mercoledì 30 gennaio 2013

Cemento – URBANSOLID @ Galleria Square23 Torino



La Street Art è diventata tridimensionale. Ha oltrepassato la bidimensionalità della muro, per invadere ancor più audacemente lo spazio urbano. Dal graffito all’altorilievo.
Il passo è stato breve, poiché la mission era simile. E a compierlo sono stati gli Urbansolid.  I pionieri della Street Art in 3D. Due artisti che, dopo aver affinato la conoscenza del modellato e delle più tradizionali tecniche scultoree, hanno deciso di riadattare la loro esperienza artistica-laboratoriale alle urgenze comunicative dei nostri giorni. Perché l’arte deve parlare al popolo, e il popolo ha bisogno divedere quali realtà un artista socialmente impegnato sia in grado di smascherare.
Se il vero artista di ricerca non è colui che cerca, ma trova – e anzi ri-trova – nei classici la partenza  per il proprio percorso, potremmo in pochi istanti riavvolgere la pellicola della storia delle arti plastiche e ritrovare, nelle creature in gesso e cemento degli Urbansolid, tracce di una tradizione decisamente antica.
Antica tanto da risalire alle grandi lastre in alabastro su cui gli Assiri scolpivano scene di guerra nel  VII secolo a.C, o alle sculture mitologiche del Partenone di Fidia. Passando poi per i rilievi celebrativi delle grandi imprese di conquista degli imperatori romani, scolpite sulle superfici degli archi di trionfo, sino a giungere ai bestiari e al repertorio biblico o fantastico della scultura didascalica medievale, che invadeva archivolti, portali, stipiti e capitelli. Una scultura che era un libro aperto, e lo era al fine di educare il popolo. È da qui, da questo ultimo assunto, e da questa idea di  passato-mai-passato, che bisogna partire per comprendere quale slancio abbia spinto gli Urbansolid a portare la scultura nella Street Art.
L’esordio è stato milanese, ed è avvenuto quasi tre anni fa, per la precisione durante le giornate del Salone del Mobile 2010. Un fuori-salone inaspettato, il loro, ma che ha lasciato il segno nella memoria di chi lo ha vissuto. Venticinque calchi bianchi di teste umane ritratte a metà, appena sopra le labbra, sembravano sbucare dal pavimento, quasi fossero una legione di omonimi insorti contro  un “uno” che tentava vanamente di “emergere”. I venticinque insorti si tappavano il naso in segno di protesta, mentre l’altro cercava di farsi avanti, spingendosi verso l’alto con le mani aggrappate al pavimento, come fosse immerso in una bugia liquida.
Fu poi la volta della famosa piramide di  “Lingotti Anticrisi” installata a Milano in Piazza Affari, esattamente davanti al Palazzo della Borsa, una mattina dello scorso settembre 2011.
Oggi è invece la Galleria Square23 di Torino a scegliere di portare le urban sculptures degli Urbansolid per la prima volta nel capoluogo piemontese, in una mostra personale che si estenderà ben oltre lo spazio espositivo.
“Cemento”.
Questo il titolo . Perché dal cemento sbocciano e si sporgono le loro provocazioni, in un viaggio visivo  a metà strada tra lo spazio e la parete.
È il messaggio che va verso il cittadino. Diventa tattile. Prolungandosi nel caos con l’insinuante strategia del basso e altorilievo. Un messaggio ogni volta esplicito, che si palesa nella chiarezza simbolica della sua stessa rappresentazione plastica. E una denuncia sociale abilmente rimarcata dalla logica del multiplo. Street Art, dunque. Ma in gesso e cemento. E dall’alto contenuto caustico.
Dal 30 gennaio al 24 febbraio 2013 potrete vedere teste umane in gesso emergere o immergersi in bidoni di latta straripanti di chissà cosa, orecchie giganti sporgere dalle pareti per ricordarvi che di “Zona Audiosorvegliata” probabilmente si tratta. Volti allusivamente sorridenti potrebbero improvvisamente affacciarsi dagli schermi di televisori vintage. E incontrerete cervelli, televisori, spermatozoi… tutti sarcasticamente al servizio di una nuova coscienza sociale.
Infine, verrete  sorpresi da una colta e sottile citazione: un rimando ai tondi in terracotta policroma invetriata prodotti agli inizi del Quattrocento dai fratelli Della Robbia in quel di Firenze. Ma cogliere la sapienza nell’eccedenza, starà a voi.
(Testo critico di Giovanna Lacedra)
 
URBANSOLID
CEMENTO
a cura di Giovanna Lacedra
From 30.01.2013   Till 24.02.2013
Opening: 30 jenuary 2013
From 18.00   Till 24.00
Galleria SQUARE23,
Via San Massimo 45, 10123, Torino
Orari di apertura:
11-20, da martedì a sabato

COLLETTIVO FX A OCCUPYDEEJAY

Ospiti oggi a OCCUPYDeejay ci saranno i ragazzi del CollettivoFX, con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare qualche anno fa alla diffusione delle loro celeberrime citazioni artistiche di personaggi famosi che abbiamo personalmente sparso in giro per le nostre città. Che io sappia dovrebbero ancora tutte essere appese, almeno quelle che ho potuto rivedere dalle parti di Pordenone!


