domenica 24 novembre 2013

Quando la residenza nello spazio pubblico diventa arte: Il caso How We Dwell - di Giada Pellicari

Quando la residenza nello spazio pubblico diventa arte: Il caso How We Dwell
di Giada Pellicari 



Oggi esco un po' dai confini del Writing e della Street Art per raccontarvi di un progetto artistico che per un sito specializzato come questo potrebbe sembrare fuorviante, ma che in realtà risulta essere molto stimolante per il tipo di relazione che il gruppo che lo ha costituito riesce ad avere con lo spazio pubblico. Quest'ultimo infatti diviene luogo di creazione e di produzione di un processo artistico, degli aspetti che sottendono alle pratiche che trattiamo in questa sede e, quindi, ritengo fondamentale parlarne per instaurare un momento di riflessione e di approccio critico al fenomeno di cui scriviamo sempre.  
How We Dwell (make your own residency) è nato dalla collaborazione di alcuni artisti che si sono formati all'Accademia di Belle Arti di Venezia e che attualmente hanno l'atelier presso la Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia: Andrea Grotto, Adriano Valeri, Cristiano Menchini e Marco Gobbi.
Questo progetto è un ragionamento collettivo dei quattro, che in realtà singolarmente si occupano prevalentemente di pittura, e che in questo caso hanno deciso di riflettere sulle dinamiche delle ormai tanto sentite nominare residenze d'artista, fondamentalmente un sotto-sistema del sistema dell'arte. 
Una peculiarità interessante è che il tutto nasce con la volontà da parte loro di andarsi a relazionare con dei luoghi pubblici, spesso abbastanza sperduti, dove invitano altri giovani artisti loro coetanei a creare la propria residenza e ad andare ad interagire con uno spazio che diviene allo stesso tempo casa e momento di un processo creativo. 
A tutti gli artisti viene dato un kit con strumenti basilari scelti dal gruppo, con cui crearsi il luogo di residenza e portare avanti il progetto nel territorio, una sorta di scatola di sopravvivenza con cui relazionarsi ma in realtà un oggetto che incarna in sè molto di più. Si tratta, infatti, di un passaggio di testimone da artista ad artista e di un dialogo muto tra le parti, dove il soggetto principale è il processo artistico relazionato allo spazio pubblico. Quest'ultimo è un altro scarto fondamentale rispetto a molti altri eventi o mostre che lavorano con le tematiche "fuori white cube", ovvero non si tratta di un progetto curatoriale, quanto più di una collaborazione inter-artistica per il ragionamento su di una dinamica esistente che interessa tutti e che vale la pena indagare.


Esempio di kit
Questo tra l'altro penso che sia  l'aspetto più importante e che sottende tutto il loro percorso, che si forma attraverso diverse fasi, ovvero: la perlustrazione dei luoghi da parte degli artisti, lo scambio di e-mail con gli invitati coetanei e la raccolta del materiale. Compiono e organizzano sostanzialmente un piccolo viaggio. 

Ricerca di materiale sull'isola della Certosa
D'altra parte la stessa idea del viaggio è una formulazione del processo artistico che in realtà in ambito contemporaneo pone le sua fondamenta negli artisti degli anni Settanta e in special modo in quelli ascrivibili al fenomeno della  Land  Art.  Questi  per  primi,  infatti,  sono  andati in esplorazione  di territori  non convenzionali  per  interagire  con  il  luogo effettivo, realizzando delle opere pensate in maniera site-specific. Il viaggio era divenuto così uno strumento di finalizzazione di un lavoro. 
Bisogna ricordare che l'essere site-specific spesso è un termine abusato attualmente, ma in questo caso non esiste definizione migliore perchè la realizzazione del tutto avviene in un determinato luogo, vissuto per un periodo di tempo definito e installato in quel preciso territorio. Non avrebbe senso altrove e decontestualizzato. Semmai in altri luoghi off-site si potrebbe proporre una documentazione dettagliata e ben realizzata del tutto, proprio per mantenere la purezza di questa operazione e rispettarne tutti gli aspetti.
Gli artisti che fino ad ora hanno preso parte al progetto sono: Roberto de Pol e Sam Bunn, Andrea Magnani e Davide Spillari, Tiziano Martini e Lorenzo Morri. 

Residenza di De Pol e Bunn sul Piave
Residenza di De Pol e Bunn sul Piave
Recentemente invece sono stati invitati Rachele Maistrello, artista che lavora molto bene con la fotografia, e Studio Fludd, collettivo veneziano, che hanno svolto la loro residenza dall'11 al 17 Novembre al parco dell'isola Certosa a Venezia,  in una collaborazione con Legambiente. Una settimana quindi dove gli artisti si sono confrontati con le peculiarità di quest'isola e con un parco essenzialmente naturale.
Proprio oggi pomeriggio si terrà la presentazione pubblica del progetto a partire dalle 15, con il seguente programma:

ore 15: Visita guidata alla scoperta del patrimonio naturalistico dell’isola e alla residenza. 

ore 16: Incontro “Poor tools require better skills” – interverrano diversi relatori della Fondazione Bevilacqua la Masa, How We Dwell, Legambiente nazionale e Vento di Venezia. 

ore 18: Aperitivo di saluto e conclusione.


Attendiamo di vedere come continuerà questo progetto.


Arrivo all'isola della Certosa

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