giovedì 31 ottobre 2013

HALLOWEEN GRAFFITI PRODUCTION


HALLOWEEN GRAFFITI PRODUCTION from Laduck Crew on Vimeo.

Pier Laduck & Mauro Teoria at Olbia (Ot) - Italy

Quotes by Street Art Attack

Esistono dei concetti e dei pareri che se non condivisi con la comunità rischiano di rimanere a prendere polvere nel pensiero comune, che striscia come una nebbia autunnale tra la quotidianità, delle frasi che chiunque vorrebbe esprimere ma che spesso muoiono nell'istante in cui nascono.

Abbiamo deciso di creare dei template, delle immagini 150x100, da lasciare liberamente in Creative Commons in maniera che chiunque voglia farne uso può sentirsi libero di stampare e utilizzare a suo piacimento, condividendole con la comunità.




Cominciamo col linkarvene un terzetto in parte autoprodotto, ci piacerebbe foste tanto gentili e partecipi da utilizzarle in maniera massiccia, ovunque ne sentiate la necessità.

mercoledì 30 ottobre 2013

NEOPLASIA - PAO SOLO SHOW @ Square 23 Torino


Dal greco néos (nuovo), e plásis (formazione), indica, in patologia, una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali.
Così come una neoplasia, la società contemporanea continua a svilupparsi in modo caotico, crescendo a dismisura fuori controllo; influenza e corrompe il ciclo vitale del pianeta, distruggendo equilibri ed ecosistemi.
L'ibridazione e le mutazioni determinate dalla genetica, così come dall'inquinamento e dalle radiazioni sono diventate eventi comuni a cui siamo ormai abituati.
I confini tra generi sono superati, le differenze annullate, non è possibile distinguere tra naturale ed artificiale.
Nulla è realmente ciò che sembra.
Neoplasia, la mostra, è uno stabulario di progetti innovativi che prendono in esame casi patologici, esperimenti genetici ed altre anomalie contemporanee.

Neoplasia - Pao solo show
Square 23, via San Massimo 45, Torino
31 ottobre 2013 - 8 gennaio 2014
Orari: 11-20 lun-ven, o su appuntamento
Opening: giovedì 31 ottobre, ore 18
(Opening sponsored by Enoteca Rabezzana)
square23.blogspot.it - info@square23.net

lunedì 28 ottobre 2013

Stasera tutti a votare il vincitore di EXTREME FOR ALL!


Jacopo di EXTREME FOR ALL ci comunica che il contest, di cui vi avevamo già parlato in questo post, ha avuto un grande successo e stasera alle 22, presso la palestra d'arrampicata Rockspot Nord Ovest di via Gramsci 29 a Milano ci sarà la premiazione.

Il pubblico è chiamato ha votare l'opera preferita per aiutare la giuria a decidere il vincitore del contest.


Intervista ad Alessandra Ioalè curatrice di Sketch-Vinyls e Can-Disky!, di Giada Pellicari

Ho avuto il piacere di intervistare Alessandra Ioalè, curatrice d'arte contemporanea focalizzata sugli ambiti del Writing e della Street Art.
Per me è stato molto importante questo confronto, in quanto ho avuto la possibilità di iniziare a portare l'argomento su quelle che sono le dinamiche curatoriali, ancora troppo poco analizzate e messe in discussione.  Molto spesso si parla di festival organizzati dalle stesse crew o associazioni di Writers, ma ci sono anche alcuni casi dove nascono delle collaborazioni proficue con dei curatori indipendenti.
Alessandra lavora principalmente nella zona di Pisa, dove sta riuscendo a creare una serie di relazioni con i writers, con l'amministrazione e con alcune associazioni. Sostanzialmente è partita da un' analisi locale del mondo del Writing, avvicinandosi prima ad alcuni writers della zona, per poi ampliare il discorso verso altri luoghi. Un po' tutto quello che stiamo facendo noi curatori che ci occupiamo anche di questo argomento.
Credo sia ora che la discussione si vada a porre anche sulle forme di curatela, ovvero sulla volontà di trovare dei modi per creare delle mostre intelligenti senza snaturare la genuinità del Writing e senza fare semplicemente una traslazione dalla strada all'interno, a mio avviso uno degli aspetti più deleteri e meno apportatori di contenuti che possano esistere.
Qui di seguito la nostra lunga chiacchierata.

Giada: Da alcuni anni ti occupi di Writing e Street Art lavorando prima a stretto contatto con Etnik per poi impostare dei tuoi progetti curatoriali indipendenti sul tema. Vuoi raccontarci com’è nato il tuo interesse verso queste tematiche?
Alessandra: Il mio interesse verso il Writing e la Street Art nasce nel 2007 quando camminando per le strade del centro storico di Valencia (Spagna), città in cui ho vissuto per un anno, mi son ritrovata molte volte davanti a  intere facciate cieche di palazzi in rovina o muri di cinta ricoperti da bellissimi lavori, grandi opere che racchiudevano in sé messaggi ironici, doppi sensi, in dialogo con le forme delle strutture murarie che le ospitavano. E questo è successo anche quando ho abitato a Barcelona nel 2008. Fui colpita e felicemente sorpresa da come questi pezzi potessero restituire un nuovo aspetto e nuovo significato non solo a quelle logore pareti ma anche a tutto il contesto urbano. Nel 2009 poi ho conosciuto Etnik in occasione di un evento sulla Street Art e il Writing, “Walls On Walls Off”, a cura di Stefano Coletto della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, organizzato dalla Fondazione Teseco per l’Arte Contemporanea di Pisa e coordinato dalla Dott.ssa Ilaria Mariotti. Io seguivo un workshop sul writing condotto da Cuoghi Corsello, in cui tra l’altro ho conosciuto Moneyless e Useless Idea. Bene, dopo una lunga lezione introduttiva su queste discipline, dove ognuno di loro ha illustrato il proprio percorso, le opere e i punti di vista, la porta della curiosità mi si è del tutto spalancata. Da lì a pochi mesi mi sono interessata di più al lavoro di Etnik e della sua crew, intessendo con lui un bel rapporto di collaborazione; ho cominciato un lavoro di ricerca storico-artistica sulla nascita e sviluppo che il writing e la street art hanno avuto qui a Pisa; quindi mi sono documentata su Panico Totale, ed infine sul ruolo che la mia città ha avuto e ha tutt’ora nel panorama odierno di queste due discipline. Partendo quindi da questo tipo di analisi e sempre in rapporto con gli artisti ho sviluppato alcuni dei progetti che conosci.


