VENEZIA | Si tratta della terza inchiesta di questo genere intrapresa dal Servizio sicurezza urbana della Polizia municipale, ed ha portato al deferimento all'autorità giudiziaria, per i reati di imbrattamento e/o danneggiamento continuato, un ventiquattrenne residente a Venezia, un trentacinquenne e un ventinovenne della provincia di Pordenone.
L'indagine è iniziata a dicembre ed è ancora in corso, ed è stata condotta sfruttando sia nuove modalità e nuovi strumenti di indagine, che metodi classici, ovvero la perquisizione e il sequestro.
“Imbrattare i muri e i monumenti di Venezia per la legge è come disegnare con un pennarello sulla Gioconda” (invece lasciare che i turisti la riducano a una discarica è perfettamente normale - nda). Così il comandante generale della Polizia municipale, Luciano Marini, ha definito l'azione dei writers per presentare l'esito dell’indagine “Low pressure”, condotta, dal nucleo di Polizia giudiziaria del Corpo, in tema di contrasto al vandalismo urbano.
I writers sono facilmente identificabili, poiché firmano le proprie opere e spesso anche le fotografano per metterle in rete.
Accurate ricerche in internet hanno perciò permesso agli agenti di risalire agli autori dei graffiti veneziani, confrontando le firme e lo stile, in particolare quelli che tra dicembre 2011 e gennaio 2012 hanno imbrattato i muri in prossimità del Ponte dei Miracoli, di Campo Santi Apostoli, Campiello dei Morti, San Simeon Grande, San Simeon Piccolo, Campiello della Vida, Santa Fosca, Ponte del Tintor, San Cassiano, Rialto.
Nelle abitazioni degli indagati pordenonesi, noti nell'ambiente dei writers con i nomi di Sqon e Gafuck, sono stati trovati bombolette spray anche personalizzate, erogatori e foto dei loro graffiti, tra cui molti realizzati sui treni, che saranno trasmesse alla Polizia ferroviaria.
E' stato inoltre sequestrato il cellulare di Gafuck, che contiene la foto del graffito realizzato presso il Ponte dei Miracoli, mentre a casa di Sqon sono state sequestrate magliette e felpe griffate con la sua “tag”.
Stessa cosa nell'abitazione romana del ragazzo veneziano, noto come Zetaerre, al quale sono stati attribuiti 36 imbrattamenti sul Ponte di Rialto, a Cannaregio, Santa Croce e San Polo. Nella casa sono state trovate anche sostanze stupefacenti sintetiche e piante di marijuana.
“Il Comune di Venezia – dichiara il direttore del Comune di Venezia Agostini – si costituirà parte civile per tutti i danni che lo riguardano e inviteremo i privati danneggiati a fare altrettanto”.
[10/03/2012]
fonte: La Voce di Venezia