Per chi fosse duretto di memoria, si tratta di un collettivo fondato in Emilia volto alla protesta contro la cementificazione urbana tramite attacchinaggio, posterizzazione, arte urbana con l'ausilio del social networking che porta a coinvolgere nelle azioni urbane individui di tutta italia.

FX è un collettivo che ha come obiettivo inquinare il cemento armato urbano e di campagna. Sono esclusi gli stabili già deturpati dal tempo e dal buongusto, come palazzi, chiese, castelli, etc.

Le incursioni o intrusioni sono realizzate direttamente dal Collettivo o in modo Collettivo cioè coinvolgendo numerose persone che agiscono utilizzando il materiale prodotto dal collettivo stesso (stickers, manifesti, quadri).

Un ringraziamento di cuore va a Claudia che ci tiene costantemente aggiornati su tutti gli artisti che la trasmissione ospita riportando in auge una filosofia di urban guerrilla che purtroppo sta andando a morire per lasciare spazio a un sistema sempre più monetario e meno meritocratico! BIG UP DEEJAY!

domenica 27 gennaio 2013

A CASA DI PEGGY: INTERVISTA A JOYS. ASCOLTA IL PODCAST

Joys, Tallin


A Casa di Peggy, il programma radiofonico di Radiobue dedicato all'arte contemporanea, ha intervistato Joys nella sua seconda puntata dedicata al Writing. 
La conduttrice Carolina Bruno, dopo il primo episodio dedicato ad una spiegazione dei fenomeni di Writing e Street Art in generale, si è focalizzata sulla realtà più strettamente padovana approfondendo lo sviuppo stilistico di Joys. 
Per chi ancora non lo conoscesse ricordiamo che Joys nasce a Padova nel 1974 ed entra a far parte da giovanissimo della crew EAD. 
L’arte di Joys nasce e si sviluppa dallo studio delle lettere e di conseguenza dalla scrittura del proprio nome, il quale nel corso degli anni partendo da una semplice tag si è trasformato nello studio di pezzi più complessi studiati nei minimi dettagli.  L’affascinante calligrafismo che caratterizza il lavoro di Joys dà una forza dirompente ai suoi lavori, che dialogano con i muri scelti generando molto spesso una struttura completa. La confidenza con le superfici che deriva dai numerosi anni d’esperienza, lo ha portato ad una leggerezza d’esecuzione e ad una fluidità del gesto, che rendono avvantaggianti anche i rapporti con i muri più difficili da dipingere, come quelli dove esistono angoli ed incastri.  Il carattere “corsivo” caratterizzante i primi lavori, col tempo si è stabilizzato in parametri fissi o, come chiamati dall’artista, livelli, spesso strutturati in maniera tridimensionale.






Joys, Padova



Joys a Frontier, Bologna

sabato 26 gennaio 2013

Smantellalo!


Domenica chiuderemo l'installazione di UNO. Siete tutti invitati a smantellarla insieme a noi e ad appropriarvi dei brandelli!

venerdì 25 gennaio 2013

OPIEMME @ Bologna


Nello STAND 10 galleria BI-BOx di Biella presenterò un nuovo dipinto, delle misure di 100x150 cm, intitolato "ANDY HIKMET", dai nomi dei due autori di cui il lavoro è riscrittura: Andy Warhol e il poeta turco Nazim Hikmet.
Il lavoro è iscritto al Concorso Under 35.

Un altro mio lavoro sarà presentato presso lo  Stand 17 da Untubo (Siena), progetto legato alla galleria Zak (Monteriggioni) in mostra ad Artefiera presso lo Stand 107, Padiglione 25.

Buonagiornata,
Opiemme

MP5 in Granada




giovedì 24 gennaio 2013

Oggi PAO a OCCUPYdeejay!

Oggi PAO ospite a OccupyDeejay! Clicca QUI per vedere la diretta streaming!


