Esce oggi la prima parte dell'intervista che Alessandra Ioalè, nuova collaboratrice di Street Art Attack, ha fatto all'artista Giorgio Bartocci.
La seconda parte dell'intervista uscirà Martedì prossimo.
In occasione di Paratissima9 a Torino ho avuto il piacere di
conoscere meglio l’artista marchigiano d’istanza a Milano, Giorgio Bartocci.
Dai primi passi mossi nel Graffiti-Writing alle esperienze post-graffitiste,
fondamentali per la sua crescita artistica, vediamo esplodere un talento dalla potente
personalità, nel segno della fervida sperimentazione di mezzi e colore, da cui
scaturiscono i suoi inconfondibili personaggi, anime meticce sospese in quel
leale doppio gioco che l’artista intrattiene con la società e la città in cui
essa vive.
Alessandra: Hai
iniziato ad esprimerti come writer, attraverso lo studio e lo sviluppo
personale del lettering. Come definiresti questo percorso iniziato a tredici
anni: si tratta di ricerca artistica verso o all’interno di quella disciplina?
O di impellente necessità di esprimere quelli che erano i tumulti
adolescenziali?
Giorgio: I primi anni
mi affascinava poter esprimere con i Graffiti una sorta di appartenenza ad una
scena, una cerchia di persone differenti dal mucchio, un mondo da scoprire che
mi affascina tuttora, ovvero poter scrivere attraverso un codice “segreto”. Ho
scoperto tanto e gran parte degli stimoli del Writing, ma in altre situazioni
ho preferito relazionarmi con estranei al fenomeno, da questi nascono le
curiosità verso l’ arte e la Street Art
che trovo distaccate moltissimo dal Graffiti Writing. La quotidiana abitudine
nel vedere le immagini delle cose, della gente (da quando ho iniziato) filtrata
dal pensiero fisso dei Graffiti, è una sensazione che non smette. Mi trovo
comunque attivo in contesti differenti.
Giorgio Bartocci_Giungla Urbana |
A: Oggi esprimi
su parete il tuo punto di vista sul disagio sociale che noi giovani viviamo attraverso
i personaggi dipinti con modalità compositive e cromatiche che fanno
riferimento e richiamano alla tecnica del collage. Parlami della tua
predilezione per questa tecnica e della declinazione che tu ne hai fatto su
muro.
G: Non ho ancora
declinato in un unico tema i miei disegni, ho trattato argomenti come
frammentazioni e tensioni sociali alcuni anni fa, spesso sento l’esigenza di
ripetermi. Il collage è una tecnica grafica che mi ha permesso di sviluppare un
diverso approccio su parete e che mi soddisfa visivamente. Cerco di simulare
una pittura, il mio intento è quello di trovare un compromesso compositivo tra
gestualità, istinto, improvvisazione, segno grafico, sintesi, continuando la
ricerca espressiva anche sul tratto, pur avendo eliminato l’outline. Ritengo
che il mio prodotto artistico abbia valore solo se lo spettatore nota questi
fattori, questi elementi insieme in una sensazione e li riconosce.
A: Hai
partecipato, insieme a molti altri artisti di fama internazionale a Icone 5.9
di Modena: uno dei festival più significativi in Italia, che ha dedicato l’edizione
del 2013 ai terremotati dell’Emilia e per cui hai realizzato una gran bella
parete. Qual è stato il tuo approccio artistico in questo contesto?
G: Le prime
edizioni del festival Icone sono state per me dei forti input creativi. Dopo
alcune delle prime manifestazioni modenesi mi sono accorto che il mio metodo di
concepire un graffito stava cambiando (all’epoca facevo solo Graffiti, Lettering).
Grazie agli ospiti internazionali che sono stati invitati (spesso per la prima
volta in Italia), mi sono accorto che potevi avere delle vedute più ampie, fuori
da alcuni schemi che nel Writing classico non esistevano e forse ancora non
sono state accettate dai puristi. Ho visto, così, per la prima volta dei post-graffitisti/Street
Artist dal vivo: mi avevano colpito troppo Eltono, Stack, Honet, Ericailcane e
tanti altri, che stile! Ho partecipato all’iniziativa dello scorso anno con
particolare entusiasmo realizzando un’ opera sulla parete di un edificio
scolastico costruito frettolosamente per dare spazio a tutti i bambini che
avevano perso le loro scuole a causa del terremoto. Questo disegno racconta
l’unione tra popoli in continua fusione, soggetti meticci, provenienti da tutte
le parti del mondo, integrati, chi lo sa, forzatamente o liberamente tra loro.
Nel lato a sinistra volevo sintetizzare il più possibile, tirare fuori quasi un
logo del tema che ho trattato.
Giorgio Bartocci_ Icone5.9_Modena 2013 |
Giorgio Bartocci_ Icone5.9_Modena 2013, dettaglio |
A: Sei stato
anche artista in residenza del Boombarstick Festival nel borgo medievale di Dignano/Vodnjan
in Croazia, un festival indipendente che alla sua prima edizione ha visto
coinvolte personalità come Liqen, gli Interesni Kazki, Hitnes, Phlegm, Sam3,
con cui avrai avuto modo di confrontarti. Cosa ha significato per il tuo lavoro
questa esperienza sia dal punto di vista artistico che umano?
G: Conoscere e
condividere qualcosa con artisti così importanti è stato forte. Il Boombarstick
ha cambiato aspetto ad una città intera,
gli abitanti del posto hanno contribuito fortemente ed è stato assolutamente
formativo per me poter dipingere in un contesto così alto. Ho aumentato alcune
curiosità che mi mantengono vivo.
05 Giorgio Bartocci+Ufocinque_Boombarstick 2013 |
A: In
quell’occasione hai collaborato con Ufocinque per realizzazione di una parete a
dir poco esplosiva, molto ben articolata nella sua composizione in accordo con
il contesto che la ospita. Vediamo una bella combo, in cui le due personalità
artistiche dialogano molto bene. Ci vuoi parlare di questa bella collaborazione?
G: Con Ufo c’è
un rapporto di stima e amicizia che ci ha portato a scegliere di realizzare una
parete in combo, ci siamo confrontati per cinque giorni quasi ininterrottamente
sul disegno che stavamo realizzando. Abbiamo deciso di fare una parete meno
grande del previsto per questioni logistiche, quindi abbiamo modificato la
prima idea in quello che vedi. La nostra preoccupazione principale era che
dovevamo smetterla di aggiungere, altrimenti il muro sarebbe veramente esploso
di dettagli e siamo arrivati al punto di chiederci se crossare alcune parti che
erano fin troppo abbondanti, ma alla fine si è scelto di non toccare nulla.
Giorgio Bartocci_Boombarstick_2013_dettaglio |
Intervista di Alessandra Ioalè
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