Veduta di Sketch Vinyls


G: Parliamo ora del progetto Sketch-Vinyls di cui sei stata curatrice, dove sono stati invitati a partecipare molti nomi interessanti del panorama nazionale, che si sono cimentati nella riproduzione di un disco. Vorrei che mi raccontassi un po’ le dinamiche curatoriali del progetto, ovvero la ricerca fatta sull’argomento, la scelta artistica e successivamente anche l’allestimento che, essendo questa una mostra itinerante, cambiava di volta in volta.
A: Il progetto nacque in relazione al contesto del Festival Metarock di Pisa. Un festival di musica rock e non solo organizzato da oltre 20anni a Pisa che al suo interno ospita “MetArtRock”, la rassegna dedicata alle arti figurative a cura di Massimo Pasca. Una rassegna in cui la musica si sposa con l’arte del dipingere dal vivo, in cui ogni artista invitato ha la possibilità di esporre e vendere le proprie opere a titolo totalmente gratuito, facendosi notare anche dagli operatori che gravitano nel campo della musica. E’ in questo modo che negli anni sono nate tante belle collaborazioni tra artisti e musicisti. Ogni anno la co-curatela della rassegna è diversa, e per il 2012 Massimo scelse me. Io e Massimo Pasca volevamo pensare a un progetto che legasse in modo nuovo la musica ad alcune delle discipline artistiche più in fermento nel panorama contemporaneo odierno. Per ciò ci venne in mente di invitare artisti, tra fumettisti, street artist, writers e illustratori, a scegliere o di custumizzare un vinile o reinterpretare la copertina di un 33 giri; questo permise al progetto di differenziarsi dalle altre proposte di questo tipo, che si sono organizzate negli anni precedenti in altre città italiane. Per me significò invece approfondire le diverse modalità di approccio alla custumizzazione o alla reinterpretazione e la preferenza dell’una o dell’altra da parte di artisti provenienti da tre discipline artistiche diverse, e rendere successivamente itinerante il progetto e promuovere anche le opere che gli artisti facevano in contesti diversi da quelli a loro consueti di riferimento. Così ho potuto constatare che la maggior parte dei writers e degli street artist prediligono la custumizzazione alla reinterpretazione, con qualche eccezione alla regola come per esempio le opere presentate da 108, Dado, MP5 e SeraKNM, rispecchiando poi quella che è la loro personalità. Per quanto riguarda l’allestimento è bello vedere come l’intera collettiva si adatti agli spazi in cui è stata ospitata. La collettiva è itinerante e non ha ancora smesso di girare, infatti la vedremo a Roma al Circolo degli Artisti, a dicembre a Torino alla fumetteria BelleVille e per l’anno prossimo a Firenze al Glue.


Veduta allestimento


G: Un altro tuo progetto intitolato Can-Disky!, invece, vedeva una serie di live paintings degli artisti partecipanti. Secondo te il live painting spesso non rischia di mandare in perdita la dimensione gestuale del pezzo e la sua stessa genuinità, rischiando di rendere il tutto un feticismo e voyerismo del writer?
A: È due anni che collaboro con lo staff dell’Ass. ExWide di Pisa per l’organizzazione di eventi culturali estivi. Per questa estate quando mi hanno chiamata ho presentato CAN-DISKY!, un progetto sul Writing e la Street Art che ha portato in centro a Pisa alcune personalità artistiche le cui ricerche sono tra le più significative in queste discipline. Si compone di una serie di live, che io vorrei definire di “spray-can art” eseguiti sulla base musicale selezionata dai djs della storica crew pisana Black Friday, da qui il nome il progetto. In contesti come quelli consueti della convention o festival, i writers e gli street artist realizzano le loro opere o i loro pezzi dal vivo su grandi superfici murarie e il pubblico ha la possibilità di vederli all’opera; in CAN-DISKY la differenza è che gli artisti hanno lavorato su un pannello di grandi dimensioni in uno spazio all’aperto di un locale pubblico in pieno centro città, per un pubblico non specializzato. Il mio obbiettivo è duplice. Da un lato credo che vedere dal vivo chi lavora e realizza opere con gli spray avvicini il pubblico positivamente alla comprensione, non tanto della differenza tra il writing e la street art, ma di cosa sia la spray-can art, il realizzare opere interamente con la tecnica degli spray, i risultati che si possano raggiungere con questa tecnica, gli sviluppi che ha raggiunto, e da ciò la distinzione oggettiva ed estetica di un’opera di questa portata; conseguentemente dall’altro tutto ciò significa portare nella mia città differenti rappresentanti di queste due discipline, provenienti da ogni parte d’Italia, per dare ai giovani locali, che vogliono intraprendere o che hanno già intrapreso questa strada, esempi diversi di come possa essere declinata quest’arte, dell’uso che si può fare della tecnica e via dicendo.


Aris


Dado


Made

A questo link invece il video di Sera http://www.youtube.com/watch?v=A8wLE97jkO8&feature=youtu.be


G: Ora invece vorrei che mi raccontassi di un altro progetto a cui hai collaborato in veste di ufficio stampa. Il Festival Oltremare a Marina di Grosseto, organizzato dall’associazione Artefacto, ha visto il coinvolgimento di venti artisti provenienti da tutta Italia, che a cadenza settimanale hanno realizzato dei progetti molto più similari a una tipologia di muralismo urbano. Come sono state scelte le location e qual è stato il coinvolgimento della comunità locale?
A: Il Festival Oltremare è un progetto realizzato dalla ACU Artefacto di Grosseto in collaborazione con la Fondazione Grosseto Cultura e nasce con la volontà non solo di portare a Marina di Grosseto venti artisti, tra street artist e writers, di spicco nel panorama italiano, in occasione dei Campionati di Vela 2013, ma anche di riqualificare e valorizzare, attraverso le loro opere, alcune aree depresse della città come quella della Palestra Comunale, e caratterizzare le superfici alcuni di stabilimenti balneari storici. La scelta delle location è stata operata dal Direttore Artistico del festival Sera che oltre a questo ha organizzato e curato anche tutta una serie di attività collaterali, come una collettiva di più di cento opere all’interno di uno degli spazi espositivi comunali e dei live di spray-can art nei punti strategici della città, in accordo con le attività di manifestazione dei Campionati di Vela, per coinvolgere tutta la comunità locale a partecipare come pubblico durante la realizzazione delle opere più grandi sui muri della palestra.



Aris


Mr. Thoms


Truly Design


G: In una conversazione privata mi hai raccontato che questo progetto è andato molto bene anche per quanto riguarda le relazioni con l’amministrazione comunale. Ci saranno ulteriori sviluppi di Oltremare e in che modo si relazioneranno con un contesto così particolare? Come vedi attualmente il ruolo delle amministrazioni e dei comuni nello sviluppo di questa tipologia di arte?