Tutti i nostri fedelissimi utenti e ogni singolo appassionato italiano di street art conosce Paolo Bordino aka Pao, milanese classe 1977 che da anni ci regala dei magnifici momenti d'arte! Tra le sue produzioni più celebri ricordiamo la collezione di pinguini realizzata sui tondeggianti blocchi di cemento e le svariate collaborazioni con molteplici aziende nazionali per la realizzazione di coloratissime e spensierate grafiche!

Magari qualcuno non conosce invece OccupyDeejay, il nuovo programma in onda dal lunedì al venerdì, dalle 15.30 alle 17.00, una diretta quotidiana che attraverso la finestra aperta su via Massena 2 si connette con il mondo. Condotto da Wintana insieme ad Andres Diamond e a Marco Mix , aspira a diventare un vero punto di riferimento per i pre-millennials, senza naturalmente voler escludere anche le altre generazioni.


In OCCUPYdeejay la  novità risiede nella prima vera interazione quotidiana del pubblico tramite una piattaforma dedicata di Social TV, che, grazie a Facebook e Twitter, consente allo spettatore di diventare parte attiva del programma stesso. Gli utenti possono interagire utilizzando i Social Network integrati nella stessa interfaccia e massimizzarne in tal modo l’effetto virale. 

Durante l'ora e mezza di diretta, in studio attori, cantanti, blogger, personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. A OCCUPYdeejay i personaggi si raccontano, mostrando i loro video ufficiali o i loro filmati amatoriali. 

OCCUPYdeejay è anche musica attraverso le nuove versioni dei programmi musicali già in onda con successo su DEEJAY Tv - POPCAKE, THE FLOW e ROCK DJ - con le novità discografiche e i nuovi video raccontati e presentati anche dagli stessi artisti ospiti in studio.

mercoledì 23 gennaio 2013

La seconda pelle di Zed1



Zed1: “Ho ideato questo progetto visivo con l’intenzione di sottolineare l’invecchiamento e l’inesorabile decadenza delle molteplici aspetti della realtà, siano essi personaggi, ambienti o situazioni e per evidenziare i livelli interpretativi nascosti dietro una palese immagine o idea. In oltre con queste opere lo spettatore può interagire fino a farne parte in modo integrante.”

martedì 22 gennaio 2013

Intervista a DAMU REGGIANI (from aerosolart.it)



Navigando per la rete, soprattutto grazie alla miriade di social network che oramai entrano nelle nostre vite ogni giorno, è possibile conoscere nel 2013 personaggi che in un modo o nell’altro, hanno scritto alcune pagine della storia del writing in Italia.
E’ il caso di Damu Reggiani, una ragazza che era attiva più di 15 anni fa ma che ho conosciuto solo adesso, incredibilmente tramite LinkedIn.
Trovando sicuramente interessanti e formativi i racconti di vita vissuta da altri artisti, mi è sembrato giusto fare alcune domande a questa writer.

Nella scena dei graffiti-writing, da sempre, le ragazze che dipingono sono numericamente poche. Voi eravate riuscite a mettere assieme una crew, seppur piccola: quali erano i vostri rapporti con il resto della scena? 
Io e Nuar eravamo due ragazze writer. Il bello di essere una ragazza e quindi in un certo senso una mosca bianca, è che potevi girare da una crew ad un’altra ed essere sempre ben accetta, sai com’è, per cui un giorno dipingevamo a Mantova con la BOC e il giorno dopo eravamo a Verona con un’altra crew (VCW, TSM, CSI). All’epoca alcune crew delle nostre zone erano talmente underground da non avere neppure un nome definito, non si volevano inquadrare in una definizione. I ragazzi “b-boys” erano sempre molto gentili con noi “flys”, e nessuno ci ha mai minimamente mancato di rispetto, anzi. Era un mondo a parte, diverso, era bello.

Cosa spinse una ragazza, in quegli anni in cui i graffiti erano sicuramente meno socialmente accettati e conosciuti, rispetto ad ora, a intraprendere questa strada? 
Direi un colpo di fulmine, una passione viscerale verso alcuni pezzi (pochi allora) che vidi in giro.

Sei ancora attiva o hai appeso gli spray al chiodo? 
Non aggredisco più i muri spinta dall’istinto adolescenziale di quegli anni, se capita realizzo qualche pezzo su commissione, ma preferisco evitare, il writing non si può semplicemente imbrigliare in un muro domestico, ha senso solo se è un gesto fugace in un determinato contesto urbano, in altri contesti stona diventa quasi pacchiano e si sminuisce, cosa che voglio evitare. La mia passione per l’aerosol art ha ideato Stikka, un’azienda che crea prodotti underground al limite tra arte e design.

