelle parti. Tuttavia Altan e Martini non sono sicuramente due soggetti "facili" per tematiche e tecniche realizzative e portarli al grande pubblico in una maniera così spontanea e diretta è senza dubbio già un ottimo traguardo per il progetto Archigraff!

Prossimamente verrà realizzata anche la murata situata all'interno del dismesso stabilimento Zoppas di Conegliano, la quale non sarà fisicamente visitabile ma sarà supportata da dei codici QR situati nel frequentatissimo parcheggio in maniera che chiunque possa usufruire della tecnologia messa a disposizione e godere dell'opera stando anche comodamente seduto in macchina.

Rimanete sintonizzati per altre novità riguardanti il progetto FROM WALL TO HELL e nel frattempo leggetevi il commento della new entry Andrea Marcelli (che oggi diventa superdottore in filosofia):

Vivere l’arte

“La M e la E assieme sono capaci di fare molto”
“In tre dimensioni sono versatili, non come la C”
“…E della K cosa mi dici?”
“Fatico a lasciare la strada vecchia per la nuova”.


Nel vedere artisti che fanno il loro lavoro, m’è venuta voglia di fare il mio. Proprio così: tralasciamo le birre scolate il sabato pomeriggio (invero, erano ben più delle bombolette usate); dimentichiamo poi l’insolito senso di impotenza che pervade colui che assiste alla realizzazione d’un’opera d’ingegno; scusiamo infine il sottoscritto, poiché ha fatto ben poco – ed anche quel poco sarà dimenticato.
Perciò, in un brioso e soleggiato pomeriggio d’Aprile, mi sono recato alla disperata ricerca di carta e penna per prendere a modo mio gli appunti e procurarmi così il materiale per quello che andrò a raccontare. Sia chiaro: io di Street Art non so nulla. Quanto all’aerosol, fino all’altro ieri pensavo fosse niente più che la solita pratica per evitare raffreddori stagionali. Non chiedetemi poi di dipingere una parete… mi macchio tutti i vestiti quando maneggio il rullo!
Non crediate che questo sia un testo di critica. Critica d’arte… è una parola grossa e troppo spesso abusata. Ho voluto però prendermi la responsabilità di registrare le mie emozioni, ben sapendo che lo scritto si presta meno alla percezione che non la materia dell’opera. Essa non ci impone le vane verità delle parole, bensì il crudo realismo del fatto, che dinanzi a noi troneggia e colpisce i sensi con maglio di titani. Capirete che stasera sono particolarmente ispirato: sarà la laurea imminente, ma non ho proprio voglia di coricarmi senza aver terminato questo pezzo. Come se domani (o dopodomani) dovesse iniziare una vita nuova o, meglio, “vita nova”. Già: mi devo correggere, e faccio questo coerentemente con ciò di cui sono stato testimone in questi giorni gloriosi… di cui ora fornirò alcuni dettagli.
Introduciamo gli attori della Commedia. C’è un’associazione – si chiama Kantiere Misto. C’è un Comune – quello di Oderzo. Due privati, poi, chiudono il quadro: Sfumature e Ironlak. La prima propone un progetto. Il secondo lo avvalla. Il terzo ed il quarto forniscono i materiali… ed il gioco è fatto. Le date? 8-9-10 Aprile 2011. Calendari aggiornati, grazie.
Un’associazione, però, è composta di teste che pensano, e braccia, e gambe, e… si lasci perdere l’anatomia – è cosa nota. Quattro uomini, dunque, s’affaccendano. Fissano le pareti di un sottopasso: è quello che conduce al quartiere del Gorgazzo, posto sulla strada che lo congiunge al centro cittadino. Fissano, ma i progetti sono già pronti; estraggono fogli e foglietti dalle tasche… e dalle scartoffie emergono piani e prospettive, nonché opere d’autori. Chi sono queste persone e perché espongono al vento ed al sole le sudate carte del loro lavoro?