A: Da parte di tutta l’amministrazione comunale di Grosseto e del direttore della Fondazione Grosseto Cultura il parere è stato positivo verso la prima edizione di Oltremare, che ha raggiunto buoni risultati sul territorio locale. Per questo è stato dichiarato che Oltremare vedrà realizzarsi la seconda edizione diventando appuntamento fisso nel calendario delle attività culturali del comune di Marina di Grosseto. Di volta in volta verrà preparato un progetto a secondo della zona che l’Associazione Artefacto, in dialogo con l’amministrazione, individuerà come degradata o depressa, e da ciò stabilirà il budget e gli artisti che meglio si possano esprimere in tal senso. Nel caso specifico quello che vedo è la riuscita costruzione di un buon dialogo tra amministrazione pubblica e l’associazione di artisti, che permette finalmente di sviluppare a Grosseto questa disciplina richiamando artisti da tutta Italia. Non è un caso che un Festival di questo tipo trovi piede in questa città, in quanto ha visto lo svolgersi in anni passati di alcune grandi manifestazioni di writing, ricordo Cocktail Party negli anni 2000 e l’anno scorso Urban Device, progetto di riqualificazione urbana della stessa portata artistica di Oltremare. In generale nella Regione Toscana le amministrazioni locali e i comuni hanno un ruolo marginale, limitandosi a dare di volta in volta il patrocinio a questa tipologia di manifestazioni, senza avere alcun tipo di dialogo con chi le cura o le organizza. Nonostante siano già state fatte delle manifestazioni di questa portata negli anni ’90 a Firenze, come a Pisa e Lucca, e in molte altre città toscane, oggi con il ricambio delle personalità politiche all’interno delle amministrazioni comunali, spesso è come se si fosse azzerato tutto ciò che è stato fatto in precedenza e ogni volta bisogna ricominciare tutto da capo e ricostruire quel particolare dialogo.


Made


Etnik e Macs


Dado




THE SLAM @ Montebelluna TV


Venerdì 1 e Sabato 2 Novembre 2013
THE SLAM in collaborazione con BELLA YO! e BLUROYALS presenta:
*DUE GIORNI DI JAM AL PALAMAZZALOVO di Montebelluna (TV)*
www.theslam.it
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***PROGRAMMA CONTEST 1 e 2 NOVEMBRE***

1 NOVEMBRE:
///BREAK DANCE CONTEST/// 1 vs 1
( Categorie Under 12 - Over 14 - PRO )
Montepremi: 500euro

HOST: ROBERTO BLUE (Treviso) www.bluroyals.it

DJ: Sam Hutchy http://www.facebook.com/pages/Dj-Sam-Hutchy/347283355381944?fref=ts

Giuria:
1° Special Guest e Giurato: ASTRO from Marocco, trailer da 1.000.000 di visualizzazioni
MATTEINO (Milano)

TOTO' (Montebelluna) vincitore dell'International BBoy Games 2013

Nella categoria PRO avremo 8 special guest da tutta Italia e non solo!!!
B.Boy MAT (Treviso)
B.Boy MONKEI D (Messina)
B.Boy MATTHEW (Napoli)
B.boy TOMY (Slovenia)
B.Boy KAIO (Trieste)
B.Boy IMAD (Marocco)
B.boy CIBILS (Trento)
B.Boy MAX (Treviso)


2 NOVEMBRE:
///MIX STYLE CONTEST 1 vs 1 (New style, L.A. Style, House, Poppin', Locking...)///
( Categorie Under 12 - Over 14 - PRO )
Montepremi: 300euro

HOST: ROBERTO BLUE (Treviso) www.bluroyals.it

DJ: Sam Hutchy

Giuria:
BASE (Montebelluna)
DANI (Santo Domingo/Treviso)

3° Coming soon

Info & iscrizioni ai contest sia di breaking che di mix style: info@theslam.it oppure a info@bluroyals.it

-Iscrizione ai Contest 15€ con ingresso per 2 giorni incluso
-Ingresso per il pubblico dei Contest: 5€
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***PROGRAMMA CONCERTI 1 NOVEMBRE***
Dalle 21,00

- TORMENTO (Uno/Nessuno/Centomila Tour)

Opening Act:
Bella YO! Team ( Montebelluna )
Invisibile ( Pordenone )

Hosted By Vice & MANO

***PROGRAMMA CONCERTI 2 NOVEMBRE***
Dalle 21,00

- NITRO & Dj MS ( Danger Tour )

Opening Act:
Endi & Ciacca con Dj UCI ( Bassano - Scorzè )
AtosOne + L.Ace + Tejaman + D-Kain ( Conegliano - Treviso )
Fee Freddy (Conegliano)
Wet Posse ( Belluno )

Hosted By Vice & MANO


- Ingresso ai Concerti 11€ -

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domenica 27 ottobre 2013

#ILOVECOLLIO by @stailuan & @originalasker

Il logo è stato studiato nel tentativo di comunicare in modo immediato un concetto di amore e di passione legato al territorio al quale si riferisce: il cuore infatti è dato dalla silhouettes di una ciliegia (uno dei frutti prodotti da questo territorio), e la sua sommità va a riprendere il classico paesaggio della zona con colline e case isolate. L’opera su muro riproduce in modo preciso il logo e lo pone su uno sfondo di colore azzurro e verde (che riprende il colpo d’occhio del collio in estate) dipinto a rullate un grezze che trovano nel contrasto con le parti disegnate in modo preciso a spray un ottimo colpo d’occhio. A destra e sinistra del cuore si trovano due classici lettering di Style1 e Original Asker, adattati al contesto tramite colorazione e forme che ricordano le pietre, il cielo e la natura (in particolar modo i viticci).
Le dimensioni sono di circa 45 metri x 4,5 ed è attualmente il graffito più grande realizzato dai due artisti appartenenti alle crew TDK ed ACV.


fonte: Andrea Antoni

sabato 26 ottobre 2013

A Writer Knows - L'utilizzo del video nei graffiti - di Giada Pellicari


Se qualcuno ha letto l'articolo precedente scritto dalla sottoscritta sui video di Banksy una settimana fa, ha compreso forse che ora su StreetArtAttack si ha anche voglia di porre delle questioni sull'analisi del fenomeno e dare degli spunti critici sull'argomento. La volontà non è quella di annoiare, quindi il linguaggio utilizzato comunque adopera delle forme abbastanza colloquiali, ma il tutto è nato dopo che io, e in accordo con me Abarth, mi sono abbastanza stancata di leggere stupidaggini sull'argomento che riportano la discussione sempre agli stessi punti. E' ora di andare avanti con il dibattito, è ora di alzare il livello del dialogo, è ora di non parlare di aria fritta. Forse tutto questo sembra abbastanza presuntuoso, ma fondamentalmente la mia presa di posizione è un rigurgito d'amore verso questo mondo che tanto mi ha dato e continua a darmi, e verso una forma artistica che ancora viene affrontata in maniera non dignitosa. Non ho idea di quanto questa rubrica durerà e se funzionerà, ma spero che nei pezzi che usciranno troverete per lo meno dei contenuti che possano dare modo di sviluppare nuove prospettive sull'argomento. 