In che modo l’aerosolart ha influenzato la tua vita? 
Il writing fa parte di me. E io faccio parte del writing. Questa arte ha cambiato la mia vita in tutti i sensi. Le mie scelte di vita sono spesso state fatte in base all’amore verso questa arte, personali e non solo. Mi sono diplomata in Comunicazione Visiva , persino la mia tesi intitolata “Writingrafica”, analizzava il lettering e il suo passaggio dal graphic design all’aerosol art. La stessa Stikka appunto nasce con l’intento di coniugare la mia passione per il writing e il mondo dell design.

Quali differenze vedi tra scena italiana dei tempi in cui hai iniziato tu e quella attuale? 
Mah non saprei, di Eron e Sangue Misto non è facile vederne, certo Blu è fuori dal comune.

Quando pensi a questa disciplina, qual’è il primo pensiero che ti viene in mente? 
A quanto questa disciplina mi abbia insegnato a vivere, a stare nel gruppo, ad essere sicura di me stessa e alla fortuna che ho avuto a non finire male in certe situazioni un po’ anomale!

Nella tua ricerca stilistica cosa sta/stava alla base del tutto? 
Sì, lo stile era tutto! Non era una regola scritta, era un concetto che ogni writer maturava nel suo percorso. Io volevo essere una perfezionista, o niente. Tratti sottili, lettering mai visto, colori insoliti ecc. Inutile dire poi che alcuni personaggi hanno influenzato il mio modo di concepire lo stile. Soprattutto ero affascinata dalla scena bolognese e dai talenti che emergevano in quell’area. Bologna effettivamente era una fucina in tutti gli ambiti dell’hip hop, vuoi per il Dams, vuoi per i centri sociali. Ad esempio non credo di aver mai incontrato un’artista più stiloso di DJ Gruff, che tu fossi writer, breaker o mc non potevi negare la sua genialità. Altra ispirazione bolognese molto underground era stata per me l’oca Pea Brain, più avanti scoprii opera della grandissima Monica Cuoghi. Stranamente, traevo ispirazione dai modi più che dalle forme, per questo non direi di avere avuto un writer preferito, io andavo per la mia strada traendo ispirazione dal mondo. Non ero sensibile ai complimenti ma sicuramente uno dei momenti più esaltanti fu quando Dare (RIP) mi scrisse che ammirava molto il mio stile, unico e così diverso soprattutto per una ragazza. In definitiva comunque l’ispirazione l’ho attinta dal mio background culturale, amavo gli artisti futuristi da Boccioni a Balla e a come l’idea di arte in movimento fosse il mio vero concetto di writing, come un graffito dipinto su un treno che sfreccia a tutta velocità lascia a chi lo vede solo l’idea di sé. Un’arte veloce, imprecisa, casuale. Io dipingevo quasi sempre in free style infatti per me questa arte doveva essere improvvisazione.
La cosa che più ami e quella che più odi di questa disciplina.
Amo tutto e non odio nulla a prescindere. Questa è la mia filosofia di vita, a maggior ragione per una disciplina che mi ha dato tantissimo e che consiglio a qualsiasi ragazza (o ragazzo) ami l’arte.

Grazie per il tuo tempo Damu, è stato un piacere!


lunedì 21 gennaio 2013

GRAFFITI vs CRISIS @ S.a.l.e. Venezia


Primo appuntamento verso la mostra internazionale di graffiti writing Headlines 2013.

Urban-Code, S.a.l.e. Dock e Whole Train Press presentano:

Graffiti VS Crisis
un incontro/dibattito ed esposizione
presso S.a.l.e. Docks, iMagazzini del Sale a Punta della Dogana, Venezia.

Programma:

h:18.30 Dibattito e presentazione del libro “GRAFFITI A NEW YORK”
Inervengono: Andrea Caputo(curatore all city writers, curatore graffiti a new york) Domenico De Girolamo (editore whole train press) URBAN CODE e Whole Train Press.

Sarà installata pertutta la giornata una mostra con le foto originali del Libro GRAFFITI A NEW YORK di Andrea Nelli.

h.21.00 Dj set di STOKKA, BIG JOE e DJ TECH.


