giovedì 15 gennaio 2015

DELLA MIA CARNE by Nicola Alessandrini @ Bologna


La filiera alimentare — pressoché sconosciuta al grande pubblico — che porta una bestia viva a diventare una serie di parti già lavate e confezionate e pronte da esporre nel banco carni del supermercato è qualcosa di fantascientifico. Esistono macchine capaci di “processare” un pollo in soli 10 minuti: entra il pollo intero ed esce la confezione finale, quella che di lì a poco verrà a sua volta impacchettata in grossi bancali e poi trasportata verso la grande distribuzione. E il consumatore — quello che vaga tra le corsie col volantino delle offerte in mano — legge pollo, legge suino, bovino, legge i nomi dei tagli, i consigli di cottura sulle etichette, legge soprattutto il prezzo, vede confezioni con sei fusi di pollo in offerta a 3,20 euro, pacchi formato-famiglia di arista, cotolette, bistecche… Non c’è sangue, non c’è vita. Quelli che io, te e la vecchia col suo “trolley per la spesa” d’ordinanza buttiamo nel carrello sono concetti astratti, completamente scollegati dall’animale da cui i pezzi di carne provengono. La nostra società ha perso ogni contatto della carne come “involucro” di vita. Quasi come se i sei fusi di pollo fossero stati fabbricati e non provenissero da tre pennuti strillanti che probabilmente hanno passato la loro breve esistenza in un capannone per l’allevamento intensivo a ingozzarsi di mangime. Non sentiamo più le loro voci. Le strilla del maiale quando qualcuno gli taglia la carotide mentre in sei o sette lo tengono e guardano il suo sangue che piscia giù nel secchio. Il pianto struggente dell’agnello. Il suono che fa il midollo spinale del coniglio mentre si spezza. Ma Nicola Alessandrini le voci degli animali che andavano a morire le sentiva. Maceratese, classe 1977, Alessandrini alle elementari aveva la scuola proprio accanto al mattatoio. E a ricreazione sentiva gli animali piangere. Mentre — come racconta la sua allucinante biografia — «il gruppo dei maschi non lo voleva perché non giocava a calcio e quello delle femmine perché era maschio». La vita è fatta di carne. Noi siamo fatti di carne. Essere carne è quel che rende tanto meraviglioso e doloroso e spaventoso e puzzolente e eccitante vivere. Ma forse anche noi siamo frammenti? Fusi di pollo, confezioni famiglia di arista, macinato, zampe di coniglio? Se lo chiede pure Nicola Alessandrini che, citando un passo del libro della Genesi, sulla carne ha realizzato una serie di opere originali a matita. Il 16 gennaio le opere verrano esposte a Bologna, presso gli spazi della galleria Portanova 12, in una mostra personale intitolata appunto Della mia carne. Ad accompagnare la mostra una serie di serigrafie in edizione limitata, realizzate appositamente per l’evento e stampate da Strane Dizioni.

QUANDO: 16 gennaio — 8 febbraio 2015
OPENING: 16 gennaio | 18,00
DOVE: Portanova 12 | via Porta Nova 12, Bologna

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