Prendo spunto dall'ultimo video della Ironlak che gentilmente mi è stato segnalato da Mr. Wany, per porre sul tavolo della discussione una tematica molto poco affrontata in letteratura e nella critica militante: ovvero l'utilizzo del video nei graffiti. 
A Writer Knows  è uscito da soli due giorni sul canale Youtube di Ironlak e già è stato un successo a livello di popolarità della rete, poichè in pochissime ore ha raggiunto le 8.000 visualizzazioni.
A differenza però di molti altri video targati Ironlak, che diciamocelo sono davvero ben fatti, nei quali la camera veniva utilizzata come un mezzo per documentare l'abilità di alcuni tra i writers più noti a livello internazionale e, non scordiamocelo, di vendere un prodotto, questo video è stato impostato in maniera completamente diversa.
A Writer Knows infatti sembra molto di più un trailer per come è girato ed editato, ma soprattutto raggiunge una tipologia descrittiva molto riconducibile ad una forma diaristica dato che viene anche narrato in prima persona. Filmato in bianco e nero, in realtà dura poco più di un minuto, ma si sviluppa come una condensazione di immagini ad alto valore estetico e di significato. In realtà si può ritenere che la stessa voce narrante sia diventata parte stessa del video che, grazie ad essa, si pone come una sorta di manifesto del Writing.
Lo stesso Mr. Wany ha detto che: "bisogna intendere che il video parla di un'idea che va molto oltre le semplici immagini...è come il manifesto di quello che facciamo e di come lo facciamo". 
Sembra che con questo progetto l'Ironlak voglia porsi come portavoce di un movimento, andando a denotarne i cambiamenti nel tempo e l'evoluzione che vi è stata.  Il video porta ad esempio anche l'influenza che i graffiti hanno avuto sulle corporations, che molto intelligentemente hanno utilizzato le immagini e gli stili propri del Writing e, inoltre, di come esso poi abbia trovato diversi strumenti che hanno portato a nuove aree di sperimentazione e possibilità.
Un elemento fondamentale del video stesso è come vengono riprese la gestualità e la performatività del movimento del writer, aspetto forse ancora troppo poco considerato e difficilmente analizzato dalla critica (praticamente purtroppo inesistente) e dagli stessi writers, che da interni spesso queste cose non le vedono.
Ma prendiamo ora brevemente l'utilizzo del video come forma di comunicazione del fenomeno: fin dagli inizi si è posto come uno strumento ampiamente utilizzato (si ricorda Wild Style e Style Wars, o l'esempio italiano di Nero Inferno per dirne uno dei più noti) che ha preso spunto dai canoni tipici del film e del documentario.
Molti altri sono però quelli in circolazione, tra gli ultimi ad esempio ricordiamo Bomb It- The Movie, il quale è a mio avviso uno tra i più interessanti, ma a parte queste produzioni che raggiungono anche dei livelli alti di distribuzione, esiste tutto un altro fenomeno derivante dalla tipologia del video amatoriale riscontrabile in rete e, nello specifico, in YouTube.
Bisognerebbe iniziare a fare una lista di film esistenti sul fenomeno, creati dalle crew e dagli stessi writers, il più delle volte bomber che riprendono le loro imprese sui treni. Oppure altra categoria è quella dei video di Kidult, che assumono talvolta dei toni tragicomici (credo a sua insaputa), ma che hanno una forza espressiva e visiva molto dirompente. Se magari non facesse apologia all'interno dei suoi lavori, essi risulterebbero molto più forti e molto più interessanti. Altro uso ancora è quello che ne fa la crew dei Seventh Letter, i quali utilizzano il video come promozione del proprio team, ma anche come forma di aggiornamento degli spostamenti dei suoi membri, primo fra tutti Revok, che come tutti sappiamo, ha dovuto anche emigrare, diciamo così. 
La stessa tipologia di video di graffiti in realtà è divenuta un mondo a sè nella produzione visiva contemporanea, poichè si è imposta come una metodologia di dimostrazione al gruppo dei pari di quello che si sa fare, e si può sostenere che nel tempo essa abbia dato vita a generi e sottogeneri: dal documentario, alla pubblicità, al lungometraggio, alla ripresa reale di un atto gestuale (il mio preferito). Ed è proprio su quest'ultimo che vorrei porre l'accento, poichè il Writing è una disciplina fondamentalmente gestuale, dove il più delle volte ora si è arrivato ad un feticismo da fotografia e da mercificazione sui social networks, mentre sarebbe più interessante riprendere il pezzo nell'atto della sua creazione, proprio per documentarne la corporalità intrinseca riscontrabile nel segno.

Giada Pellicari


Le Opinioni di Giada - Rubrica


venerdì 25 ottobre 2013

VIDEOART by ESSENCE ART TV (Jim Morrison Portrait + MADE Expo 2013)


Jim Morrison Portrait
Attila P. 1,60 x 1,70m

Ritratto di Jim Morrison su persiana 1,60 x 1,70m video and portrait Attila P. in Ponte di Piave, Italy


Mattia Pavan live painting act @ MADE EXPO 2013 Milano
12h work with misc. technique
video: One Communication

giovedì 24 ottobre 2013

C'è parecchia CARNE al fuoco

Siamo in vena di intervistone: qualche giorno fa abbiamo intervistato per voi il friulano CARNE, artista raffinato di cui vi avevamo già parlato in tempi non sospetti, precisamente in QUESTO e in QUEST'ALTRO post.
Innanzitutto le presentazioni: chi è Carne?
Carne è l’alter ego che racchiude le mie parti più intime e profonde. Nella vita reale tutti noi siamo lavoratori, mariti, mogli, genitori e quant’altro ed ogni adulto sano e consenziente sa che per affrontare e sostenere tali condizioni i compromessi e le mediazioni sono necessari per poter vivere al meglio in questo mondo e chi non lo ammette è un pazzo nei suoi stessi confronti. Carne è l’antitesi di tutto ciò, si innesta nella vita quotidiana mitigandone le asprezze e le difficoltà, non scende a compromessi, non dipinge per lavoro o denaro, dipinge perché vuole dipingere, perché necessita di dipingere. Carne è la mia parte più limpida, libertaria, dura ed anarchica, rappresenta ed è tutto ciò in cui credo e come detto ciò di cui vado fiero è che Carne non scende a compromessi con nessuno. Pensandoci bene più che un alter ego è ego allo stato puro, cristallino, la parte più vera di me.

