Se vi ricordate bene un anno fa ho trattato in questa sede Kennyrandom, lo street artist di Padova che era balzato agli onori della cronaca per il suo progetto The Gift, dove tramite una caccia al tesoro venivano regalate delle opere d'arte al pubblico. Quella volta avevo tracciato un profilo del suo lavoro, inquadrandolo all'interno della storia padovana e partendo dagli inizi degli anni Novanta. (qui )
Anche quest'anno Kennyrandom ha deciso di portare avanti quel progetto, realizzando The Gift 2, un'altra caccia al tesoro che però, questa volta, si strutturava nel distribuire dei numeri corrispondenti a delle opere che sarebbero poi state esposte e regalate all'interno della Random Gallery, uno spazio preso in affitto in Via Ognissanti che è rimasto aperto al pubblico per quattro giorni.
Kennyrandom è un esempio italiano del fenomeno della Street Art, questa pratica artistica che dalla metà degli anni Ottanta si è riversata nelle strade europee e successivamente negli States, dove il linguaggio non è più quello delle lettere ma bensì quello figurativo e iconico, facilmente più leggibile e comprensibile al grande pubblico. Mi interessa parlare di Kennyrandom perchè l'operazione che sta facendo da circa due anni, cioè da quando lavora principalmente sull'utilizzo dello stencil e sulla relazione della figura ombra con altri elementi, si radica in una tradizione di street artismo ben nota, di cui tutti conoscono principalmente Banksy ( un mio articolo qui ). Ci tengo sempre a dire, però, che Banksy ha semplicemente rinnovato un linguaggio e l'ha applicato in maniera molto intelligente, prendendo però delle coordinate già esistenti e riscontrabili prevalentemente in Blek Le Rat. Banksy però è stato importante perchè si è imposto come la cartina di torna sole che ha reso evidente una tendenza e l'ha portata al grande pubblico e, soprattutto, al mercato dell'arte. Ritengo inoltre che, grazie a lui, si sia creata un'era pre-Banksy e post-Banksy, ovvero che dopo il suo successo a livello globale ed economico, molte persone abbiano iniziato a fare Street Art perchè la vedevano come un modo facile di entrare nel mondo delle gallerie e vendere. E' nata, così, l'amatorialità della Street Art, vale a dire che un linguaggio codificato che era prevalentemente parte di una minoranza della popolazione è divenuto un medium espressivo che molti hanno iniziato ad utilizzare senza però un' effettiva coscienza critica. E credetemi che si capisce.
L'evoluzione di Kennyrandom da writer a Street Artist non è nuova, anzi è un percorso fisiologico che spesso è accaduto a writer che hanno iniziato alla metà degli anni Ottanta e che principalmente facevano puppet, andando a dimostrare anche che il linguaggio figurativo della stessa sia sostanzialmente una evoluzione di un character che prima era parte integrante delle lettere. L'utilizzo di nuove tecniche, poi, ha fatto il resto. Come ho sempre detto per quanto riguarda Kennyrandom, credo che l'aspetto più interessante dei suoi lavori sia la loro contestualizzazione all'interno dell'architettura e di come egli abbia la capacità di creare delle effettive quinte scenografiche grazie alla realizzazione dei pezzi. Ma c'è un altro elemento che è molto interessante e che riguarda la strategia di comunicazione utilizzata da Kennyrandom e di come questa l'abbia fatto diventare una figura pop con fans da tutta Italia e dal mondo.
Muovendosi autonomamente grazie prima alla realizzazione di moltissimi nuovi pezzi a Padova, dopo un periodo di silenzio, e poi successivamente grazie ai social networks, è riuscito a crearsi un grandissimo pubblico mainstream che si muove allo stesso modo di quelli che sono i fan delle popstar, per intenderci.
L'idea della caccia al tesoro resa pubblica tramite facebook poco prima del suo inizio ha creato un fermento vivace tra i fan di Kennyrandom, che successivamente ad ogni indizio commentavano freneticamente le fasi del gioco. Si è creata, così, una community di persone che quotidianamente commentavano i suoi post, si scrivevano durante la caccia, postavano foto dei suoi lavori e taggavano il profilo della crew con loro.
Sono andata all'ultima serata della Random Gallery, quella dove sono state consegnate le opere alle persone che avevano trovato i numeri durante la caccia. L'ambiente era quello di un ex locale che ha chiuso dopo poco tempo, che per l'occasione è stato totalmente ridipinto e allestito come galleria personale dell'artista, dove facevano da sfondo numerose tag, mentre i lavori erano appesi alle pareti. Lo spazio è stato trattato con i canoni tipici di alcune mostre di Street Art, con lampade, vespe, una zona palchetto dove c'erano divani sempre ricoperti di tag, il tutto condito da ottima musica e vino. Sostanzialmente Kennyrandom ha regalato ai suoi fan più fedeli una festa. Anche qui non penso che siano le opere stesse l'aspetto più significativo, quanto invece il mettere in piedi l'intera operazione, che di per sè diviene un'opera a se stante e trasla il lavoro dalla strada, ai social networks, allo spazio chiuso e che è stata realizzata grazie all'aiuto di persone fidate.
Mi interessa portare all'attenzione l'allestimento della random gallery: lo spazio era decorato fondamentalmente da tag. Questo è un gioco intellettuale molto divertente e un paradosso del sistema che si ingarbuglia attorno a se stesso, ovvero che l'operazione di uno street artist sia realizzata sullo sfondo di tag che sono tipicamente da writer. Mi ricordo che a suo tempo si erano create moltissime polemiche per una tag che aveva condito un suo lavoro tramite un fumetto, mentre non si era mai parlato di come lo stesso Kennyrandom una volta avesse fatto un suo pezzo dialogando con un throw up esistente precedentemente. Non parlo però dei cross over, quelli non corrispondono ai parametri della cultura di strada in qualunque caso, mentre ultimamente si vede di tutto in giro, cosa che dimostra come, in realtà, non vi sia una coscienza piena della cultura stessa.
Con questo progetto Kennyrandom ha fatto sì un grande regalo ma si è anche garantito un'ottima visibilità a livello di comunicazione e di popolarità, andando a lavorare più su di un livello di operazione generale. La stessa caccia al tesoro è da considerarsi come un lavoro in sè.
Kennyrandom quindi è un esempio italiano di come l'artista che fa Street Art, spesso circondato da un'aura di inafferabilità, sia divenuto un personaggio della mainstream culture, che rispecchia anche quei fenomeni tipici della fine degli anni Novanta, primi anni Duemila, dell'artistar (come lo sono Koons e Hirst) e dell'archistar, dove invece in questo caso si può parlare dello street star-tist.
Non ci resta che rimanere a guardare le prossime evoluzioni di Kennyrandom.
Giada Pellicari
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