Headlines: E' ormai evidente quanto il graffiti writing viva una grande ambiguità. E' come se questa pratica fosse serrata tra le due lame di un'ipotetica forbice, la prima lama è quella della criminalizzazione, la seconda è quella dell'istituzionalizzazione. Se da un lato vengono implementati i dispositivi repressivi (sia a livello statale che locale), dall'altra il writing diventa parte del integrante panorama artistico istituzionale. E se con la repressione si restringono gli ambiti pubblici di praticabilità del writing, d'altro canto esso viene sempre più spinto verso una definitiva normalizzazione (oggi possiamo persino comprare le opere dei writers in televisione) .Il mercato vede nel writing un'occasione di profitto, occasione incentrata sulla riconferma del ruolo classico di artista come autore individuale e dell'arte come espressione della singolarità, se poi questa singolarità sforna tele in serie, meglio ancora. A questa logica mercantile si affianca quella del writing come strumento didattico per l'affermazione di un politically correct urbano in cui il bombing si riduce ad arredo e decorazione. E' così che il writing rischia di ridursi a "esercizio di stile", svuotandosi di ogni potenziale di "rottura". Noi Intendiamo organizzare un laboratorio di riflessione sul writing rivolto a chi, in prima persona, porta avanti questa pratica. Headlines propone un modo diverso di agire, sviluppando l'approfondimento attraverso opere, azioni, interviste e dibattiti che indaghino come rinnovare il portato critico del writing a confronto con le dinamiche sociali della città contemporanea. In questi tempi di crisi, in cui i dispositivi di cattura e di repressione si inaspriscono, diviene necessario attivarsi per far si che il writing si confronti con e vecchie e nuove contraddizioni metropolitane, che agisca gli spazi lasciati vuoti e si riappropri di quegli strumenti che ne garantiscono la sopravvivenza. Sentiamo la necessità di recuperare ed aggiornare le suggestioni per rinnovare il gesto sovversivo dei primi writers (senza proporne una parodia), per tornare ad attaccare i muri e smuovere le coscienze, articolando la pratica dentro ad un discorso di costruzione del comune che si ponga il problema di rovesciare i dispositivi di cattura contemporanea. Si tratta ancora una volta di riprenderci ciò che è nostro, di tornare a esercitare in libertà la trasformazione della città, di bypassare il circuito di connivenza tra luoghi espositivi e mercato e, magari, di cominciare a progettare circuiti economici alternativi per finanziare i nostri spazi e le nostre iniziative. Ancora una volta, in definitiva, si tratta di accettare una sfida. INFO: La parte espositiva di Headlines si colloca all'interno di S.a.L.E. Docks, uno spazio di produzione culturale indipendente inserito nel cuore della “stecca del contemporaneo” di Venezia. Indipendenza è infatti la parola chiave e il programma di S.a.L.E. Docks non è mai separabile da un modo di intendere l’arte come terreno di indagine e di intervento nella realtà, sempre fuori da ogni semplicistica retorica legata all’arte pubblica o a modelli predefiniti.

sabato 19 gennaio 2013

INAUGURA OGGI SHOOTING FRONTIER A BOLOGNA

SHOOTING FRONTIER
Luca Capuano / Matteo Monti

Urban Center Bologna, Salaborsa (Piazza Nettuno 3)
dal 20 gennaio al 23 febbraio 2013
opening 19 gennaio, ore 17.00

a cura di Claudio Musso e Fabiola Naldi 

La mostra SHOOTING FRONTIER nasce dall’esperienza vissuta da Luca Capuano e Matteo  Monti durante l’osservazione delle fasi realizzative del progetto Frontier – La linea dello  stile. 
Gli autori, infatti, hanno seguito l’evolversi del progetto, dall’apertura dei cantieri fino alla  conclusione dei lavori, maturando un punto di vista e una narrazione individuale protesi a  trascendere la semplice documentazione di quanto avvenuto. L’obiettivo fotografico si è concentrato sia sui singoli dettagli che rappresentano il modus operandi e le peculiarità  nell’agire di ogni artista, sia sulla rilevazione quotidiana del contesto urbano a cui appartengono i muri dipinti.
Il percorso di Luca Capuano è strettamente legato alla vita dei luoghi nei quali gli artisti hanno  realizzato i grandi dipinti murali. Nei suoi scatti, continui e sequenziali, è possibile leggere il racconto dell’atmosfera che permea le aree urbane interessate. A volte lo sguardo indugia sulle persone e sulle loro storie che entrano nell’inquadratura quasi per caso e ne diventano protagonisti, seppur temporaneamente. Altre volte il campo si stringe restituendo dei ritratti che solo tangenzialmente sfiorano l’istantanea della fase esecutiva pittorica. I muri di Frontier diventano il fil rouge che collega gli elementi in una striscia di racconto, potenzialmente infinita, in cui gli accenni all’indagine sociologica, alla street photography, all’esperienza sul campo compongono un paesaggio urbano vitale e attivo.