Cosa ti ha spinto ad entrare in questa scena?
Sinceramente non saprei darti una risposta concreta perché bisognerebbe parlare di amore, passione, sudore, follia e di tutto ciò che rappresenta la street art e che solo chi c’è dentro può capire. E’ una cosa troppo grande, troppo forte e folle da poter spiegare a chi non ha mai scritto il proprio nome sul muro, il perché di tanta fatica senza nulla in cambio, il perché di tutto il tempo speso a cercare la lettera perfetta, le notti insonni, il sole che picchia, il freddo che ti stacca le dita… Come fai a spiegare il perché? Quello che ti posso dire però è perché mi sono allontanato da questa scena incominciando a fare altro, incominciando a fare quella che oggi tutti chiamano street art. Infatti tralasciando le necessità di espressione che non ritenevo più adeguate a ciò che voglio dire e rappresentare in questo momento, dietro c’è una disaffezione, quasi delusione per come si sta trasformando la scena. Non vedo più l’unità di una volta, ognuno pensa a se stesso e a come tirar acqua al suo mulino, si è persa la purezza, la libertà e l’istintività di un movimento tra le carte bollate e gli uffici. Vedo troppi interessi, troppi compromessi, troppo opportunismo e la cosa mi rattrista un sacco e mi innervosisce poi molto il fatto che questi writers vedono in me e in tutti gli street artist una sorta di invasori del loro mondo. Quello che sto portando avanti infatti, malgrado sia distante anni luce dal writing è fatto con la stessa attitudine e atteggiamento di un tempo anzi, si sono addirittura rafforzati.

Hai preso spunto e ispirazione da qualche predecessore o è tutta farina del tuo sacco?
Sinceramente è tutta farina del mio sacco. Ci sono molti artisti che adoro e che per forza mi influenzano ma non mi rifaccio a nessuno, ritengo ciò che faccio molto personale sia dal punto di vista estetico che concettuale ed obiettivamente certe tecniche che utilizzo le ho viste utilizzare da pochissimi altri. Ciò che più mi ha influenzato, tanto da fare il fatidico passo dal writing alla street art è stato Exit trought the gift shop. Per me è stata una bomba scoppiata in faccia, vedere com’era possibile con la street art comunicare in maniera cosi chiara, veloce ed immediata mi ha fatto definitivamente cambiare strada.

Come è evoluto il tuo stile per arrivare a quello che vediamo oggi?
Essendo passato dal writing alla street art, due mondi drasticamente diversi dal punto di vista del linguaggio e della tecnica usati è difficile spiegarti la mia evoluzione stilistica. In seguito a diversi eventi personali e la successiva ricerca “intima” avevo ed ho la necessità di esprimermi in maniera diversa, ho bisogno di raccontare ed inviare dei messaggi e la classica murata “pezzo – puppet – pezzo” non riesce più a stimolarmi. Precisazione, adoro l’aerosol art, la seguo molto ma non fa più per me, tutto qua.

Come ti rapporti alla scena artistica locale? Collabori con qualche altro artista o sei un lupo solitario?
Mi ritengo un lupo solitario. Le mie scelte sia stilistiche che personali hanno determinato un allontanamento dalla scena locale, diversi rapporti si sono incrinati molto a causa di certe mie posizioni e del mio modo di vedere questo mondo. Trovo che a livello regionale vi siano delle situazioni in cui la gestione delle risorse a sostegno della scena risulti poco chiara e mascherare con la filantropia il proprio opportunismo è una cosa che non posso tollerare. Ci sono in friuli degli artisti di livello altissimo che andrebbero sostenuti con progetti a lungo termine per dargli una vera opportunità di emergere anche a livello internazionale e ciò non avviene malgrado l’esistenza di associazioni nate per fare questo e la cosa mi rattrista moltissimo. C’è un artista con il quale ho collaborato e collaborerò anche a breve ed è The Other, giovanissimo aerosol artist regionale dal talento enorme e dallo stile unico, adoro lavorare con lui, siamo molto affini e le tematiche che trattiamo sono simili quindi risulta semplice e molto piacevole lavorare assieme. Un altro grandissimo writer con il quale non collaboro da molto ma spero di farlo a breve è Calmo, storico writer friulano, a lui mi lega prima di tutto un’amicizia fraterna ed è stato lui a insegnarmi tutto e a spingermi, le pareti fatte assieme non si contano e spero come detto di ricominciare a farne altre legando i suoi 3D ai miei soggetti.

Quale direzione dovrebbe prendere, secondo te, questo movimento?
In questo momento a livello globale c’è una forte ascesa ed attenzione all’arte murale in genere ed è sotto gli occhi di tutti. Quello che mi auguro è che il mondo del writing incominci ad aprirsi ai nuovi linguaggi estetici e tecnici e che faccia un ulteriore salto evolutivo abbandonando lo stilema classico che dura ormai da più di 30 anni. Sta accadendo e questo genera risultati molto interessanti e spero appunto che ciò possa continuare, il writing è stata una delle correnti artistiche più forti, importanti e rivoluzionarie del ventesimo secolo ed è un peccato che si fossilizzi su parametri estetici e simbolici che perdurano ormai da decenni. D’altro canto spero che i nuovi artisti murali, lontani anni luce da questo mondo, si rendano conto che ciò che stanno facendo è possibile grazie a coloro che negli ultimi decenni contro tutto e tutti hanno spianato la strada a questo movimento globale restando troppo spesso o quasi sempre poi tagliati fuori da quest’ultimo. Un ulteriore speranza è che la street art in Italia ritorni almeno in parte alle sue origini di arte di opposizione nata e sviluppatasi all’interno degli spazi occupati e indipendenti. L’ormai solida collaborazione con le istituzioni risulta pericolosa, rischia di far perdere l’istintività e la forza espressiva di quest’arte rilegandola a fenomeno quasi folkloristico, ben confezionato e soprattutto controllato. Ricordiamoci che le istituzioni che finanziano gli eventi sono le stesse che criminalizzano quest’arte non appena esce dai contesti prescritti e controllati ed è questa la vera pericolosità di questo ambiguo rapporto.


mercoledì 23 ottobre 2013

K FOR KUNOS @ Pescara

La libreria K - Libri & altre Meraviglie è lieta di presentarvi la mostra delle opere su carta di Kunos, ovvero un'ampia panoramica dal 2009 al 2013, vi aspettiamo trepidanti!

martedì 22 ottobre 2013

Live Up Jam Bologna - Le Foto



Si è tenuta sabato 19 ottobre una nuova Jam a Bologna, al Parco Lennon. Patrocinata dal consiglio di Quartiere San Donato, la Live Up Jam ha visto l'alternarsi di writers bolognesi e non con musica e Mc.
Hanno partecipato: DADO, DRAW, MAMBO, RUSTY, CIUFS, PAZO, RIKES, RAIN, SIDE,  FORCE, MADE, MACS.

