domenica 19 febbraio 2012

Intervista a ASKER








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Oggi abbiamo avuto il piacere di parlare con Asker, street artist e grafico milanese, a cui abbiamo voluto fare qualche domanda:


Qual'è stata la miccia che ha trasformato Davide in Asker?

La miccia si è accesa quando nel '98 capitai nel bel mezzo di un contest di writing (o jam, ma allora non ne conoscevo ancora il significato) in un caldo pomeriggio d'agosto a Levanto. Fu amore a prima vista.
Dipingevano lettere su superfici enormi… Assurdo, dovevo capire quel movimento, dovevo farlo anch'io!

Per sfruttare una frase tanto cara ai nostri nonni, com'era la scena "ai tuoi tempi"? Quali cambiamenti hai notato?

"Ah, quando c'ero io non c'era mica internette!!"
Scherzi a parte, credo che un fattore rilevante di cambiamento sia stato internet. Nel '98 se volevi approcciarti al writing non era facilissimo, specie se abitavi fuori Milano come me.
La rivista AL è stato il mio punto di riferimento principale, c'era solo un edicola che la vendeva e arrivava con ritardi clamorosi!
Da AL potevo restare aggiornato su jam ed eventi hip hop nei quali potevo vedere dipingere dal vivo i writers e trovare le fanzine e a volte anche spray e marker.
Era più difficile ma anche più "intrigante", dovevi sbatterti per molto più tempo per entrare a contatto e vivere il writing e questo ne portava una selezione naturale: o avevi davvero una forte passione o smettevi dopo qualche mese.


Ora internet ha accorciato le distanze (non dico che sia un male), ha reso tutto a portata di mano in pochi secondi (e va bene anche questo), ma ha appiattito tutto.
Con AL e le fanzine c'era una selezione dei pezzi pubblicati, ora con internet tutti possono caricare tutto a parimerito e per chi inizia non è facile orientarsi nel marasma.
Forse manca un portale serio di writing che faccia da punto di riferimento.


Il secondo fattore di cambiamento rispetto a dieci anni fa è "lo scopo" per cui disegnare lettere.
Oggi si sono aperte porte che prima non si prendeva nemmeno in considerazione (se non, forse, dopo anni): andare nelle gallerie, vendere tele, andare in tv, essere chiamati artisti… non ultimo GUADAGNARCI.
Tutte cose positive eh, ma ho l'impressione che si tenda sempre di più a guardare questi aspetti piuttosto che lo studio del proprio stile e la coerenza… si sta soffocando un po' quella che era l'anima genuina che rendeva forte il writing.
I writers dipingevano per i writers, "il concetto resta estraneo per te se non hai il codice." [cit. Kaos]



Perché secondo te si diventa street artist?

Parlando di writing, più che di street art in senso lato, direi perché si è egocentrici! A me da grande soddisfazione vedere il mio nome enorme o il mio stile su un muro.

Che tipo di tecnica utilizzi nel realizzare i tuoi lavori?
Su muro spray, su tela le ho provate un po' tutte per curiosità, ma alla fine sono tornato a usare gli spray anche li (anche se mi esclude la possibilità di fare formati piccoli)!

Quali pensi siano le prospettive future per il writing? In che cosa si evolverà il writing, se si evolverà , secondo te?
Io spero si evolva! Credo che diventerà più eclettico, si mischierà per tecniche, concetti e formalità ad altre arti compresa quella multimediale.

Pensi che a Milano ci sia ancora una scena artistica underground?
Ammetto di non essere molto informato in tal proposito ultimamente, ma per quello che vedo girando (in strada e in rete) credo proprio di si.

Cosa ritieni che manchi alla scena artistica milanese e cosa potrebbero fare le istituzioni?
Le istituzioni dovrebbero fare meno eventi farlocchi di writing per farsi la bella faccia, pubblicità e sponsor e piuttosto dare i muri legali quando i ragazzi li chiedono (se possibile ovvio) per hall of fame o jam, senza rimbalzarli a priori o farli penare mesi e mesi prima di una risposta.

Quali sono le due parole che consigli ai ragazzini che vogliono cominciare dopo aver letto questa intervista?
Passione e studio stilistico.