L’etichetta, la conosciamo già: Kantiere Misto. I quattro sono dei moschettieri improvvisati. Si conoscono da tempo e sovente si frequentano, poiché non sono nuovi a simili imprese. Termini qui il paragone con Dumas: non sono guerrieri, ma artisti. Camel, Sago e Sayko e Spazio. Sono questi i loro nomi. Due parole, un mezzo sorriso, qualcuno che indossa una mascherina protettiva… Impugnano quindi i ferri del mestiere. Il profano è estasiato: sarebbero questi i bianchi? E del grigio cosa mi dite? Pare proprio che le mie domande non li infastidiscano, poiché con cortesia e competenza mi spiegano alcuni dei loro trucchi: “ecco come si miscela”; “so già in anticipo che colori vorrò usare”; “ieri ho stilato per bene il mio progetto”.
Mi chiedo, però: di che progetto si tratta? Perché mai il Comune di Oderzo, in quest’epoca tribolata che vede un’umanità parca di concessioni, così liberamente assegna uno spazio di tal fatta ad una coalizione di quattro volenterosi? La risposta è nel progetto del Kantiere Misto, che gratuitamente presta la sua opera al bene della cittadinanza: poiché il 13 di Maggio, a Palazzo Foscolo, sarà inaugurata una mostra contenente opere di Altan e di Martini, ritennero quanto mai adeguato dedicare due pareti ai due autori e, nel farlo, alleggerire il logoro sottopassaggio dello scempio e della sporcizia accumulatavisi in anni d’abbandono.
Ci credereste? Stiamo parlando di writers e questa è proprio quell’Aerosol Art di cui tanto si narra. Dimenticate, o lettori, le immagini topiche di sbarbatelli con bombolette e tanta voglia di imbrattare i muri di casa vostra. Questi qui sono degli artisti belli e buoni: tutto il giorno a dipingere e disegnare, presenziare a mostre importanti ed incontri culturali. Ci tengo a sottolinearlo: professionisti, non amatori. Gente che di tutto ciò ha fatto un lavoro ed ora restituisce gratuitamente e con liberalità le loro competenze al grande pubblico, consegnando ad Oderzo ed ai suoi cittadini un gioiellino niente male.
Le fasi del lavoro non si possono riassumere in quattro e quattr’otto. In via preliminare, si tinteggiano le pareti con un fondo nero, per coprire le scritte casuali ed estemporanee di vandali od aspiranti writers troppo giovani per comprendere che chiedendo i permessi alle autorità si ottiene molto più che violando le leggi. Nel frattempo, i nostri autori si sono documentati. Il 13 di Maggio, Altan e Martini figureranno a Palazzo Foscolo con rappresentazioni infernali d’ispirazione dantesca. L’ultimo, lo farà con le sue magistrali ed inquietanti figure d’anime e dannati, così espressive da convincere Mondadori a mettere da parte la loro pubblicazione. Il primo, invece, colpisce per la sua interpretazione in chiave attuale, che non dimentica la politica, ma che pure – senza partito alcuno – ironizza e scherza sull’iconografia televisiva e grafica cui ormai siamo stati abituati. Il sottopassaggio costituirà perciò un’appendice congrua a quanto proposto dagli allestitori, poiché da un lato proporrà le “scritte” che ormai fanno parte della vulgata writer, mentre attorno ad esse si articoleranno personaggi ispirati ai suddetti autori: vespe, demonî, dannati e, soprattutto, la Porta dell’Inferno.
Mi viene spiegato che le pareti non sono certo una sfida semplice. In primo luogo, la pendenza negativa costituisce un ostacolo anche per la mano più ferma. Lavorare in quattro, inoltre, significa concertare le proprie opere in modo tale da lasciare spazio sia agli altri che ai disegni finali (ispirati ad Altan o Martini)… I colori, saranno gli stessi della mostra: il bianco ed il nero, magari con qualche tono di rosso. I costi contenuti, poi, obbligano a scelte difficili: sacrificare il particolare all’effetto complessivo o concentrarsi sul dettaglio rischiando poi di insistere troppo su un qualcosa che comunque sarà esposto ai rigori delle stagioni? Mentre dibattono del più e del meno, i ragazzi tracciano con gessi o con colori neutri i punti che li guideranno nella loro composizione. “E’ il bello dello spray” mi dicono, “perché si può sempre coprire con nuovi strati”. Un brindisi per l’inizio dei lavori, ma c’è già il danno: Spazio ha shakerato la bottiglia di birra anziché la bomboletta Ironlak.