Qui di seguito alcune delle foto che ci ha gentilmente passato Cane Cotto.







































FACE exhibition @ Milano


Denunciata a Bologna la writer AliCè


Chissà come ci rimarrà il sindaco di Roma Ignazio Marino quando saprà che la polizia municipale del suo collega Virginio Merola ha denunciato la sua pittrice preferita per imbrattamento. La nota artista è stata denunciata dalla polizia municipale per imbrattamento. Il reparto sicurezza urbana e antidegrado si è attivato dopo che la stessa, in un'intervista ad un quotidiano, aveva fatto riferimento a disegni su muri e su una pensilina del capoluogo emiliano. Succede anche questo a Bologna dove i vigili hanno depositato alla procura della repubblica un esposto contro Alice Pasquini, 33 anni, artista visual, scenografa, illustratrice con all’attivo oltre mille opere in giro per il mondo. Di lei si sono occupati i maggiori quotidiani nazionali e internazionali, tra i quali il New York Times, che in un suo articolo segnalava come l’artista italiana avesse contribuito a risanare coi suoi affreschi una zona della città una volta in preda ai vandali. Perfino il Tg1 nella sua rubrica culturale aveva voluto intervistarla. Eppure ad Alice – in questi giorni impegnata in un tour nel sud est asiatico, dove oltre a dipingere i muri di Saigon e Jakarta, ha tenuto delle lezioni nei college di Singapore – toccherà trovarsi un buon avvocato, perché il reato che le viene contestato prevede sino a un anno di reclusione e una multa sino a 1.000 euro. Galeotto fu un banalissimo articolo di giornale. Il 29 settembre 2013 la pittrice rilascia infatti una breve intervista al quotidiano locale Corriere di Bologna, che su due paginoni parla della campagna contro i writer lanciata a Bologna dal sindaco Virginio Merola e dalla procura della repubblica: “Stretta contro i writer”, campeggia sui titoli. Nell’intervista Alice, che qualche giorno prima era stata sotto le Due torri, ammette: “Ho lasciato le mie tracce in zone che mi hanno colpito”. Poi spiega di avere disegnato alcune sue opere in diverse parti del centro, dando anche le indicazioni precise: in via Centotrecento, in una fermata della zona Bolognina, in via Mascarella, in via del Pratello e in via Zamboni. “Ho deciso di firmare con il mio vero nome, dipingere durante il giorno e presentarmi a volto scoperto. Mi prendo i miei rischi”. Alla domanda se sia mai stata multata, risponde: “Per fortuna i pochi vigili che ho incontrato sono stati tolleranti”. Mai affermazione fu più sbagliata, soprattutto a Bologna dove il Reparto sicurezza urbana e antidegrado della polizia municipale, una volta letto l’articolo sguinzaglia i suoi agenti che accertano la presenza dei piccoli affreschi e la denunciano a pie’ pari come fosse uno dei tanti writers che ogni giorno imbrattano i muri, i portoni e spesso i monumenti di Bologna. Per questo ora Pasquini è indagata ai sensi dell’articolo 639 del codice penale, imbrattamenti appunto, aggravati dall’articolo 81, perché il reato è stato continuato. Alice Pasquini, come ha fatto anche nel caso di Bologna, firma sempre le sue opere con lo pseudonimo di Alicé. Solo grazie a questo i vigili sono risaliti all’artista e hanno chiesto i suoi estremi anagrafici alla polizia municipale della Capitale. Proprio il neo sindaco del comune di Roma nei mesi scorsi aveva voluto una tela di Alice per arredare il nuovo sportello per i rapporti con i cittadini. Su Facebook la pagina dedicata alla sua attività ha quasi cinquantamila ‘mi piace’ e oltre all’arte di strada nella sua carriera vanta collaborazioni con marchi come Nike, Range Rover, Toyota, Microsoft, Gazzetta dello Sport. Ma a Bologna è solo un’imbrattatrice.


lunedì 21 ottobre 2013

Le opere di BANKSY a 60 dollari


L’artista e writer britannico Banksy ha pubblicato sul suo sito un video in cui mostra la vendita pubblica a prezzi bassissimi di alcune sue grafiche, effettuata sabato 12 ottobre a New York, dove per il mese di ottobre ha organizzato il suo progetto Better Out Than In con cui ha promesso di fare un graffito al giorno e realizzare altre iniziative. Banksy ha annunciato la vendita di sabato solo il giorno dopo, a cose fatte. Il video mostra un anziano venditore davanti a un banchetto con diverse opere di Banksy, in vendita a 60 dollari l’una, un prezzo molto basso considerate le altissime quotazioni dei lavori dell’artista, nell’ordine delle centinaia di migliaia di dollari. Sul piccolo chiosco c’era la sola indicazione “Spray Art” e nessun cartello che indicasse l’autenticità delle opere, e l’impressione di chi lo vedesse era che si trattasse di riproduzioni non originali

Nel corso della giornata, grazie al banchetto, Banksy ha venduto opere raccogliendo 420 dollari, per opere il cui valore complessivo è stato stimato intorno ai 200mila dollari. Tra gli acquirenti delle opere di Banksy ci sono stati un ragazzo che cercava qualcosa per decorare la sua casa di Chicago e una signora, che ha comprato due quadretti facendosi fare uno sconto del 50 per cento.

fonte: il Post

domenica 20 ottobre 2013

BLACK & WHITE @ Studio D'Ars Milano

Lo Studio D’Ars di Milano saluta la stagione fredda e si tinge di bianco e nero, inaugurando Martedì 22 Ottobre Black&White, una retrospettiva dedicata a quattro street artist italiani: Ale Senso, Awer, Darkam e Sea Creative.
Dopo il successo di Stroke Art Fair Berlin Studio D’Ars offre così i muri della sua galleria, al centro del capoluogo lombardo, alla sensibilità vitale e delicata di Ale Senso, artista italiana trasferitasi in Germania dove ha partecipato all’edizione 2013 di Stroke. Una presenza importante quella della giovane artista in attesa di scoprirla a Tour Paris 13.
Un muro sarà dedicato all’artista Awer anch’egli reduce dall’evento parigino, lo sfondo nero dell’opera farà oscillare le linee ipnotiche caratteristiche del suo tratto in un viaggio in bianco e nero contro il tempo e lo spazio.
Darkam, italiana berlinese di adozione, è un’artista poliedrica che spazia dalle illustrazioni ai murales, dalla musica al fumetto. I suoi muri portano le tracce di esseri silenziosi, bendati; mostri zoomorfi, immortalati da segni scuri, quasi fossero incisi sulla parete.
Infine Seacreative, veterano allo Studio D’Ars, riporta al pubblico milanese le sue figure sospese segnate da tratti curvilinei precisi, un ossimoro su muro, forte e fragile insieme.

Black&White riporta allo Studio D’Ars artisti italiani di fama internazionale mettendo a disposizione la galleria, nicchia d’arte, per le loro opere e il pubblico milanese.