Luca Capuano, Frontier - La linea dello stile, 2012 



Luca Capuano, Frontier - La linea dello stile, 2012 


Matteo Monti ha deciso di operare a stretto contatto con gli artisti, seguendoli da molto vicino,  perdendo la visione integrale dell’opera, ma scegliendo di rilevare la complessità insita nelle metodologie di lavoro. Dall’impugnatura della bomboletta spray al movimento compiuto per  tracciare linee e contorni, Monti apre un sentiero per la comprensione dell’individualità del gesto artistico costruendo un dialogo per immagini. La fissità dello scatto fotografico però non riesce da sola ad imbrigliare il dinamismo insito nella pratica del Writing: in mostra, infatti, sono presenti alcuni video che, mantenendo l’inquadratura centrale, immobile e un punto preciso di osservazione, cercano di rendere esplicita le peculiarità dell’azione di alcuni degli artisti del progetto Frontier tra cui Daim, Dado ed Etnik.


Matteo Monti, Dado, Frontier - La linea dello stile, 2012



Matteo Monti, Daim, Frontier - La linea dello stile, 2012

La mostra ha un'appendice dedicata alla storia urbana e architettonica dei contesti interessati dal progetto, curata dall'architetto Daniele Vincenzi per Camere Sonore, già coinvolto nei diversi trekking urbani dedicati a Frontier organizzati da Urban Center Bologna nel corso dell'estate.

SHOOTING FRONTIER è parte di ART CITY Bologna, il nuovo programma istituzionale che nasce dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere, per affiancare con oltre 50 eventi tra mostre e iniziative culturali in città la trentasettesima edizione di ArteFiera, proponendo un'originale esplorazione di musei e luoghi d'arte di Bologna.

Frontier – La linea della stile è strutturato come una piattaforma aperta e in evoluzione, basato su due fasi complementari: una dedicata alla valorizzazione artistica del Writing e della Street Art attraverso la realizzazione di tredici opere murali di dimensione monumentale e una dedicata all’approfondimento teorico e critico delle due discipline. Quest’ultima è rappresentata da un convegno internazionale che si svolgerà al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna l’8 e il 9 febbraio 2013.

L’opera di Luca Capuano è realizzata da Fina Estampa, laboratorio professionale specializzato le cui produzioni sono state esposte in gallerie d’arte e musei italiani e stranieri che coniuga l’approccio produttivo dell’officina creativa in cui l'autore è parte attiva del processo di stampa.

Frontier - La linea dello stile è un progetto sostenuto dal Comune di Bologna e dalla Regione Emilia-Romagna.

Abbiamo il podcast!


Finalmente è uscito il podcast della puntata di A casa di Peggy di lunedì 14 gennaio a cui è stata ospite Giada. Potete ascoltarla a QUESTO LINK!

La nostra esperta di graffiti writing ha chiacchierato con la presentatrice Carolina degli sviluppi locali e nazionali di una forma d'arte finora bistrattata dalle masse come quella che chi frequenta questo blog porta nel cuore!

BIG UP GIADA!

venerdì 18 gennaio 2013

SECONDA BIENNALE INTERNAZIONALE DI GRAFFITI - SAN PAOLO














Dopo la prima edizione tenutasi nel 2010, torna la Biennale Internazionale di Graffiti al Museo Mube di San Paolo dal 22 Gennaio al 17 Febbraio 2013.
Nata con l'obiettivo di promuovere i graffiti e la Street Art, ha avuto la capacità di dare una risonanza e una storicizzazione al movimento, inserendolo all'interno del mondo dell'arte contemporanea grazie alla ricostruzione degli influssi e delle tendenze che ci sono state. 
Più di cinquanta artisti sono stati invitati a questa seconda edizione, che si caratterizzerà anche dalla presenza di lavori installativi.
A rappresentare l'Italia è stato chiamato Etnik, importante writer italiano riconosciuto a livello internazionale, il cui stile si caratterizza dalla tridimensionalità marcata e dalla strutturazione delle lettere attraverso una metodologia che ricalca quella architettonica. 
Proprio lui ci terrà aggiornati in diretta sugli sviluppi della Biennale. Quindi rimanete sintonizzati sul nostro sito.

Tutta la redazione di Street Art Attack manda i suoi più calorosi complimenti al nostro grandissimo rappresentante italiano.
















Qui di seguito la lista degli artisti partecipanti




giovedì 17 gennaio 2013

2501 a Bologna!

Elastico apre il 2013 con una azzardo ragionato: venerdì 18 gennaio inaugura un nuovo spazio espositivo che si affiancherà alla sede di vicolo de' Facchini a Bologna. La galleria, che prende il nome di Elastico Studio, è in via Porta Nova 12 ed aprirà l'attiva espositiva con Vajrapani, una mostra di 2501.