Il lavoro procede spedito e dal nulla le immagini giungono in essere. Avevano ragione i Greci: l’arte figurativa è di certo una realtà seconda e, in barba a quel che diceva Platone, è proprio vero che essa stessa ha una vita e non imita la natura, ma si inscrive nel novero delle cose che ad essa appartengono. E’ qui l’occasione di riflettere seriamente su quanto succede. Ho di fronte a me i legittimi eredi dell’arte murale, che dall’età della pietra giunge fino a noi, passando per mosaici, affreschi ed incisioni d’ogni tipo. Aerosol Art è il loro genere, ma quest’espressione ci dice troppo della loro tecnica e troppo poco delle loro ragioni. Ampliamo gli orizzonti e parliamo dunque di Street Art, cui appartengono un tempo ed un luogo, poiché l’artista si cala nel contesto urbano e trasforma il degrado in bellezza e si appropria della quotidianità dei cittadini per elevarla ad occasione di godimento estetico.
Un sottopasso è il luogo ideale per la Street Art. Esso è, come dice il nome stesso, un luogo di passaggio. E’ una zona pubblica, quindi frequentata: l’arte nel quotidiano non richiede intenzioni, non esige ingressi a musei, né pretende troppa attenzione. Si inserisce invece nel vissuto e lo contamina con il germe della bellezza. Inoltre, lavorare alla mercé degli sguardi di pedoni e ciclisti ha come risultato un duplice effetto. L’opera si articola su due livelli concettuali differenti: atemporale e temporale. Da un lato, c’è una rappresentazione tradizionale – il murales – che aspira a restare solida e duratura nel tempo, in barba al clima inclemente e al disprezzo dei vandali. Dall’altro lato di questo specchio metaforico, si colloca il gesto creatore, che diventa esso stesso opera fruibile poiché non rimane segregato nello studio segreto dell’artista, ma si offre allo sguardo di un pubblico occasionale, che transita negli spazi destinati all’opera. E’ questa una vera e propria esperienza di Action Painting: il cittadino e l’artista ne diventano i protagonisti, l’uno nel suo fare e l’altro nello spiare, nel transitare, nel chiedere e nell’informarsi. Un momento magico: come operai della bellezza, questi quattro artisti lavorano di fronte a tutti, permeabili ai commenti, ai complimenti e pure alla vergogna. Si produce un contesto di scambio e dialogo, sempre amichevole e commisurato al livello dello spettatore che volentieri partecipa all’iniziativa, curiosando ed interloquendo, appropriandosi così dell’opera stessa ed includendola nel proprio repertorio di patrimoni comunitari. Il bambino, insomma, trascina i genitori e chiede spiegazioni all’artista; un’avvenente trentenne scatta qualche foto; gli abitanti del quartier Gorgazzo si assicurano che “la Porta dell’Inferno” conduca ad Oderzo e non all’idillio agreste in cui vivono. “Non preoccupatevi” risponde qualcuno: “anche per Dante, l’Inferno non fu che un luogo di passaggio”.

Andrea Mattia Marcelli

Addendum
Colui che volesse ampliare le proprie prospettive sulla tematica trattata nell’opera potrà usufruire pienamente delle nuove tecnologie. Sulla targa apposta dal Comune di Oderzo figurerà anche un codice QR. Per intenderci, si tratta di un codice a barre a due dimensioni, cioè una specie di quadrato con alcuni pixel anneriti che, se inquadrato con un dispositivo portatile (telefonino con connessione ad internet), aprirà il link ad un sito. Grazie a questo codice, dunque, è possibile accedere alle fotografie e alle riprese di un’altra opera simile che vedrà la luce prossimamente a Conegliano Veneto e che costituirà la prosecuzione ideale delle “pareti infernali” di Via Gorgazzo.

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