Roberta Guarragi


la mostra resterà aperta fino al 9 novembre 2013

L’esposizione sarà visitabile dal 22 Ottobre al 9 Novembre, dal lunedì al sabato dalle 16 alle 19. Giovedì sera dalle 21 alle 23.
Su appuntamento anche la mattina contattando +39 346 6292285 – danieledecia75@gmail.com

sabato 19 ottobre 2013

I VIDEO DI BANKSY DALLA GRANDE MELA - di Giada Pellicari

Tutti sanno chi è Banksy, o meglio la Street Art per i più equivale al suo nome. Quel che è certo è che il ciclone Banksy ha cambiato gli approcci al genere, ha dato visibilità al movimento, ma soprattutto è stato colui che ha creato un'era pre e post Banksy, per quanto concerne prevalentemente gli sviluppi economici di questa tipologia di arte.
Molti non sanno però che la Street Art, e molto di quello che si è visto così bene riproposto in una logica di postproduzione da lui, deriva da molti artisti francesi che già a metà degli anni Ottanta hanno sdoganato l'uso dello stencil e hanno iniziato a riprodurre ratti per la città. Primo fra tutti Blek Le Rat, di cui consigliamo la visione.
Dopo la prima fase di conoscenza di Banksy, di cui effettivamente non si può non riconoscere la genialità, si è passati ad una seconda fase, ovvero del Bansky che ricita Banksy e del Banksy che tramite se stesso mette a luce delle dinamiche commerciali e artistiche che ora, più che mai, sottendono l'intero movimento (Exit through the Gift Shop ne è un esempio lampante). Si potrebbe addirittura sostenere che molti artisti hanno cominciato dopo di lui per emulazione, per gioco, perchè vedevano delle dinamiche molto semplici di arricchimento e di produzione di lavori che, nascendo comunque da una cultura visiva pregnante, accoglievano il favore di un pubblico numeroso anche per la facilità di decifrazione di quel linguaggio.
Ma torniamo a Banksy che cita se stesso, o Banksy che mette in luce diversi meccanismi del mondo dell'arte (non più solo del mondo della street art). Era da un po' che non si vedevano dei suoi nuovi lavori, tranne ora che è ritornato alla ribalta con i nuovi progetti nella Grande Mela.
Banksy o il team Banksy mi verrebbe da dire, ha iniziato a lavorare in una scala più amplia, impostando gli ultimi progetti sull'idea di installazione e tramite dinamiche molto simili a quelle della comunicazione pubblicitaria (portata ai massimi livelli). Effettivamente alcuni aspetti di questo nuovo progetto, che va visto in toto e non lavoro per lavoro, risultano molto semplicistici e poco originali, anzi vanno quasi a lavorare sulla banalizzazione dell'intero fenomeno, della serie: io sono Banksy e anche far girare dei peluche in un carro è un'ottima idea.
Qui non si vuole dare una opinione a tutti gli effetti di quello che sta accadendo, ma forse ci si è anche stancati di leggere ovunque articoli molto semplici e scritti da persone che del movimento praticamente non sanno nulla.
L'intero progetto nella grande mela, però, ha degli aspetti effettivamente interessanti: è un progetto che si snoda nelle vie della città, ogni operazione è correlata ad un'altra e soprattutto, cosa che molti non hanno notato, è totalmente focalizzata e volta allo smascheramento dell'effetto che si ha sul fruitore urbano e sul "passeggiatore medio". Uno fra tutti, e forse il più interessante, quello delle persone che si fanno pagare per mostrare il lavoro di Banksy appena effettuato su muro.
Vi lasciamo quindi alla psicosi da Banksy riportandovi alcuni video.

Giada Pellicari

A presto con altre puntante della nuova rubrica "Le Opinioni di Giada"




@Opiemme is #poetry for the masses

Questo è il periodo migliore per chiacchierare: l'estate è finita, cominciano i primi frescolini e anche a noi popolo dell'asfalto piace sederci e scambiarci opinioni. Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di poterci confrontare con uno grande street artist e un ottimo amico, il torinese OPIEMME.


Recentemente hai partecipato all'intervento di riqualifica dell'ex carcere di Tirano (SO) insieme ad altri artisti come Mr. Fijodor, Corn79, Orticanoodles e molti altri. Qual'è il tuo personale bilancio a riguardo?
Per me è stata una super occasione, grazie a Studio D'Ars di Daniele Decia. Non mi piace star dentro gli ex carceri (vedi The Others Fair a Torino). Trasudano. Così sono finito a far cole sul tetto, con una stupenda vista sulla valle, con Etnik che dipingeva l'esterno del muro di cinta, e Sea sullo sfondo. Una cascata di colore, come se straripasse dall'interno del carcere stesso, a simbolizzarne una rinascita e un riutilizzo.
L'Associazione Il Gabbiano ha offerto un'occasione progettuale unica: quella di intervenire in uno spazio prima del suo restauro. Vero che molti lavori così si perdereanno, ma altri verranno integrati nel nuovo progetto architettonico.

Nel tuo portfolio ci sono moltissimi interventi di street art atti alla sensibilizzazione civica della realtà quotidiana che invade le nostre vite. Quali sono secondo te i prossimi tabù da violare?
I prossimi tabù? Internet, la nostra tecno dipendenza. La speranza, il futuro. Una critica politica schietta e diretta.

Oltre alla tua arte sei conosciuto anche per essere un attivista e un fervente sostenitore del senso civico, elementi che hai sottolineato anche in alcuni tuoi interventi di street art. In alcune città italiane sono comparsi dei cartellini come i tuoi di BARBARISM KILLS sopra a mucchi di immondizia e cacche di cane. Quale sensazione ti regala la consapevolezza che il messaggio è stato recepito forte e chiaro?
L'educazione vive e sopravvive solo nella condivisione. Mi fa piacere. Se potessi effettivamente essere stato d'ispirazione, questo allievierebbe un senso di vacuità.


Da ieri e fino al 18 novembre presso la Galleria Spazio Blue di Bologna (via Giovan Battista Gandino 3) troverete OpiMaio(R) - Minor Cessat, mostra che riunisce due installazioni site-specific (Domus e Piscem vorat maior minorem) realizzate a quattro mani da Alessandra Maio e Opiemme.

venerdì 18 ottobre 2013

Conosciamo meglio UORM

Qualche giorno fa abbiamo fatto due chiacchiere con Luca UORM, artista bolzanino appartenente alla BombBox Crew.
Cosa ha trasformato Luca in Uorm? Qual'è stata la molla che ti ha spinto verso la bombola?
Niente di eccezionale, mi è sempre piaciuto disegnare fin da piccolo. Poi nel 2009 con il mio compare Speak abbiamo iniziato a fare le prime tag in giro per la città di Bolzano, da li abbiamo conosciuto Tekos, Sanue e Rck la BOMBBOX crew in poche parole e andando a dipingere insieme a loro siamo stati accettati in crew con loro, e con una crew alle spalle che ne sapeva, la voglia era sempre di più per imparare e fare pratica. Adesso sono 3/4 anni che disegniamo insieme. E io ho ancora tanto da imparare.