2501, nome d'arte di Jacopo Ceccarelli, nasce a Milano nel gennaio del 1981. Inizia a dipingere a 14 anni da autodidatta e porta avanti la sua passione sui muri della sua città, Milano. Con lo pseudonimo 2501 inizia un percorso artistico che integra graffiti, pittura su tela, scultura e video. Ha partecipato a varie esposizioni sulla street art europea tra cui The Urban Edge show (Milan) , Urban Affair (Berlin). Tra le pubblicazioni in ambito di street art Street logo ( by Tristan Manco) edito da Thems and Hudson; Art of rebellion 3. Nel 2009 vince The Metropolis Art Price di New York con il video Mask, video che verrà proiettato a Time Square. Il premio gli viene assegnato assegnato dalla giuria composta Isabella Rosselini; Cedar Lewisohn, curatore della mostra "Street Art" Tate Modern Londra 2008; Lee Wells curatore della mostra "Multi-Channel Video Installation" State Hermitage Museum San Pietroburgo, Russia 2008; Howard Halle, editor di Time out, New York.

martedì 15 gennaio 2013

INSOMMA QUADRI - photoreport 12 gennaio 2013


Alla vernice della mostra di Andrea "Style1" Antoni parlano anche le rose. Cose di cui non riusciamo a capacitarci, magie dell'arte!

lunedì 14 gennaio 2013

A CASA DI PEGGY: IL WRITING. INTERVISTA A GIADA


A casa di Peggy, il programma radiofonico di Radiobue focalizzato sull'arte contemporanea, torna oggi dedicando una puntata intera al Writing.
Per l'occasione Carolina Bruno, conduttrice del programma, intervisterà Giada Pellicari, curatrice di numerosi eventi e rubriche sul tema, che racconterà una delle realtà più affascinanti del mondo artistico contemporaneo. Non perdete questo evento oggi 14 Gennaio alle 14:30 e in replica alle 22:00.

sabato 12 gennaio 2013

insomma QUADRI by Style1


Dopo aver rischiato la vita in uno spettacolare slalom tra il traffico staranzanese, il buon Style1 vi aspetta al Caffè Carducci a Monfalcone (GO) per mostrarvi le sue recenti creazioni: partecipate numerosi!

venerdì 11 gennaio 2013

L'Urban Art di Massimo Mion

fonte: Elapsus


L'Urban Art nasce negli Stati Uniti agli inizi degli anni Settanta da un fenomeno artistico denominato Graffitismo che continua ancora oggi ad essere uno degli aspetti più caratteristici delle aree metropolitane di tutto il mondo.
Le rappresentazioni iniziali non sono altro che delle scritte, delle tag, ovvero le firme degli autori o delle crew che per un bisogno di autoaffermazione o di protesta decidono di rivendicare un diritto o un'area d'appartenenza nei ghetti newyorkesi.
Ben presto quest'arte si trasforma in un fenomeno alla moda, da seguire ed imitare e mentre alcuni, ancora oggi, continuano a considerarla solo una forma di vandalismo, l'Urban Art riceve consensi da parte di critici e intellettuali che vedono in questi disegni un'originale forma d'arte portatrice di grandi contenuti sociali.
Keith Haring, Jean Michel Basquiat, Banksy, sono solo alcuni dei nomi più celebri che hanno fatto e che continuano a fare dell'arte di strada un vero e proprio manifesto alla libertà d'espressione.

Oggi molti artisti hanno scelto l'Urban Art per esercitare la loro creatività, uno di questi porta il nome di Massimo Mion, fotografo e writer veneziano, un'eccellenza tutta made in Italy che abbiamo intervistato per voi.
Chi è Massimo Mion?
Di professione ingegnere, veneziano, classe 1974, mi occupo di edilizia e manutenzione. Nel tempo libero, invece, mi sono dedicato per diversi anni alla fotografia sia in camera oscura che in digitale e, solo di recente, sono approdato alla Street Art.


Come avviene la tua formazione artistica e come comincia quest'avventura nel mondo della Street Art? 
E' iniziato per gioco poco più di un anno fa. Mi hanno regalato due barattoli di vernice ed ho pensato che sarebbe stato divertente fare il mio autoritratto con la tecnica degli stencil. Il risultato è stato buono al primo tentativo e così ho deciso di continuare a sperimentare nuovi soggetti ed a perfezionare la tecnica. Avendo ottenuto interessanti riscontri in breve tempo, ho fatto degli stencil il mio hobby principale ed, ormai, irrinunciabile.

