E' con grande piacere che oggi pubblico la seconda parte della mia intervista a Frode, noto writer milanese conosciuto prevalentemente per la realizzazione di progetti di carattere pittorico e figurativo. Quello che emergerà dal nostro dialogo risulta essere innovativo per questo sito e nuovo all'interno della serie di interviste da me realizzate, perchè abbiamo affrontato il Writing sia dal punto di vista storico e teorico, che anche da quello inerente a tutti gli aspetti legislativi legati alla disciplina.
E' la prima volta infatti che Frode rilascia un'intervista di questo tipo, nella quale abbiamo parlato in maniera approfondita del rapporto biunivoco esistente tra la sua produzione come writer e il suo lavoro come avvocato, aspetti che in precedenza aveva sempre trattato separatamente. Per leggere la prima parte vai qui.
Giada:
Parliamo ora dell’aspetto legislativo riguardante i graffiti. Recentemente ci
sono stati degli inasprimenti sia nelle indagini che nelle sentenze,
soprattutto a Milano ma non solo. Un po’ questo argomento è stato trattato alla
conferenza del Leoncavallo organizzata anche da Le Grand Jeu, dove sei stato
uno degli ospiti. Vuoi spiegare brevemente quali sono questi inasprimenti? Cosa
pensi in generale dei comuni che da una parte incentivano certi aspetti del
Writing ma rinnegano totalmente la matrice illegale del movimento?
Frode: Credo
che il movimento del writing e quello della Street Art, che si alimentano di un
comune denominatore che è illegale e legale allo stesso tempo, siano
difficilmente inquadrabili. Il Writing in particolare sfugge per propria natura
all’Istituzione, che accorpa uomini ed interessi in leggi e codificazioni.
Le amministrazioni perseguono gli interessi più
evidenti della collettività, ma quando si parla da un lato di proprietà privata
e dall’altro di diritto di espressione, è normale che sorga un conflitto,
specie se il diritto di espressione può compromettere l’integrità della
proprietà degli altri. Tuttavia la scelta di affidare la soluzione del problema
solo o soltanto allo strumento processuale, con l’ovvia e assidua
incriminazione di centinaia di writers, non fa che rimandare nel tempo
l’adozione di misure adeguate alla soluzione del problema. La coscienza delle
persone è in continuo cambiamento, di certo la lotta che è in atto di questi
giorni preannuncia importanti cambiamenti in futuro.
G:
Recentemente hai vinto un processo, dove hai ottenuto una sentenza storica per
il caso di Manu Invisibile, che è stato assolto dall’accusa di imbrattamento di
un muro per il quale invece è stato riconosciuto il valore artistico del suo
lavoro. Cosa può cambiare in
giurisprudenza con una sentenza di questo tipo?
F: La
sentenza “Manuinvisible” del Tribunale di Milano, insieme a quella che ho
ottenuto dei writers nel 2012, sono i due più importanti precedenti in materia
e fino ad oggi hanno contribuito a diffondere un pensiero di cui mi son fatto portatore
ascoltando la gente per strada: che male c’è a recuperare un muro deturpato o
peggio abbandonato e quasi distrutto? Credo sia questo il punto della
discussione. L’aspetto artistico poi è più difficile da affrontare, perché entrano
in gioco molte variabili: cosa è arte e cosa non lo è? Il diritto di un artista
è diverso da quello di un uomo qualunque?
Ciò che ritengo “vittorioso” di questa ultima
sentenza, al di là di molte cazzate che ho visto scritte da giornalisti che non
hanno neppure letto la sentenza, è che porti nel dibattito pubblico un tema
molto importante per tutti i writer ed artisti: si può usare soltanto il pugno
di ferro e mai la carota? Si può, in Italia, rimanere sempre ancorati ai
retaggi del passato senza mai adeguarsi alle necessità di espressione delle
nuove generazioni?
Frode, Giustizia |
G: Avete
celebrato questo momento storico anche grazie ad un lavoro intitolato Dura Lex Sed Lex , dove è stato
riportato in maniera figurativa il processo stesso. Come avete impostato la
murata? Vuoi raccontarcela?
F: La
murata è nata per festeggiare l’assoluzione di Manu, giusto nel pomeriggio dopo
il deposito della sentenza. Senza alcun tipo di bozzetto e con un po’ di
biancone e di grigio e con dieci spray, abbiamo ricreato in 200mq in un solo
giorno la scena dell’udienza.
Prima abbiamo disegnato il Pm, poi io ho disegnato
Manu imputato mentre lui disegnava me, ed infine abbiamo tratteggiato insieme
il Giudice e le strutture dell’aula. E’ stato fenomenale, per lui come
liberarsi di una tensione durata tre anni, per me come affermare, dipingendo
però, i diritti che ho fatto valere in Aula. L’imputato raffigurato come un
insieme di Tag e colature rappresenta la creatività sotto processo, il muro
devastato sotto la ferrovia non fa che esprimere ancora meglio la pesantezza
che si respira, dal punto di vista dell’imputato, nel trovarsi sotto accusa.
Frode e Manu Invisibile |
G: Spesso
voi due collaborate insieme in progetti di muralismo urbano come nel caso della
facciata realizzata in Sardegna. Come ritieni sia il connubio della vostra
pratica?
F: Il
nostro è un lavoro molto alla pari e fatto di reciproco rispetto, anche se io
sono quello più “Old School” tra i due.
Ogni volta che dipingiamo è un’esperienza
completamente nuova rispetto alla precedente. Devo dire che mi diverto molto e
che riusciamo ad intenderci al volo, cosa rara tra gli esponenti del settore.
Non so dove ci porterà questa comunione di
creatività, ma devo riconoscere che ci ritroviamo ad affrontare lavori sempre più
impegnativi ed importanti, ognuno dei quali rappresenta una sintesi nuova dello
stile molto personale di entrambi.
Frode e Manu Invisibile, Campurella, 2013 |
G:
Recentemente hai partecipato a due delle jam più importanti di quest’anno,
ovvero l’Amazing Day a Locate di Triulzi e il Meeting of Styles a Cesano
Boscone. Come sono andate?
F: Entrambe
alla grande, anche se in entrambi i casi ho partecipato solo per alcune ore a
causa di impegni…..di vacanza, non di lavoro in questi caso =)
Grazie per le domande interessanti e buona vita a
tutti – Frode
Frode al MOS Italy |
Intervista di
Giada Pellicari
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