Com'è nata la tua tag?
Uorm è nato da Rumo che stava per ruminante perché mangio sempre. Hahah , invertendo le lettere ho notato che Uorm ci stava meglio.

Partecipi spesso a jam ed eventi o preferisci il buio delle linee ferroviarie?
Si mi piacciono molto le jam, più che altro è lo stare assieme a disegnare, mettersi a confronto con altri stili, imparare nuove cose,conoscere persone nuove.

Cosa ci racconti della tua visita agli amici torinesi di Sketchmate?
A Chieri (TO) lo Sketchmate è stato bellissimo i ragazzi eccezionali. Non ci mancava niente molto cordiali e simpatici. La location era eccezionale, mi sono divertito tantissimo! BIG UP

Street Art Attack fa parte del comitato organizzativo dell'Energy Fest, il festival artistico e culturale a carattere itinerante nato dall'esigenza di riqualificare qualsiasi struttura inserita all'interno della quotidianità del paese in cui si trovano soggette a incuria e degrado estetico. Quali sono i consigli che un artista come te darebbe a un organizzatore in maniera da migliorare anno dopo anno una manifestazione come la nostra?
Qui a Bolzano abbiamo Murarte, MURARTE ti offre la possibilità di intervenire nella legalità con degli interventi artistici su alcune superfici murarie urbane. Il Comune individua una superficie muraria e la mette a disposizione dei giovani di MURARTE che, grazie a un tesserino e una lettera d'autorizzazione rilasciati dal Comune, saranno per un tempo minimo di 4 mesi i realizzatori e i gestori della porzione di superficie muraria a loro assegnata.
 
Quali obiettivi si pone MURARTE?
Offrire nuove soluzioni per valorizzare e stimolare la creatività dei giovani, combattere il degrado fisico di alcune parti della nostra città migliorandone la percezione e offrire nuovi stimoli per l'imprenditoria giovanile: MURARTE è un network tra città.

giovedì 17 ottobre 2013

Arte pubblica urbana: Milano come un museo a cielo aperto


Il graffitismo vandalico si alimenta di frizioni e conflitti. Quei conflitti che le passate Amministrazioni hanno a volte cercato e voluto, con risultati spesso discutibili, attuando pratiche di contrasto poco efficaci e poco durevoli per il decoro di tutta la città. Se è vero che Milano è sempre stata molto colpita da questo fenomeno, è altrettanto vero che le azioni vandaliche – paradossalmente – si sono moltiplicate proprio quando si è inasprita la repressione: la ‘sfida’ al mondo del writing ha sempre rotto le ossa a tutte le amministrazioni.


Sorvegliare e punire, cancellare e ripristinare, sono tutti verbi con un’accezione negativa, spesso i più usati quando si parla dei muri di Milano. Muri che vengono facilmente associati al degrado, avvicinando sempre più allo zero la tolleranza sociale di cittadini e amministratori verso questo fenomeno. Ma punire e reprimere non basta. Dopo anni di ricette inefficaci, la prospettiva deve cambiare, e non fermarsi lì, alla rimbiancatura. Dobbiamo intraprendere strade nuove, inventare e sperimentare, promuovendo interventi coordinati di riqualificazione artistica e partecipata su tutto il territorio.
02bocci33FBE allora, senza giustificare pratiche evidentemente illegali, perché chi sbaglia deve essere sanzionato (con sanzioni pecuniarie e l’impiego in lavori socialmente utili), o alzare bandiera bianca di fronte al degrado urbano (è proprio il contrario) è tempo di fare un esercizio di realismo. Basta guardare al recente passato, che ha molto da insegnare: in quattro anni, l’Amministrazione Moratti ha speso 35 milioni per la pulizia dei muri, con risultati evidenti sotto gli occhi di tutti: la città ha muri sporchi come prima. La ripulitura ha avuto spesso vita breve e muri messi a nuovo hanno attirato ancora nuovi e vecchi vandali. Oggi sono 20mila i palazzi milanesi che portano tracce dei graffiti vandalici.
È chiaro che ogni iniziativa nata dal basso e volta a migliorare il luogo in cui si vive deve essere incoraggiata e sostenuta, ma è anche vero che l’Amministrazione deve avere una visione d’insieme. La nostra passa attraverso un deciso cambio di rotta rispetto al passato. Dobbiamo sforzarci di vedere e immaginare la città nel suo complesso, per andare oltre le azioni ‘anti’, per costruire percorsi a favore della rigenerazione urbana: con un po’ di coraggio spostare la discussione e l’attenzione su un piano diverso.
Basterebbe un centesimo degli investimenti passati per realizzare in collaborazione con tutte le Zone di decentramento, un festival cittadino di arte pubblica muraria che coinvolga tutta Milano (dai migliori artisti che abbiamo in città alle nuove generazioni, stimolando imprenditoria artistica e costruendo percorsi educativi con le scuole). L’attenzione sulla città come museo a cielo aperto, coordinata con una campagna di comunicazione contro il graffitismo vandalico e di educazione alla differenza tra arte e vandalismo (spesso erroneamente accomunate), può diventare lo strumento per valorizzare il nostro patrimonio: dal centro ai ‘muri storici’ delle periferie. Costa meno ed è più efficace e visibile il risultato.


Se un ‘Cleaning Day’ per ripulire poche decine di metri, può costare 10 mila euro, riqualificare con un dipinto un muro conviene di più, anche economicamente. In via Lombroso, pochi giorni fa, le Commissioni Cultura e Politiche Sociali del Consiglio di Zona 4, hanno promosso un intervento di riqualificazione urbana attraverso l’arte muraria, in collaborazione con Sogemi, coinvolgendo associazioni, scuole del territorio, writers e artisti milanesi, affermati e non, con una spesa molto contenuta: solo 1000 euro di contributi per i laboratori di pittura per i bambini. Non è l’unico esempio di arte pubblica partecipata nei territori: un km di muro esterno dell’Ippodromo è stato da poco riqualificato, così i sottopassi di Bonola, l’intervento nella piazza intitolata alle Donne della Resistenza, e tanti altri negli ultimi mesi.
Abbiamo davanti una scelta: replicare le azioni fallimentari del passato, oppure iniziare a costruire percorsi che lascino nel tempo qualità e segni positivi. La scelta in Europa (a Bristol, Parigi, Berlino, Amburgo) e in Italia (Torino e Bologna ad esempio), altre città l’hanno già fatta, e ha funzionato. Ora tocca a noi.

Paola Bocci e Emanuele Lazzarini