I tuoi lavori sono di una comprensione semplice e immediata ma il procedimento artistico non sembra altrettanto facile. Spiegaci come nasce una tua opera. 
Dipende innanzitutto dal tipo di risultato che voglio ottenere. Quando il quadro vuole avere un contenuto prevalentemente "artistico", parto realizzando degli scatti fotografici che rielaboro poi in un bozzetto a scala ridotta. In questi lavori il taglio fotografico è evidente, e penso che la tecnica degli stencil sia un valore aggiunto rispetto allo scatto iniziale di partenza.
In generale la tecnica prevede la scomposizione della bozza iniziale in chiazze di colore elementari. Una volta perfezionata la bozza, vengono disegnati e ritagliati a mano gli stencils su fogli di cartoncino. Ogni stencil risulta così associato ad un preciso colore e ad un preciso ordine progressivo di utilizzo. Procedendo in maniera ordinata si dipingono le zone ritagliate degli stencil con la vernice acrilica. Si procede quindi a destrutturare il soggetto iniziale permettendo all'occhio dello spettatore la ricostruzione dei dettagli. Quanto più ci si allontana dal soggetto tanto più lo stesso appare ricco di sfumature. L'obiettivo è quello di stimolare il processo di percezione dell'osservatore invitandolo a riflettere sul rapporto tra significante e significato. Quando invece il lavoro è incentrato sull'"ironia", rifletto sul modo in cui vengono percepiti normalmente i vari soggetti e le diverse situazioni, cercando di ribaltare il punto di vista. In tutti i casi cerco di trasmettere il messaggio con immediatezza e senza troppi fronzoli. In questo mi viene in aiuto la tecnica degli stencil, per la quale vale la regola "less is more".

C'è un tuo lavoro al quale sei particolarmente affezionato? Qual è? 
Ogni lavoro ha per me un significato particolare e, in un certo senso, unico. Forse però Pizza, realizzato presso Urban Contest, è uno di quelli più interessanti. Al di là del soggetto divertente e scanzonato, questo lavoro vuole essere anche una riflessione critica sulla nostra nazione. L'Italia, che viene spesso sminuita attraverso il binomio "pizza e mandolino", mai come in questo periodo è stata in balia delle agenzie di rating internazionali, pronte a "sezionarla" in maniera asettica ed impersonale. Ad ogni modo si tratta di una rappresentazione allegorica di buon auspicio: gli unici colori presenti sono proprio quelli della pizza e della tovaglia, che rappresentano la tradizione della cucina italiana.


In Big Bad Wolf, contrariamente a quanto è scritto nella fiaba, raffiguri Cappuccetto Rosso seduta accanto ad un lupo mansueto e dormiente. Come è nata l'idea di sovvertire l'immagine collettiva del lupo cattivo con quella di un lupo calmo e inoffensivo? 
Ho partecipato ad un concorso a Milano per la realizzazione di un murale avente come tema principale "la bontà dei sentimenti". Con un tema di questo tipo il rischio principale è la retorica. Mi sono proposto pertanto di esprimere questo concetto in maniera originale. L'idea di fondo in Big Bad Wolf è che l'osservatore non può dirsi sicuro che il lupo sia realmente mansueto. Potrebbe essere semplicemente addormentato e non essersi nemmeno accorto della presenza di cappuccetto rosso. L'atmosfera risulta però talmente naturale da risultare convincente. La pacata contemplazione di cappuccetto nei confronti del lupo, però, fuga ogni dubbio.

Durante l'Urban Contest 2012, svoltosi l'estate scorsa a Roma, hai raffigurato un ratto stilizzato con la scritta "Sorry. I'm not Banksy". Ecco, che ne pensi di questo street artist che ha fatto dell'arte dello stencil la sua carta vincente e lo ha reso famoso in tutto il mondo? 
Banksy mi ha fatto scoprire le potenzialità degli stencil come strumento artistico ma, al di là della moda che ha generato, penso che sia un grandissimo artista. Ogni suo lavoro è denso di significati. Riesce ad essere sempre molto incisivo trattando i temi del sociale in maniera originale senza mai diventare esplicitamente "politico".


Ci sono altri artisti nel panorama internazionale contemporaneo che hanno attirato la tua attenzione e/o ammirazione? 
Ce ne sono moltissimi. Tra i più interessanti: Terry Border e Fra.Biancoshock.

Progetti futuri? 
Trovare un bel muro in una zona centrale di una grande città per dare sfogo alla creatività senza alcun vincolo.





mercoledì 9 gennaio 2013

VENETO TRAINS GALLERY PART 2

A una settimana di distanza da Veneto Trains Gallery part 1, pubblichiamo la seconda parte delle foto scattate con il telefonino da Giada che durante i suoi viaggi ha l'abitudine di documentare quello che vede.

Buona visione!